Il contesto
La Colombia – ufficialmente Repubblica della Colombia, è un paese situato nel nord ovest dell’America Meridionale.
Ha una popolazione di quasi 50 milioni di abitanti (stime del 2021) ed una composizione etnica molto varia, che riflette la lunga storia di incontri fra popolazioni diverse. Circa metà della popolazione è meticcia, l’altra metà è composta da abitanti di provenienza europea, africana o euro-africana. Il paese conta inoltre ben 87 etnie indigene e un’importante comunità Rom o gitana.
È una Repubblica presidenziale, con capitale Bogotá, e una superficie di 1,140,970 km2. La maggioranza degli abitanti vive nelle zone urbane, caratterizzate da una forte disparità rispetto a quelle rurali, notevolmente sottosviluppate. La lingua ufficiale è lo spagnolo. Per quanto riguarda il panorama religioso, predomina il cristianesimo, nello specifico la Chiesa Romana Cattolica.
Il paese vanta una conformazione morfologica tra le più varie al mondo, ed è diviso in 5 zone principali: l’area amazzonica a nord-est, la cordigliera delle Ande nella parte centrale del paese, il Mar dei Caraibi a nord, le pianure del sud est e l’Oceano Pacifico ad ovest.
L’economia è in via di sviluppo e si basa principalmente su servizi, agricoltura e industria manifatturiera. Il mercato della droga occupa una posizione di rilievo in Colombia, dove la coca (per la produzione di cocaina) e i papaveri da oppio (per la produzione di eroina) sono coltivati e trafficati illegalmente su larga scala. Il paese è inoltre ricco di risorse naturali e minerali, tra cui spiccano l’oro e lo smeraldo. Il settore rurale, infine, gioca un ruolo importantissimo nello scenario post conflitto in quanto, se sviluppato adeguatamente, potrebbe garantire la sicurezza alimentare all’intero paese (stime FAO).
Soggetta al dominio spagnolo per più di 3 secoli, la Colombia raggiunge l’indipendenza nel 1819, guidata dal leader rivoluzionario ed eroe nazionale Simón Bolívar. La situazione non si fa tuttavia meno turbolenta con il raggiungimento dell’autonomia dalle forze coloniali e una sanguinosa guerra civile tormenta il paese dal 1840 fino alla fine degli anni 50 del 900. La relativa pace e democrazia ottenute in seguito hanno vita breve e continuano ad essere pesantemente minacciate da disordini civili, che proseguono anche nel 21° secolo con i violentissimi scontri armati interni, cessati (almeno in linea teorica) con gli accordi di pace firmati tra il Governo e le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo) alla fine del 2016.
Le sfide
La lunga storia di disordini e violenze ha lasciato alla Colombia un’eredità densa di problematiche sociali oltre che politiche ed economiche, dovute soprattutto al lungo conflitto umanitario interno.
Nonostante il PIL piuttosto alto e altri indicatori di sviluppo apparentemente promettenti (rientra infatti nella fascia di paesi con reddito medio-alto e indice di sviluppo umano alto), la Colombia è caratterizzata da fortissime disparità socioeconomiche, tanto da essere il secondo paese con maggiori diseguaglianze in America Latina. L’iniquità nella distribuzione delle risorse è sempre stata alla base della violenza e dell’instabilità politica nel paese, che tuttora si trova ad affrontare diverse sfide di carattere sociale, civile, economico e culturale.
Tra le più importanti ci sono:
- Migrazione forzata ed aumento di sfollati e rifugiati
- Violenza e diseguaglianza di genere
- Violenza e abusi sui minori
- Reclutamento forzato di bambini e giovani
- Violazioni dei diritti umani
- Minaccia alle popolazioni indigene
- Minaccia alla comunità LGBTQ+
- Disparità zone urbane vs zone rurali
- Disparità socioeconomiche
- Difficile implementazione degli accordi di pace
A questioni interne si somma la grande pressione derivante dall’esodo venezuelano, dovuto alla crisi politica economica e umanitaria che colpisce il Paese limitrofo alla Colombia ormai da anni.