Sierra Leone: ebola non è ancora sconfitto

Oltre 3.600 morti finora. E nonostante il picco della malattia sembra essere alle spalle, ebola è sempre dietro l’angolo in Sierra Leone. “Ebola arriva in fretta, ti contagia e si diffonde in un momento”, ci racconta Daniel Sillah il project manager di Coopermondo in Sierra Leone, dove si stanno portando faticosamente – ma con esito – due progetti co-finanziati dalla CEI  a valere sui fondi dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica. “Non dobbiamo abbassare la guardia ma continuare a diffondere le nozioni di base per una prevenzione adeguata di questo terribile virus”. 

 

Per questo Coopermondo, in partnership con la St. Mary’s Home of Charity, il Ministero della Salute e dell’Agricoltura del Sierra Leone, sta organizzando una serie di incontri formativi per diffondere informazioni e sensibilizzare le popolazioni più marginate del territorio al tema dell’ebola che, se anche può sembrare strano, ancora non viene preso con la dovuta importanza.

  

Finora sono stati organizzati 3 eventi al cospetto delle autorità locali e del Vescovo, a cui hanno partecipato oltre 200 persone alle quali sono stati anche distribuiti generi alimentari di prima necessità (dal riso, all’olio, allo zucchero e la farina). 

 

Due si sono svolti a Madaka, dove Coopermondo sta portando avanti un progetto di formazione per un agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare, e l’altro a Bo, dove ha creato un centro di formazione per l’acquacultura. Per molto tempo questi villaggi sono rimasti isolati a causa dell’epidemia di virus e in molti hanno avuto grossi problemi per trovare cibo. 

 

Ce lo testimonia Adama Kamara, una ragazza di Madaka che vive con i suoi tre figli, la madre, il padre, il nonno: “Mio fratello Mohamed vive a Freetown e si è ammalato. Per questo è tornato al villaggio, dalla sua famiglia, perché aveva paura di andare in ospedale. Noi volevamo aiutarlo ma non sapevamo come. Dopo qualche giorno è arrivata l’ambulanza e l’ha portato via. Noi siamo dovuti stare tutti e otto in quarantena per 21 giorni! Puoi immaginare cosa significa… Abbiamo sofferto la fame: era difficile avere cibo. Ma gli amici di Coopermondo ci sono stati vicini e ora stiamo tutti bene. Anche mio fratello è guarito”.

 

Secondo le stime del Ministero della Salute della Sierra Leone, nelle regioni in cui risiedono i nostri progetti (Bo e Port Loko) sono state contagiate oltre 1.600 persone, di cui quasi mille bambini, con circa 580 decessi confermati.  “L’informazione che arriva nei villaggi non è la stessa che abbiamo in città a Freetown”, ci spiega Daniel Sillah, “attraverso questi incontri formativi abbiamo potuto spiegare meglio alle persone come lavarsi le mani, come utilizzare i disinfettanti e in che quantità metterne nell’acqua: sono nozioni semplici ma che possono salvare molte vite”.

 

I corsi e la distribuzione di cibo continueranno almeno fino a marzo. A quel punto bisognerà potenziare le coltivazioni dei terreni che le cooperative stanno continuando a lavorare: tutte le organizzazioni internazionali sono concordi nel prevedere che appena terminerà l’epidemia di ebola si presenterà un grave problema di sicurezza alimentare nel Paese. Coopermondo con le coltivazioni sostenibili di mais, sorgo, arachidi, ortaggi e con gli allevamenti di pesce gatto e tilapia sarà in prima linea per rispondere anche a questa emergenza. 

 

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