Costruiamo sviluppo per migliorare la vita di tutti

Editoriale di Diego Schelfi, Presidente della Cooperazione Trentina, uscito sul numero speciale Luglio – Agosto 2014 della rivista mensile Cooperazione Trentina.

 

Ciò che sta avvenendo in tutto il bacino del Mediterraneo non Europeo ci preoccupa enormemente. Quasi tutto il nord Africa e parti importanti del Medio Oriente sono in fiamme. Israele, nel cuore dell’area, decide di passare dalla guida assegnata a un falco (Netanyahu) a quella di un super falco (Rivlin). Alle contraddizioni antiche che abitano il mondo islamico e le sue principali culture, quella araba – quella ottomana – quella persiana, sembra che se ne aggiungano via via di nuove che non necessariamente segnano i vecchi confini fra sciiti e sunniti. Sono contraddizioni “moderne”, trasversali che si abbeverano degli errori enormi compiuti dall’occidente, che si alimentano delle frustrazioni di interi popoli, i quali prima hanno sofferto dell’indifferenza e dell’esclusione cui erano condannati trasformando, poi, esclusione e indifferenza, in orgoglio. Comunque vada noi avremo conseguenze importanti.

 

Davanti a tutto ciò da parte dei paesi del sud Europa e soprattutto da parte della Unione non c’è politica o meglio ci sono troppe politiche che vanno per conto loro, che rispondono a interessi statuali ormai ridicoli e antistorici. Queste azioni di formiche impazzite fanno il gioco delle varie fazioni fino al punto di armarle e hanno, come probabile prospettiva, quella di elidersi a vicenda. Non esiste una posizione Europea capace di prendere in mano la questione e lentamente esercitare le scelte capaci di sostenere, dentro la caldaia in ebollizione, le forze che lavorano per il bene dei popoli e per la pace. Difficile dire se si è ancora in tempo.

 

Sta di fatto che non si intravvede nulla di ciò che sarebbe necessario. La mancanza di politica viene sostituita, dove ce ne sono le condizioni, dall’appoggio (finanziario e di equipaggiamenti) agli eserciti locali affinché pensino loro a tenere sotto controllo le situazioni. In Algeria ci si illude che il giochino abbia funzionato o non è vero che il potere è oggi seduto su una bomba a orologeria? Sarà così anche in Egitto e con tutta probabilità in Siria ma dove non c’è possibilità di interlocuzione con la forza organizzata, avanzano i fondamentalismi. E avanzano, come si vede, nella convinzione di milioni di persone e si trasformano in forze armate che occupano città, territori, parti di paesi e stabiliscono regole e leggi, costruiscono “nuova” cultura. Meglio non parlare di ciò che è accaduto là dove l’occidente decise gli interventi di “pace preventiva”. Abbiamo lasciato macerie, fisiche e umane. Popoli lacerati giù giù fin dentro le famiglie. Un immenso mare di odio.

 

Secondo noi sarebbe necessaria una totale inversione di rotta. Nella storia del nostro Paese gli esempi di politiche di amicizia e collaborative con i paesi arabi ci sono stati e ancora oggi, nonostante tutto quello che accade, rappresentano il fondamento su cui continua a reggere il sottile legame che abbiamo con parte di loro. Ci riferiamo alle correnti di pensiero che avevano in Enrico Mattei o in Aldo Moro i rappresentanti più significativi. Essi sono anche un esempio degli errori (chiamarli così è un eufemismo) che ha commesso l’occidente. Dava fastidio la politica della mano tesa e la mano è stata tagliata.

 

Fra il fondamentalismo e la repressione armata c’è un’altra strada: costruire sviluppo indirizzato alla vita delle persone e alla fratellanza. Una sfida ulteriore anche per la cooperazione.

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