L’economia della Cooperazione a Trento

Si è chiusa la 18a edizione del Festival dell’Economia di Trento dove Coopermondo, in qualità di ONG di Confcooperative è stata presente. Questa è la seconda edizione nella quale Confcooperative ha parte attiva perché presente nei panel e, quest’anno, anche con uno stand in piazza Duomo. Uno spazio animato per tre giorni da cooperatori e cooperatrici che sono venuti e testimoniare la loro economia, quella reale, che nasce dai bisogni di comunità e territori e che lì agisce per soddisfare quella mission

Giornate dense di parole, di progetti, di sogni da realizzare. Non solo nella cooperazione ma in tutta quella parte di economia che noi chiamiamo civile perché lo è in ogni senso. Perché mette al centro le persone, le vulnerabilità, le disuguaglianze per attuare trasformazioni dal basso attraverso il lavoro dignitoso, l’integrazione umana, l’accesso universale alle cure e al benessere. 

E’ stato bello esserci per constatare come, sempre più, questa economia dialoghi con quella mainstream che oggi, ancora, è fatta di grandi capitali, di mercati globali, di finanza, di monopoli. 

Il presidente Gardini l’ha chiamata l’economia del “noi” contrapposta all’economia dell’”io”. Da individui a comunità, da profitti per pochi a democrazia economica, da impianti localizzati all’estero a imprenditorialità dei borghi e delle aree più fragili.  

E il noi si è fatto sentire a Trento: le parole d’ordine della cooperazione – sussidiarietà, inclusione, equità, mutualità – hanno fatto eco nei tavoli con economisti, politici e opinionisti di tutti i generi, segnando passi avanti nella narrazione di un modello economico e sociale che Confcooperative sostiene da oltre cento anni.  

Ma non ne abbiamo parlato solo noi: da Yunus a Lech Walesa, da Stiglitz ai giovani ricercatori delle più grandi Università del mondo, i concetti a noi cari come democrazia, accesso, responsabilità e mutualismo sono stati protagonisti.

Un contagio, quello dell’economia cooperativa che sta funzionando. 

Chi opera per il bene comune, si sa, deve armarsi di pazienza e di lungimiranza, di tenacia e di competenze diffuse per poter mostrare chiaramente la strada possibile verso un mondo più sostenibile per tutti.  

 

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