Cooperative, Ong e imprese: crollato il muro ideologico si apre l’era multi-stakeholder dei partenariati per lo sviluppo

Che ormai il settore privato giochi un ruolo chiave nella nuova agenda della cooperazione allo sviluppo è un fatto assodato. Dalla Comunicazione della Commissione europea alla nuova legge italiana in materia, non ci sono dubbi: le imprese sono entrate a fare parte dell’arena degli stakeholder dello sviluppo. 

 

Ma come ogni grande cambiamento, anche questo richiede tempo e diligenza. Per questo l’Alleanza delle Cooperative Italiane, in collaborazione con la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, ha organizzato una serie di eventi per continuare a dibattere le modalità in cui il settore privato possa fare la sua entrata in questo mondo finora a lui poco conosciuto. 

 

“Il muro ideologico che ci separava dalle imprese è ormai finalmente crollato”, ha dichiarato Maria Egizia Petroccione, intervenuta all’evento tenutosi a Trento il 30 settembre in rappresentanza delle tre Reti di Ong italiane (AOI, CINI e Link2007). “Ma la relazione tra Ong e imprese” – ha continuato Petroccione – “non può essere semplice se non viene regolata da strumenti e finalità condivise. E’ necessario disegnare e implementare meccanismi di controllo per le imprese che ricevono finanziamenti pubblici per la cooperazione allo sviluppo”.

 

Dello stesso avviso il presidente di Amref, Mario Raffaelli: “Le aziende non devono decidere di andare a investire in Africa perché ci sono gli incentivi pubblici. Il meccanismo deve essere opposto: se l’impresa decide di praticare una buona internazionalizzazione per promuovere un mondo più giusto, allora ha diritto a ricevere un aiuto”. 

 

Per il Direttore Generale della DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Giampaolo Cantini, “le cooperative, che si collocano a cavallo tra il settore profit e quello no-profit, sono le imprese più adatte a promuovere sviluppo locale nei paesi partner per almeno due caratteristiche: per l’attenzione che attribuiscono allo sviluppo del territorio locale e per la loro capacità di rafforzare le identità territoriali”. 

 

E il presidente della Federazione trentina della Cooperazione, Diego Schelfi, non poteva che essere orgoglioso di ammettere che “la cooperazione è uno strumento straordinario d’impresa anche per l’internazionalizzazione e le relazioni con l’estero”. Come ha ricordato Danilo Salerno, Direttore di Coopermondo, “negli ultimi 5 anni le cooperative europee nella Rete coordinata da CooperativesEurope CEDP hanno realizzato 425 progetti di cooperazione allo sviluppo in 78 paesi diversi per oltre 200 milioni di euro”. 

 

La giornata di Trento è stata ricca di spunti e di esperienze concrete. Alessandro Carano della Banca Europea degli Investimenti, Alberto Castronuovo della Simest, Francesco Capecchi del MAECI hanno delineato tutti gli strumenti pubblici, italiani ed europei, a disposizione anche delle piccole e medie imprese che decidono di andare all’estero per fare sviluppo e, allo stesso tempo, esplorare nuovi mercati. Lee testimonianze di Mariusz Tamborsky ed Erika Pasquini della Commissione Europea hanno mostrato come i diversi strumenti finanziari comunitari dedicati alle Organizzazioni della Società civile e alle imprese – in entrambi le cooperative risultano soggetti eleggibili anche grazie al nostro lavoro di lobbying e rappresentanza – possono contribuire ad incrementare le dimensioni e l’impatto dei progetti finora portati avanti dalle cooperative con le loro proprie forze.

 

Infine, le Nazioni Unite sono intervenute con la Direttrice del Programma Art, Barbara Pesce Monteiro, focalizzandosi sul ruolo che le cooperative giocano per lo sviluppo locale nei territori dei Paesi in via di sviluppo. Lo sradicamento della povertà nei Paesi partner deve partire anche dalla costruzione di una base economica solida e sostenibile che solo le imprese, specie se cooperative, attraverso un dialogo aperto con tutti gli stakeholder, sono in grado di garantire.

  

Il prossimo evento, che questa volta si strutturerà in partnership con il CIHEAM – Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari si terrà nel capoluogo pugliese il 18 ottobre. Il focus sarà sull’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare, temi centrali del dibattito in corso sugli Obiettivi ONU post2015 e sui grandi eventi del prossimo anno: EXPO2015 e l’Anno Europeo dello Sviluppo. 

Leave a Reply