La finanza cooperativa al sostegno di uno sviluppo più sostenibile

“La prospettiva di uno sviluppo e di una crescita economica guidata da un unico pensiero, da un unico modello d’impresa (dalle grandi dimensioni), da una finanza che specula in Borsa a Londra sul prezzo futuro del cacao prodotto in Ghana o in Ecuador non risponde ai bisogni delle persone”. Queste le parole del Direttore Generale della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo, Fabio Colombera, che ha aperto l’evento “Finanza Cooperativa e Finanza Etica per lo Sviluppo”, organizzato dall’Alleanza delle Cooperative italiane in partnership con la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Federcasse e Banca Popolare Etica, tenutosi nel Palazzo del Bo dell’Università di Padova lo scorso 28 Novembre.

 

L’International Raiffeisen Union conta più di 900mila cooperative di credito con circa 800 milioni di membri in più di 100 paesi del mondo e secondo i dati del World Cooperative Monitor, curato da Euricse, il giro d’affari delle maggiori 90 tra banche cooperative e mutue in 33 paesi diversi supera i 164 miliardi di dollari. Uno studio della Global Alliance of Banking on Values mostra che le banche sostenibili ed eticamente orientate hanno erogato, negli anni di crisi, circa il doppio del credito in proporzione agli attivi rispetto alle banche considerate too big too fail. Come ha ricordato il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti: “Tra il 2011 e il 2013 le BCC hanno registrato un totale di erogazioni nette di 6,3 miliardi di euro, contro un -52 miliardi registrato dalle altre banche”.

 

Le banche cooperative ed eticamente orientate si sono dimostrate più resilienti alla crisi finanziaria per tanti motivi quante sono le storie dei diversi territori, ma ciò che ha permesso il loro successo è il fatto di definirsi in primo luogo come società di persone e non come società di capitali. Le banche cooperative ed etiche mettono al centro l’essere umano valorizzando la funzione non solo economica, ma anche sociale e ambientale del capitale. “Il nostro focus è sull’economia reale e cerchiamo di contrastare la speculazione finanziaria”  ha affermato Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale di Banca Etica e fondatore della campagna ZeroZeroCinque per la tassazione delle rendite finanziarie.

  

Questo modello, assolutamente replicabile, ha già dimostrato un grande successo per promuovere uno sviluppo sostenibile in molti Paesi in via di sviluppo. Federcasse è impegnata in numerosi progetti di cooperazione allo sviluppo in cui oltre a promuovere la nascita nuove cooperative, ne sostiene lo sviluppo attraverso le partnership con le banche cooperative locali. “In Togo, per esempio, stiamo dando supporto tecnico a oltre 146 cooperative e, grazie alle linee di crediti agevolati di un pool di BCC, sono stati finanziati più di 66 progetti di cooperative agricole”, ha dichiarato Danilo Salerno, direttore di Coopermondo, l’Associazione di Cooperazione Internazionale di Confcooperative, mostrando che la finanza rurale è una delle sfide chiave nell’agenda di sviluppo post-2015 per sradicare la fame nel mondo.

  

Tuttavia, come dimostrano le esperienze dei fondi mutualistici CoopFond, FondoSviluppo e GeneralFond gli strumenti per promuovere sviluppo locale attraverso la nascita di imprese cooperative sono innumerevoli e non si limitano alla sola banca cooperativa. Il direttore generale di CoopFond, Aldo Soldi, ha spiegato come il fondo che dirige “contribuisce alla cooperazione allo sviluppo anche finanziando le emergenze: nel 2010 ad Haiti siamo intervenuti subito con LegaCoop dopo il terremoto e abbiamo rafforzato l’esperienza di cooperative agricole raggiungendo, direttamente e indirettamente, oltre 80mila beneficiari”. 

  

Le potenzialità sono enormi: secondo le stime della World Bank, le rimesse che ogni anno a livello globale arrivano nei paesi in via di sviluppo sommano più di 430 miliardi di dollari una cifra che supera di gran lunga gli investimenti diretti esteri dei governi nei paesi partner. Se questi fondi si riuscissero a trasformare in risparmi e quindi investimenti sui territori locali, l’effetto sarebbe dirompente e consentirebbe a ogni comunità di appropriarsi delle proprie risorse che troppo spesso purtroppo finiscono nelle mani di chi non ne vanta alcun il diritto.

 

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