Storie cooperative dal mondo – Imparare cooperando: un viaggio è sempre uno scambio a due direzioni

di Radoslava Petrova, presidente della cooperativa “Bio e Mare” (Federcoopesca)

 

“Ma cosa fai butti via le lische e la pelle del pesce? Sprechi un sacco di cibo!”. Non sapevo se ridere o piangere quando Valentine, la presidente della cooperativa di donne del villaggio Djangoa in Madagascar, mi ha fatto questa annotazione. 

 

Io ho fondato a Carrara la prima cooperativa di donne pescatrici, Bio e Mare, prima in Europa ad aver ottenuto la certificazione ICEA per la lavorazione dei prodotti ittici in maniera etica e sostenibile. Utilizziamo solo materiali biologici e la sostenibilità ambientale è al centro del nostro progetto. Inoltre smaltiamo a terra tutti i rifiuti plastici e metallici che, purtroppo, troviamo nelle nostre reti dato che i mari sono sempre più inquinati.

Sono andata in Madagascar a fare una consulenza per un progetto di cooperazione internazionale della ONG Haliéus (Organizzazione di cooperazione internazionale per la pesca, l’acquacoltura, lo sviluppo, la ricerca e l’ambiente) finanziato dalla Fondazione Prosolidar, proprio per condividere queste conoscenze con i pescatori di Djangoa. Il mio collega andava in mare con i pescatori: ha spiegato loro che scegliere reti dalle maglie più grandi permette di pescare pesci più grandi, che si sono già riprodotti. E’ una scelta non solo più sostenibile a livello ambientale, ma anche più efficiente perché si pesca pesce di maggiore qualità. 

 

Io rimanevo a terra per condividere con le donne nuovi metodi di trasformazione e conservazione del pescato, più igienici della loro essiccazione all’aria aperta. Era una sfida continua, le cose che a noi sembrano banali, come sbollentare i vasetti dove riporre il prodotto per sterilizzarli, lì era un’impresa: ci si doveva armare di legnai e santa pazienza per accendere un fuoco e far bollire l’acqua! 

 

Il Madagascar è uno dei maggiori esportatori di spezie al mondo. Con la sapienza e l’ironia delle donne del villaggio abbiamo inventato nuove ricette: come le sarde sotto sale (tipica ricetta ligure) ma con il pepe rosa e le bacche selvatiche. Erano una squisitezza: sono sicura che venderanno benissimo. 

 

Questa è solo una delle tante novità che mi hanno arricchita in questo viaggio. Uno scambio di cooperazione internazionale non è mai a senso unico. Non possiamo pensare di essere noi ad andare ad insegnare loro come comportarsi e come lavorare. E’ necessario aprirsi, capire i loro usi e le loro abitudini quotidiane, lasciarsi arricchire dalle loro esperienze, e solo allora, insieme, si possono trovare delle soluzioni innovative che potranno fare vivere le comunità in modo migliore. 

 

La cooperativa di donne di Djangoa, generalmente ragazze madri, sta andando talmente bene che anche gli uomini pescatori hanno deciso di formare una cooperativa tra loro. Un risultato straordinario!  

 

In Italia, la nostra cooperativa Bio e Mare vende solo pesce fresco e non lo ripropone mai il giorno successivo. L’invenduto viene trasformato in sughi, creme, mousse, sott’olio, sottaceti, sotto sale in salamoia… Lavoriamo principalmente con i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) – che contano per l’80% del nostro fatturato. Ed è proprio con la rete di GAS che abbiamo deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi per portare nel villaggio, al momento sprovvisto di qualsiasi tipo di corrente elettrica, dei pannelli solari.  

 

L’energia è qualcosa che ormai noi diamo per scontato, ma in Madagascar non lo è affatto. Sono rimasta felicemente stupita e ammirata dalla voglia di imparare che hanno mostrato le donne con cui ho lavorato. Quando abbiamo iniziato a mettere i prodotti nei vasetti erano tutte estasiate: “Così finalmente possiamo diventare donne di città che vendono i prodotti al grande mercato”. E via a continuare a preparare vasetti di gamberetti in salamoia e sarde sotto sale. 

 

Per insaccare un pesce, si sa, la prima cosa è sfilettarlo. Ma per Valentine no: “Che fai butti le spine?”. “E se lo mangiano i bambini?” le ho chiesto, “Le spine sono pericolose!”. “Se tu dai da mangiare il pesce a un bambino, il bambino sa che ci sono le lische e sta attento!”. Tutto è così naturale, tutto segue il ritmo della natura: ci si sveglia con il sole e con il buio si va a dormire. E le sue parole mi hanno dato la spinta per iniziare un’idea che avevo già in mente. Il riciclo degli scarti. La pelle e le lische contengono nutrienti preziosi, ha ragione Valentine, perché sprecarli? Tanto più che noi paghiamo per smaltire i rifiuti. Questo non è sostenibile. Ci produrremo cibo per animali, appena potremmo permetterci l’investimento. E dedicheremo la linea a Valentine, ormai per noi la regina della sostenibilità.

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