Cooperatives-Europe-leads-the-ICA-into-a-partnership-with-the-EU-on-international-development

Cooperatives Europe leads the ICA into a partnership with the EU on international development

On Friday 18th March, Neven Mimica – EU Commissioner in charge of International Cooperation & Development, signed a multi-annual framework partnership agreement with the ICA global and regional offices. This agreement was driven by Cooperatives Europe’s development work over the last decade.

 

In 2008, Cooperatives Europe compiled the first compendium of almost 300 development projects carried out by European cooperative organisations all over the world. Thanks to the Cooperatives Europe Development Platform (CEDP), which promoted the potential of cooperative enterprises in international development, cooperatives received recognition within the relevant EU development policies over recent years.

 

 

“We are proud to have lead the whole global cooperative movement into a partnership with the European Commission on international development – commented Klaus Niederländer, Director of Cooperatives Europe. By casting light over what cooperatives were already doing in development it attracted the attention of the EU and highlighted the potential for collaboration to move forward together”.

 

The current partnership agreement for the period of 2016-2020 recognizes cooperatives as strong development actors. It will further strengthen the cooperative movement worldwide, enhance its visibility, and increase its capacity to speak out within global and regional development policies and processes. 

Finanza-islamica-quali-potenzialita-per-l-Italia_medium

Finanza islamica: quali potenzialità per l’Italia

Di Marco Marcocci – Presidente Associazione Migranti e Banche
 A giudicare dai numeri, la crisi economica mondiale degli ultimi anni ha risparmiato la finanza islamica, il cui mercato globale degli asset vale circa 2mila miliardi di dollari e in 4 anni ha registrato una crescita del 18%. Si stima che nel 2020 gli asset della finanza islamica potrebbero valere 6,5mila miliardi di dollari, prezzo del petrolio permettendo. Settore di nicchia indubbiamente, ma con una capacità di crescita vertiginosa e capace di convincere, conti alla mano, i più fermi e intransigenti sostenitori della finanza convenzionale. Così, da qualche anno, il mondo occidentale guarda con sempre maggiore interesse verso la finanza islamica e Londra ne è divenuta la propria “capitale”.
2 milioni di persone da soddisfare
In Italia un migrante su tre – circa 2 milioni di persone – è di fede musulmana e gli esercizi commerciali, sia della grande distribuzione sia al dettaglio, si stanno specializzando nella vendita di prodotti loro dedicati. Nella penisola, inoltre, il sistema bancario e finanziario è alla continua ricerca di occasioni di rilancio e di sviluppo. In un contesto così caratterizzato la finanza islamica potrebbe costituire un interessante volano, tutto da scoprire e da tarare, sia per l’integrazione degli immigrati presenti nella penisola che per il rilancio del Sistema Italia. La finanza islamica, che da qualche tempo sta acquisendo sempre maggiore popolarità (allo stesso modo dei prodotti islamici del supermercato), è un modello finanziario (ed economico) in cui il complesso delle transazioni, dei processi e dei contratti trova fondamento nei dettami del Corano e, più precisamente, nella Shari’a (letteralmente “via”, “strada”) che costituisce il versante normativo della legge coranica. La Shari’a, tra l’altro, dispone quattro divieti fondamentali che vanno ad impattare nella strutturazione delle transazioni commerciali e finanziarie. Questi sono: riba (interesse); gharar (incertezza contrattuale); masir (speculazione); haram (settori proibiti).
I quattro divieti della finanza islamica
Il riba sancisce il divieto di chiedere interessi che sono considerati una forma di usura: il denaro non può remunerare il suo uso, quindi qualsiasi forma di aumento pattuito del capitale dato in prestito è sinonimo di ingiustificato arricchimento. Il gharar vieta di effettuare transazioni che presentino un alto livello d’incertezza, intesa sia come aleatorietà insita del contratto che come carenza d’informazioni sull’operazione. Il masir nega il permesso a intraprendere operazioni che siano altamente speculative o eccessivamente legate al caso. Infine l’haram indica tutto ciò che è proibito; con riferimento al settore imprenditoriale e finanziario, ad esempio, sono negati alcuni settori quali quello degli alcolici, della lavorazione di carni di maiale e altri.
I finanziamenti shari’a compliant 
Appare chiaro, quindi, quanto un’offerta finanziaria shari’a com- pliant possa differire da quella convenzionale e anche se sono passati più di cinquant’anni dal “lontano” 1963, anno in cui l’economista egiziano Ahnmad al Najjar fondò la prima banca islamica, i prodotti erogati dall’industria finanziaria islamica conservano le loro peculiarità. Così, scorrendo il catalogo prodotti shari’a compliant troviamo i murabaha ossia i finanziamenti concessi dalle banche islamiche per l’acquisto di un bene reale che, in sostanza, si concretizzano nell’acquisto del bene da parte della banca che poi rivende tale bene al cliente applicando un sovrapprezzo stabilito e dietro pagamento differito dello stesso. I murabaha sono utilizzati sia per le imprese che per il credito al consumo. Vi sono poi i finanziamenti bai salam che sono concessi a un acquirente per comprare un bene che ancora non esiste: il bene è pagato in anticipo e la consegna dello stesso è differita nel tempo. Proseguendo ecco l’istisnà dove il pagamento del bene oggetto dell’acquisto è fatto con versamenti progressivi sulla base dello stato di avanzamento dei lavori.
I prodotti con contratto di partecipazione
di Se il murabaha, il bai salam e l’istisnà’ hanno alla base un contratto di scambio, ossia il trasferimento di un bene da un soggetto ad un altro, vi sono poi una serie di operazioni che si basano su un contratto partecipazione. Per quest’ultime vige il principio per cui non vi è rendimento o vantaggio economico per una delle parti senza la partecipazione di questa al rischio insito nella transazione. Così arriviamo al mudaraba che si configura come quel contratto in base al quale un partner (banca/gruppo di imprenditori) fornisce il capitale a un socio, il mudarib, che lo investe in un affare. Il rischio finanziario (perdite) è in capo solamente al soggetto che ha fornito il capitale, mentre ai profitti partecipano entrambi. Ecco poi il musharaka che può essere configurato come una sorta di società tra la banca che finanzia fornendo il capitale e colui che lo riceve. In questo caso ogni attore coinvolto partecipa agli utili e alle perdite derivanti dal progetto imprenditoriale oggetto del finanziamento. Altro prodotto ricorrente è l’ijara, sinonimo del leasing, che consiste nel trasferimento in usufrutto di un bene. L’obbligazione islamica si chiama sukuk e nella pratica è molto simile ad un’operazione di cartolarizzazione.
Il conto deposito e le carte di pagamento
Per quanto riguarda la raccolta del risparmio, le banche islamiche propongono due tipi di conto corren- te diversi tra loro. Il primo è il qard, sul quale generalmente si versano piccole somme che il cliente può ritirare in qualsiasi momento; il secondo (al wadiah) è un conto corrente d’investimento o deposito partecipativo che prevede la stipula di un contratto mudàraba e in cui la remunerazione è data dai guadagni che la banca potrebbe fare impiegando le somme depositate. Non manca, poi, nell’offerta delle banche islamiche la linea di prodotti dedicata alle carte di pagamento (debito, credito, prepagate). Nella galassia della finanza islamica esiste anche un prestito destinato ai meno abbienti, il qard hasan, che viene concesso per scopi benefici o per finanziamenti a breve termine e colui che lo riceve è obbligato unicamente a restituire la somma ricevuta. Anche la zakat, l’elemosina che tutti i musulmani devono versare in proporzione al proprio reddito, è spesso gestita dalle banche.
L’assicurazione islamica 
Particolare è poi il mondo assicurativo islamico i cui contratti (takaful) contengono elementi di mutua assistenza e hanno origini molto antiche. Lo scopo è quello di far fronte in modo solidale e congiunto ai rischi. Forme assicurative come quelle concepite in Occidente sono vietate dalla legge islamica in quanto legate a una forma di incertezza (gharar).
Conclusioni 
Forse è meglio finire qui l’appena accennato paragone tra finanza islamica e quella convenzionale, altrimenti si rischierebbe di sollevare questioni tecniche o giuridiche sulla compatibilità o meno dei due sistemi. Limitiamoci a porci un’ultima domanda alla quale ciascuno potrà dare la risposta che preferisce. Perché nelle banche italiane non si trovano ancora prodotti e servizi halal mentre al supermercato sì? Il cliente del supermercato è anche quello della banca e viceversa, è o non è così?
 
Articolo originariamente pubblicato nella sezione “tribuna” sul numero di marzo di AziendaBanca
La-Cooperazione-internazionale-allo-sviluppo-le-opportunita-per-le-realta-italiane

La Cooperazione internazionale allo sviluppo: le opportunità per le realtà italiane

Estendere il proprio business, cercare nuovi mercati. Investire in un Paese in via di sviluppo è un’opportunità economica che unisce efficienza e solidarietà. Specialmente se l’impresa segue principi e valori cooperativi e si impegna per sviluppare le risorse locali nel rispetto di una sostenibilità ambientale e sociale. 

 

Imprese italiane e cooperazione 

Come ha fatto Granarolo in Tanzania, in partnership con CEFA Onlus, con il progetto Africa Milk Project: mettendo in cooperativa più di 800 famiglie di allevatori di bovini e creando una latteria che impiega esperti locali e porta il latte a più di 25mila bambini nel sud del Paese. Oppure la Cooperativa Edile Appennino (CEA), protagonista di un progetto di riqualificazione idrica e fognaria in Libano che permetterà a oltre 50mila persone di migliorare le proprie condizioni igieniche. O la cooperativa Magi Euregio, che in Albania ha fondato un centro di eccellenza per le malattie genetiche rare e un laboratorio per la donazione del sangue che è un unicum nel paese.

Le attività di Coopermondo

Mettendo a sistema centinaia di queste esperienze, la Confederazione delle Cooperative Italiane ha creato una struttura ad hoc dedicata alla cooperazione internazionale: Coopermondo. Riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale come Organizzazione Non Governativa (ONG), Coopermondo è la struttura di sistema che gestisce progetti di cooperazione e sviluppa servizi per le cooperative interessate a operare nei Paesi in via di Sviluppo e nelle economie emergenti. In Colombia, Sierra Leone, e Togo Coopermondo porta avanti i propri progetti, attraverso la formazione e l’assistenza tecnica per far nascere cooperative e imprese sociali in diversi settori, dall’agricoltura alla sanità al credito.

 

Il progetto Agricoop in Colombia

In Colombia, Coopermondo ha avviato il progetto Agricoop in partnership con l’Istituto Italo – Latino Americano (IILA) e Confecoop Colombia. Obiettivo è rafforzare la governance e la coesione sociale di associazioni e cooperative agricole nella zona del Cauca, regione caratterizzata da un alto tasso di insta- bilità dovuto alle conseguenze del post-confitto. Oltre 60 organizzazioni di produttori di caffè, quinoa, panela, frutta e acquacoltura hanno iniziato un percorso di formazione e assistenza tecnica con l’obiettivo di trovare una soluzione collettiva a problemi, tecnici e sociali, comuni.

 

Sei BCC e Federcasse attive in TogoIn Togo, invece, Coopermondo lavora insieme a un pool di sei Banche di Credito Cooperativo (BCC) e a Federcasse (uno dei soci fondatori di Coopermondo). I tecnici sono impegnati in uno scambio di competenze ed esperienze con le organizzazioni contadine e di micro-finanza togolesi per favorire lo sviluppo rurale e contribuire alla sicurezza e alla sovranità alimentare nel paese. Sono state create 146 cooperative agricole e, attraverso l’erogazione di microcrediti, finanziate circa 60 imprese per un valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro. Benefici, diretti e indiretti, sono arrivati a oltre 6.500 persone e circa 500 contadini sono diventati esperti agricoli grazie ai percorsi di formazione attivati.

 

Federcasse per la microfinanza in EcuadorFedercasse, in Ecuador, nel 2002 ha avviato un progetto di micro-finanza basato sulla collaborazione diretta tra il Credito Cooperativo italiano e banCodesarrollo (emanazione diretta del FEPP, il Fondo Ecuatoriano Popolorum Progressio) per lo sviluppo della finanza popolare. Più di 220 BCC hanno messo a disposizione di banCodesarrollo un plafond di oltre 50 milioni di dollari per nanziamenti a condizioni agevolate, a beneficio di oltre 20mila famiglie di campesinos e delle attività a loro collegate.

 

Più fondi alla cooperazione

Queste sono alcune delle esperienze che vedono impegnato il movimento cooperativo, e non solo, nei paesi più poveri. La quota di PIL che l’Italia destina alla cooperazione dello sviluppo raggiungerà lo 0,25% nel 2017. Come ha dichiarato il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, “la cooperazione allo sviluppo è un investimento strategico: la lotta contro la povertà va nella direzione di una maggiore paci cazione delle aree di crisi, della stabilizzazione internazionale e di un contributo alla costruzione di istituzioni democratiche a tutela dei diritti umani, consentendo anche di rafforzare la nostra strategia di intervento sulle cause dei ussi migratori”.

 

Una nuova normativa per la cooperazione allo sviluppo

L’importanza di coinvolgere maggiormente il settore privato cooperativo e sociale nella lotta alla fame e alla povertà appare evidente nella nuova legge italiana sulla cooperazione allo sviluppo, approvata nel luglio del 2014, tra le più innovative in ambito europeo, che offre al settore privato un ruolo centrale nei progetti di cooperazione riconoscendo che senza lo sviluppo dell’economia locale non si può pensare di far uscire dalla fame e dalla povertà quelle popolazioni che ancora ne soffrono.

 

Opportunità di finanziamento per investimenti responsabili

Il Ministero degli Esteri ha deciso di mettere a disposizione delle aziende diverse opportunità di finanziamento per investire responsabilmente nei paesi in via di sviluppo. Alla base della legge c’è l’idea di un’impresa sostenibile, che non va in quei territori per drenarli delle risorse e poi abbandonarli, ma che è capace di valorizzare le risorse locali, di entrare in sinergia con quel mondo, per dare e non solo prendere. Questo modo di agire non solo è coerente con le azioni che portano avanti le ONG e i governi già impegnati in quei luoghi, ma anche con lo spirito che caratterizza il movimento cooperativo, da sempre attento a una partecipazione attiva dei propri soci e a uno sviluppo del territorio. 

 

 

 Articolo originariamente pubblicato nella sezione “tribuna” sul numero di gennaio-febbraio di AziendaBanca.

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AGRICOOP Colombia, dalla fiducia all’economia cooperativa

Si è conclusa la fase pilota del progetto della ONG italiana nel Cauca. 60 beneficiari diretti di 35 organizzazioni contadine e più di 6 mila beneficiari indiretti. Ora comincia la seconda fase del progetto: collegare il Piano di Sviluppo Dipartimentale alla creazione di una cooperativa di servizi di secondo livello nei cinque settori individuati (acquacoltura, caffè, panel, quinoa, frutta).
 
Dopo un anno di formazione e assistenza tecnica in cui è stato illustrato il funzionamento del modello cooperativo italiano, il progetto Agricoop ha portato alla creazione di una nuova rete di attori produttivi e di fiducia nel Cauca. Oggi, a Popayan, sessanta piccoli produttori, di cui 36 donne, rappresentanti di 35 organizzazioni di agricoltori attivi in cinque settori (panela, caffè, quinoa, frutta e acquacoltura) hanno ricevuto gli attestati di partecipazione al progetto Agricoop Colombia, di cui sono stati beneficiari quest’anno.
“Agricoop Colombia, l’esperienza cooperativa italiana per l’inclusione sociale, lo sviluppo economico e la costruzione della pace tra i produttori locali di Cauca” è un progetto pilota di cooperazione internazionale finanziato dall’Istituto Italo – Latino Americano e realizzato da Coopermondo, la ONG di Confcooperative, in collaborazione con Confecoop Colombia (l’ente di rappresentanza del movimento cooperativo in Colombia). Il progetto è stato realizzato tra il maggio 2015 e il febbraio 2016 e ha creato le basi per la ricerca di soluzioni comuni ai problemi dei singoli produttori della zona di Cauca e di Silvia e ha indirettamente beneficiato fino a 6.000 persone nell’area.
La fiducia è una parola chiave in economia: senza fiducia tra gli agenti economici nessuna realtà economica può operare. Pertanto, per sviluppare un tessuto sociale unito, dinamico ed economicamente attivo e sostenibile, il primo passo deve essere quello di garantire che vi sia la coesione sociale nel territorio.
Questa nuova rete di produttori, che hanno avuto modo di conoscersi meglio e di alimentare una fiducia reciproca, inizieranno insieme un cammino, per ogni settore produttivo, per la costruzione o il rafforzamento di cooperative agricole o di acquacoltura. La prossima fase del progetto prevede la creazione di un centro di servizi di secondo livello (Consorzio di cooperative) in grado di trasformare i prodotti in beni finali con più valore aggiunto, riducendo i costi dei produttori, lasciando da parte degli intermediari e generando una diversificazione nell’offerta dei prodotti. Tutte queste cooperative creeranno un lavoro dignitoso per i giovani – che rappresentano la maggioranza della popolazione – i quali riceveranno assistenza tecnica e formazione sia in Italia sia in Colombia.
“Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto dal nostro project manager, Fernando Bragado, e dai partner locali: gli operatori e i volontari di Organizaciones Solidarias, SENA, Fundación Promover, Fundación Mutual Semilla, Adel Casa del Agua, Asociación Macizo Colombiano e il grande contributo del Dipartimento dell’interno del Cauca”, ha detto il direttore di Coopermondo, Danilo Salerno. “Ora la cosa più importante è non sprecare questa energia che si è creata tra i partecipanti e continuare a creare qualcosa di concreto”.
Letizia Lazzaro

Confcooperative Bolzano, nuovo socio di Coopermondo

Si estende la compagine associativa di Coopermondo con l’entrata, tra i soci ordinari, di Confcooperative Bolzano. Da maggio 2015 infatti l’Unione Provinciale ha aderito a Coopermondo, diventando a pieno titolo un socio della ONG confederale.
Di seguito riportiamo un’intervista alla Direttrice di Confcooperative BolzanoLetizia Lazzaro. 
 
Direttrice, come commenta l’adesione di Confcooperative Bolzano a Coopermondo? 
Ritengo sia di centrale importanza, oggi più di ieri, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile.  Creare sinergie forti tra persone e territori e sviluppare opportunità di crescita imprenditoriali e culturali per le popolazioni più svantaggiate è compito primario di ogni civiltà, ma soprattutto del mondo delle cooperative che, grazie al carattere sociale, etico e mutualistico intrinseci nella propria natura, possono portare un valido sostegno e un valore aggiunto importante. Confcooperative Bolzano ha colto come opportunità per le associate l’aderire a Coopermondo, che valorizza a livello internazionale i requisiti di solidarietà e sussidiarietà della buona cooperazione che noi cerchiamo ogni giorno di rappresentare.
 
Come si inserisce la cooperazione internazionale allo sviluppo nella strategia di internazionalizzazione che caratterizza il vostro territorio?
Il nostro è un territorio di confine. Questo, da un lato, è elemento portatore di ricchezza culturale, dall’ altro, e al contempo, è uno stimolo per tracciare ipotesi di sviluppo che vadano oltre i confini della nostra realtà territoriale, senza dimenticarne le radici. La Provincia di Bolzano, nel 2015 ha approvato nuove misure volte a favorire l’internazionalizzazione delle aziende. Per le nostre realtà cooperative l’internazionalizzazione è una sfida e una partita che deve essere ancora giocata, ma che è nostro compito promuovere, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti di sistema che la Confederazione ha messo a disposizione dei suoi associati, in linea con l’obiettivo di valorizzare il contributo delle cooperative nei processi internazionali. Sul versante della cooperazione allo sviluppo, la Provincia Autonoma di Bolzano è molto attiva, sia con iniziative dirette, sia con il sostegno a progetti proposti e gestiti dalle Organizzazioni di volontariato e da gruppi spontanei della nostra Provincia, ma anche da singoli volontari e cooperanti con esperienza nel settore e finanziati dalla Provincia nell’ambito di bandi annuali. I progetti possono essere di cooperazione allo sviluppo, tutela delle minoranze linguistiche e culturali o di educazione allo sviluppo e alla mondialità. Negli ultimi  anni, alcune realtà aderenti si sono attivate su questo versante.
 
In che modo la cooperazione può contribuire alla crescita e allo sviluppo delle vostre cooperative associate? 
Senza dubbio aprendo a nuovi mercati, a nuove possibilità e a una nuova cultura del fare. Il sistema di  mercato attuale non è riuscito a portare benessere a tutti, anzi ha ampliato la forbice tra ricchi e poveri, sia a livello globale, sia nelle nazioni più sviluppate. Cresce la consapevolezza della necessità di percorrere una via nuova, che combini un’economia efficiente con principi di sviluppo sociale e salvaguardia ambientale. La formula cooperativa porta in sé – nella sua intima natura mutualistica – una vocazione e un impegno.  Anche a ridisegnare alcuni scenari. Il porsi sul mercato internazionale necessita di una strutturazione “endo cooperativa”, in grado di migliorare conoscenze, competenze, capacità di selezionare mercati, predisporre piani strategici e una complessiva crescita sul versante manageriale di cui la cooperazione ha tantissimo bisogno. Allo stesso tempo, si possono trarre importanti benefici se, all’esplorare nuovi settori si unisce una crescita complessiva in termini di qualità e credibilità, non solo della singola cooperativa, ma dell’ intero sistema.
 
Esiste qualche esperienza di cooperazione internazionale che l’ha colpita in maniera particolare? Ce la vuole raccontare? 
Un’eccellenza in campo scientifico e nella ricerca genetica, un fiore all’occhiello per il mondo della cooperazione è rappresentato indubbiamente dalla cooperativa Magi Euregio, aderente a Confcooperative Bolzano e socio sostenitore di Coopermondo. Magi Euregio è tra le pochissime realtà in Europa a disporre di un laboratorio per la diagnosi ad alta specializzazione di malattie genetiche rare. Su impulso del presidente della cooperativa, dott. Matteo Bertelli, molto impegnato sul fronte della cooperazione internazionale, è nato nel 2014 il laboratorio di analisi e di donazione del sangue “Magi-Balkans” a Tirana, in Albania, già divenuto un centro d’importanza preminente per il Paese. Poche settimane fa, nel febbraio 2016, Magi e KrasSMU (Krasnoyarsk State Medical University) hanno inaugurato il Laboratorio italo-russo di Genetica Medica “Magi-Russia” in Siberia. Magi Euregio crede che il diritto alla salute debba essere universale e non avere confini! E anche noi crediamo che il modello cooperativo e i suoi principi possono contribuire a rendere il mondo un luogo più giusto.
AGRICOOP-Colombia-from-trust-to-co-operative-economy

AGRICOOP Colombia, from trust to co-operative economy

The pilot phase of Coopermondo’s project in the Cauca Region is completed. Sixty direct beneficiaries representative of 35 farmers organizations and more than 6 thousand indirect beneficiaries. Now the second phase of the project begins: including in the Departmental Development Plan the creation of a second level service cooperative in the five sectors identified (fish farming, coffee, panela, quinoa, fruit).

 

 After one year of training and technical assistance on the Italian cooperative model, the Agricoop project has encouraged the creation of a new trust network of producers in the Cauca Region. Today, in Popayan, sixty small producers, of which 36 women, of 35 active farmers’ organisations operating in five sectors (panela, coffee, quinoa, fruit and aquaculture) have received their certificates of participation in the Agricoop Colombia project, of which they have been beneficiaries this year.   “Agricoop Colombia, the Italian cooperative experience for social inclusion, economic development and peace building among local producers of the Cauca Region” is a pilot project of international cooperation financed by the Instituto Italo – Latino Americano and conducted by Coopermondo, the NGO Confcooperative (the Confederation of Italian cooperatives) in collaboration with Confecoop Colombia (the Confederation of Colombian cooperatives). The project was carried out between May 2015 and February 2016 and has created the basis for finding common solutions to individual problems of small farmers in the area of Cauca and Silvia and has indirectly benefited up to 6,000 people in the district.

 

  Trust is a key word in economics: without trust among economic agents no business can operate. Therefore, to develop a united, dynamic and economically active and sustainable social tissue, the first step has to be ensuring social cohesion in the territory.

 

 The new network of producers, who had the time to known and trust each others better, will begin a journey together, for each production sector, towards building or strengthening of agricultural and acquacolture cooperatives. The next phase of the project involves the creation of a second level service cooperative (Consortium of cooperatives) that may transform products into end products with more added value, reducing costs to producers, leaving aside intermediaries and diversifying product offer. These cooperatives will create decent work for young people – who represent the majority of the population in many areas – who will receive technical assistance and training both in Italy and Colombia.

 

 “We are very satisfied with the work done by our project manager, Fernando Bragado, and our local partners: the workers and volunteers of Organizaciones Solidarias, SENA, Fundacion Promover, Fundacion Mutual Semilla, Adel Casa del Agua, Asociacion Mestizo Colombia and the great contribution of the Interior Department of Cauca”, said the Director of Coopermondo, Danilo Salerno. “Now the most important thing to do is not to lose the good energy that has been created between the participants and start building something concrete”.
Coopermondo-y-FIDA-firman-acuerdo-para-apoyar-cooperativas-agricolas-en-los-paises-en-desarrollo

Coopermondo y FIDA firman acuerdo para apoyar cooperativas agrícolas en los países en desarrollo

Coopermondo, la ONG de Confcooperative (la Confederación de Cooperativas Italianas), y el FIDA, el Fondo Internacional de Desarrollo Agrícola de las Naciones Unidas, firmaron hoy un acuerdo en Roma para apoyar las cooperativas agrícolas en los países en desarrollo. El acuerdo fue alcanzado durante el evento organizado por Coopermondo “La experiencia de las cooperativas italianas y el desarrollo de partnership con las organizaciones de agricultores”, creado como parte de la sexta edición de “Farmers’ Forum”, el encuentro mundial organizado por el FIDA para promover el diálogo con los gobiernos de los estados miembros y las organizaciones campesinas de los países socios. 

 

 

La firma se produjo después de un dialogo que tuvo inicio en 2015 para la construcción de una partnership en apoyo a las organizaciones de agricultores que ya trabajan con los gobiernos de los países apoyados por el FIDA. Un compromiso apreciado por la cooperación agrícola italiana. “En el mundo”, destacó en su discurso el presidente de la Alianza de Cooperativas italianas – sector alimentario, Giorgio Mercuri, “más del 82% de los agricultores poseen menos de 2 hectáreas. Las cooperativas son un instrumento adecuado para garantizar la sostenibilidad económica de los pequeños agricultores y contribuir de manera significativa al programa de desarrollo mundial”.

  

  “En muchos países en desarrollo y economías emergentes,” continuó Mercuri, “nuestro modelo de empresa puede combinar las necesidades de conocimiento con la experiencia en el sector, necesarias para que los pequeños productores se unan y se presenten en el mercado internacional, con la creación de nichos de mercado para las empresas italianas que exportan productos alimentarios en el mundo por un valor de 36.8500 millones de euros”. 

 

 “La experiencia de las cooperativas italianas,” añadió Danilo Salerno, director de Coopermondo, “puede contribuir significativamente a este proyecto a través del intercambio de conocimientos y know-how técnico en los servicios económicos, tales como los Consorcios de servicios y plataformas de distribución. Además, las partnership con otros stakeholder claves, como las ONG y las instituciones financieras, son una herramienta eficaz que se puede desarrollar “.  

 

Es el caso de Colombia, donde Coopermondo trabaja con cooperativas agrícolas y de acuicultura trayendo beneficios indirectos para más de 6.000 personas en la región del Cauca, una zona gravemente afectada por el conflicto armado desde hace más de 50 años. “La cooperación crea un desarrollo muy generalizado, porque a partir de la participación y de los beneficios de los socios – en primer lugar la seguridad alimentaria y el acceso a los mercados locales – se extiende a toda la comunidad con un diálogo constructivo con las instituciones y otros actores del territorio” concluyó Salerno.

Firma MoU Coopermondo IFAD

Coopermondo e IFAD siglano accordo per sostenere le cooperative agricole nei paesi in via di sviluppo

Coopermondo, la Ong della Confcooperative, e l’IFAD, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo delle Nazioni Unite, hanno siglato oggi a Roma un accordo per il sostegno alle cooperative agricole nei paesi in via di sviluppo.  L’intesa è stata raggiunta durante l’evento organizzato da Coopermondo “L’esperienza delle cooperative italiane e lo sviluppo di partnership con le organizzazioni contadine”, realizzato nell’ambito della sesta edizione del “Farmers’Forum”, il meeting mondiale organizzato dall’IFAD per promuovere il dialogo con i governi degli stati membri e le organizzazioni contadine dei paesi partner.
La firma è arrivata dopo un percorso iniziato nel 2015 per la costruzione di una partnership a sostegno delle organizzazioni contadine che già cooperano con i governi dei paesi sostenuti dall’IFAD. Un impegno apprezzato anche dalla cooperazione agroalimentare italiana. “Nel mondo”, ha sottolineato nel suo intervento il presidente dell’Alleanza delle Cooperative per il settore agroalimentare, Giorgio Mercuri, “oltre l’82% degli agricoltori possiede meno di 2 ettari. Le cooperative sono uno strumento adeguato per garantire sostenibilità economica ai piccoli agricoltori e contribuire in maniera significativa all’agenda dello sviluppo globale”.
“In molti paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti”, ha proseguito Mercuri, “il nostro modello di business può conciliare bisogni di conoscenza e expertise settoriale, necessari per permettere ai piccoli produttori di unirsi e presentarsi sui mercati internazionali, con la creazione di nicchie di mercato per le imprese italiane che esportano nel mondo prodotti agroalimentari per un valore di 36,85 mld di euro “.
“L’esperienza delle cooperative italiane”, ha aggiunto Danilo Salerno, direttore di Coopermondo, “può contribuire in maniera significativa a questo progetto attraverso la condivisione di conoscenze e di know-how tecnico sui servizi economici come i Consorzi di servizi e le piattaforme di distribuzione. Inoltre, le partnership con altri stakeholder chiave, come le ONG e le istituzioni finanziare, sono uno strumento effettivo che si può sviluppare” .
E’ il caso della Colombia dove Coopermondo lavora con cooperative agricole e di acquacoltura portando benefici indiretti a oltre 6000 persone nella regione del Cauca, un territorio fortemente colpito dal conflitto armato in corso da oltre 50 anni. “La cooperazione genera uno sviluppo davvero diffuso, perché partendo dalla partecipazione e dal beneficio dei soci, primo tra tutti la sicurezza alimentare e l’accesso ai mercati locali, si allarga all’intera comunità dialogando costruttivamente con le Istituzioni e altri attori del territorio” ha concluso Salerno.
Coopermondo-firma-acuerdos-de-cooperacion-internacional-con-Colombia-mientras-que-el-Gobierno-anuncia-la-fecha-para-la-fin-del-conflicto-con-las-FARC

Coopermondo firma acuerdos de cooperación internacional con Colombia mientras que el Gobierno anuncia la fecha para la fin del conflicto con las FARC

En el marco internacional de la EXPO Milano 2015, Coopermondo firmó cuatro acuerdos de cooperación internacional para la capacitación y asistencia técnica para el movimiento cooperativo colombiano, en colaboración con las agencias gubernamentales más importantes dedicadas al sector para el país andino. El momento de la firma tuvo lugar en la celebración de una conferencia organizada por Coopermondo – Confcooperative en colaboración con el Ministerio de Asuntos Exteriores, en la que se discutió la relación entre la paz y la cohesión social territorial, entre el post-conflicto y la construcción de redes de confianza a través de una economía cooperativa inclusiva y sostenible.

 

 

 Por una coincidencia totalmente inesperada, el Presidente de la República de Colombia, Juan Manuel Santos, anunció justo a las mismas horas que el 23 de marzo 2016 será el día de la firma de la paz entre las FARC y el Ejército: una decisión probablemente también propiciada por la visita de Papa Francisco a Cuba, sede de las negociaciones entre las partes del conflicto colombiano.

 

La ministra Caterina Bertolini, director general de la América Latina y el Caribe de la Dirección General de la Mondializacion y Asuntos Globales del MAECI, subrayó que las relaciones entre Italia y América Latina están creciendo y se están fortaleciendo. No es ninguna casualidad, de hecho, que “el próximo mes el primer ministro italiano, Matteo Renzi, visitará cuatro países latinoamericanos, entre ellos Colombia. América Latina es un continente de paz”, el Ministro continuó, “donde compartir experiencias del modelo cooperativo y de las pequeñas y medianas empresas italianas es esencial para construir economías más fuertes y desarrolladas”.

 

Dos paneles han animado la conferencia “Peace and Food: el modelo cooperativo para la cohesión social”.

 

Al principio fue dada voz a tres experiencias de cooperación en tres áreas afectadas por el conflicto. La experiencia de una cooperativa de niños de Antioquia (Colombia), donde los chichos desde pequeños se organizan para gestionar su propia escuela, sus representantes y sus ahorros por la educación y la difusión de los valores de solidaridad y de cooperación; a seguir se presentò el proyecto Federcasse “Start-up Palestine”, cuyo objetivo es crear un marco legislativo para promover las cooperativas de crédito en los territorios palestinos para mejorar el acceso al crédito para los más desfavorecidos. Por último, el ilustre testimonio de Mario Raffaelli, el enviado especial del gobierno italiano y jefe negociador de la paz en Mozambique, que explica por qué “no es con la firma del acuerdo que pone fin al proceso de paz. Eso es sólo el comienzo. La fase más importante comienza después de la firma, cuando se tiene que poner en marcha los planes para garantizar la estabilización del país. Si no sucede que, como en el 40% de los casos, los países que han experimentado conflictos, dentro de diez años después de la paz, caer de vuelta en conflicto”.

 

 

El segundo panel vio protagonista el caso de Colombia, con los invitados y ejecutivos del mundo cooperativo de la economía social que están participando en una misión de formación e intercambio de conocimientos entre los dirigentes de las cooperativas en Italia (dentro del proyecto Agricoop). Se abordaron las dificultades causadas por el conflicto y las oportunidades que la economía cooperativa y solidaria puede ofrecer al proceso de paz en Colombia, en un ambiente de apoyo que ofrece el hecho de que con el “Documento de la Habana” – uno de los textos clave firmaron durante las negociaciones en curso para lograr la paz en Colombia – las FARC y el gobierno colombiano se han comprometido a “promover el desarrollo rural integrado a través de la creación y el fortalecimiento de las cooperativas y las empresas sociales”.

 

 

Para dar un seguimiento concreto a las declaraciones del documento de la Habana y en una óptica de partenerhsip multistskeholder para el desarrollo, en consonancia con las disposiciones de programación trienal de la Cooperación Italiana para el Desarrollo, que Coopermondo, representada por el Director Danilo Salerno, ha firmado cuatro acuerdos de cooperación internacional:

 

1) Coopermondo – SENA (Agencia Nacional de Formación Profesional del Ministerio de Trabajo de Colombia)

El acuerdo prevé:

• La formación de la cooperativa clase dominante

• Creación de las cooperativas en la agricultura

• cooperativas de hermanamiento para promover el intercambio de experiencias y conocimientos.

 

2) Coopermondo – Organizaciones Solidarias de Colombia (la agencia colombiana del Ministerio de Trabajo dedicado al desarrollo de la solidaridad social y)

El acuerdo promueve:

• Fortalecimiento de la promoción de mecanismos de cooperación de las cooperativas y la economía social.

• Creación de un fondo de inversión para el desarrollo cooperativo modelo de la Confcooperative italiano, Fondosviluppo.

 

3) Coopermondo – ADELCO red (la red de agencias para el desarrollo local promovida por el PNUD)

El acuerdo tiene como objetivo el desarrollo de las cooperativas en las áreas de crédito, la agricultura y el turismo ecológico.

 

4) Coopermondo – Confecoop Colombia (la Confederación Colombiana de Cooperativas)

Se trata de un acuerdo marco entre los compañeros y organizaciones que tienen como objetivo:

• Formar un liderazgo cooperativo

• Crear cooperativas sociales

• Fortalecer lo que comenzó con el proyecto AGRICOOP Colombia para las cooperativas en la agricultura, la pesca y la cooperativa de crédito.

Coopermondo-and-IFAD-sign-agreement-to-support-agricultural-cooperative-in-developing-countries

Coopermondo and IFAD sign agreement to support agricultural cooperative in developing countries

Today in Rome Coopermondo, the NGO of Confcooperative (the Italian Confederation of Co-ooperatives), and the IFAD, the International Fund for Agricultural Development of the United Nations, signed an agreement for the support of agricultural cooperatives in developing countries. The agreement was reached during the side-event organized by Coopermondo, “The experience of the Italian cooperatives and the development of partnerships with farmers’ organizations”, created as part of the sixth edition of the “Farmers’ Forum”, the world meeting organized by IFAD to promote dialogue with the governments of the member states and Fermers Organizations in the partner countries.

 

The signing came as the natural evolution of a dialogue started in 2015 to build a partnership in support of farmers’ organizations which already work with the governments of countries supported by IFAD. A commitment appreciated by the Italian agricultural and food cooperation. “In the world,” emphasized in his speech the president of the Alliance of Italian Cooperatives for the food industry, Giorgio Mercuri, “over 82% of farmers own less than 2 hectares. Cooperatives are an appropriate tool to ensure economic sustainability for small farmers and contribute significantly to global development agenda“.

 

 

 

“In many developing countries and emerging economies,” continued Mercuri, “our entrepreneurial model can combine knowledge and sectorial expertise, needed to enable small producers to get united and present themselves on the international market; at the same time it can creates niche markets for Italian companies that are nowadays exporting agricultural and food products in the world for a value of 36.85 billion euros”.

 

“The experience of the Italian cooperatives,” added Danilo Salerno, director of Coopermondo, “can significantly contribute to this project by sharing knowledge and technical know-how on economic services, such as Consortia and platforms of distribution. In addition, partnerships with other key stakeholders, such as NGOs and finance institutions, are an effective tool that should be further developed”.

 

 This is the case of Colombia where Coopermondo works with agricultural cooperatives and aquaculture bringing indirect benefits to over 6,000 people in the Cauca region, an area severely affected by the armed conflict for over 50 years. “Cooperation creates widespread development, starting from the participation and benefits for the members, first of all food security and access to local markets, spreading to the entire community in a constructive dialogue with institutions and other local players”, concluded Salerno.
Magi Russia

Magi Euregio porta l’eccellenza della ricerca genetica in Russia

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Cooperare porta benefici anche in ambito scientifico. Lo dimostra l’esperienza della cooperativa di salute Magi Euregio che, da oltre dieci anni, ha fatto della ricerca, diagnosi e cura delle malattie genetiche rare la sua mission. La cooperativa di Bolzano, associata alla FederazioneSanità, vede nella mutualità, nell’aiuto reciproco e nella volontà di fare del bene per il prossimo l’approccio che caratterizza la sua azione in ambito tanto scientifico quanto sociale. In Italia e a livello internazionale.
“Il fine ultimo è salvare vite umane”, ha dichiarato il presidente Matteo Bertelli. “La sostenibilità economica di un centro di ricerca è sicuramente importante, ma al centro dell’impegno di MAGI c’è la voglia di dare risposte a chi combatte quotidianamente con malattie rare che pongono ancora domande non risolte”.
La Magi, infatti, è fortemente impegnata anche sul fronte della cooperazione internazionale poiché crede che il diritto alla salute debba essere universale e non avere confini e promuove lo scambio di esperienze come leva per lo sviluppo delle società. Per questo nel 2014 ha aperto un laboratorio di analisi e di donazione del sangue a Tirana, in Albania, MAGI Balkans, dove è diventato già un centro d’eccellenza di tutto il Paese. E per questo è anche socio sostenitore di Coopermondo, perché si riconosce nella mission di diffondere il cooperativismo nel mondo, promuovendo il modello di impresa cooperativo nei paesi in via di sviluppo.
Il 12 febbraio 2016, invece, MAGI e KrasSMU (la Krasnoyarsk State Medical University della Siberia) ha inaugurato il Laboratorio russo-italiano di Genetica Medica “MAGI RUSSIA” a KrasSMU, in Siberia. L’obiettivo di tale collaborazione prevede applicazione in campo diagnostico, formazione e ricerca in campo di genetica umana.
Il laboratorio è stato istituito grazie alla formazione del personale da parte di “MAGI EUREGIO Società Cooperativa ONLUS”, alla donazione di attrezzature da parte di “MAGI ONLUS, Istituto per la diagnosi, ricerca e cura delle Malattie genetiche e rare” e al finanziamento della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige di Trento.
Ha partecipato al progetto anche l’associazione “Albert Schweitzer” di Bolzano, la quale ha fornito al laboratorio Magi Russia primer e reagenti per indagini di biologia molecolare, e con un finanziamento hanno contribuito anche la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige di Bolzano.
Di notevole rilevanza anche il meritevole riconoscimento arrivato dall’Ambasciata d’Italia in Russia. L’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, ha definito il progetto “un’azione di alto merito umanitario e scientifico” e una “collaborazione” con i “colleghi russi” che segna “il carattere duraturo e profondo dei legami di solidarietà e cooperazione tra le società divili di Italia e Russia, che spesso riescono ad andare oltre le intese siglate a livello governativo”.
 
Magi Euregio è un socio sostenitore di Coopermondo dal 2015.
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Progetto-Mozambico-eredita-di-EXPO-per-nutrire-il-pianeta

Progetto Mozambico, eredità di EXPO per nutrire il pianeta

Insieme per nutrire il Pianeta. È questo l’impegno che la comunità internazionale ha sottoscritto ad Expo 2015 per far fronte alla pressante crescita demografica che di qui al 2050 interesserà il globo. Ed è per far fede all’impegno di nutrire il Pianeta che è nato il Progetto Mozambico. CEFA Onlus e Granarolo, sul modello “Africa Milk Project” tanzaniano, si sono nuovamente messi insieme e con Cam vogliono creare una filiera in grado di generare cibo sano e giusto per tutti e lavoro dignitoso in prossimità di Beira (Mozambico). 

 

Africa Milk Project”, realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano e con gli allevatori tanzaniani, è stato premiato ad Expo comeBest Practice, miglior progetto sostenibile di una piccola comunità rurale in area marginale. Stimolati dal raggiungimento di questo importante traguardo, Coopermondo – Confcooperative insieme all’Associazione Italiana Allevatori, la FederUnacoma, il Consorzio Grana Padano e la segreteria dell’onorevole Cecyle Kyenge, si sono quindi uniti a Granarolo e a CEFA Onlus per la realizzazione del Progetto Mozambico.

 

La proposta progettuale è stata inoltre pienamente condivisa e sostenuta dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli, responsabile dell’eredità di Expo 2015 per la regione. Al convegno “L’eredità di Expo per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna” che si è tenuto a Bologna il 25 gennaio e che ha dato visto la partecipazione di otre 400 persone, la Caselli ha dato il suo beneplacito pubblico al progetto. Al convegno, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina hanno sottolineato l’importanza dell’internazionalizzazione del settore agro-alimentare italiano. E il progetto Mozambico è stato considerato un modello efficace per unire cooperazione internazionale, sviluppo locale e internazionalizzazione delle imprese. 

 

L’obiettivo generale del Progetto Mozambico è potenziare la filiera lattiero-casearia del distretto di Beira per aiutare le famiglie contadine locali, circa mezzo milione di abitanti nel distretto. Si tratta di una parte della popolazione tra le più toccate dal recente conflitto civile e tra le più fragili dal punto di vista socio-economico. Con l’obiettivo di dare vita nell’arco di 5-7 anni a una realtà agroindustriale moderna ed economicamente sostenibile, si permetterà loro di uscire dalla mera sussistenza, offrire un futuro ai propri figli, diventando così protagoniste di sviluppo e portatrici di democrazia e pace.

 

Attraverso il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione urbana e periurbana, il progetto potrà contribuire a dare un futuro dignitoso a queste famiglie, in termini di alimentazione, attraverso un cibo sicuro, e in termini di lavoro, attraverso un cibo giusto.

 

 

Al momento sono previsti due filoni di attività, da realizzare nelle campagne intorno a Beira e in centro città: da un lato il potenziamento della zootecnia da latte distrettuale, e dall’altro il rafforzamento della latteria attualmente operante a Beira, ovvero quella della Cooperativa Copoleite, che raccoglie il latte munto dai 36 soci locali per proporsi sul mercato urbano con latte pastorizzato in busta e yogurt.

 

Tra le attività asostegno della zootecnia locale, è previsioni primis l’ampliamento della base di allevatori conferenti il latte alla Cooperativa Copoleite. I soggetti interessati saranno coinvolti in un percorso di formazione e riceveranno ciascuno una manza gravida, donata loro da una “stalla pilota” attivata in loco e centro di formazione. Parallelamente si punterà a incrementare e a ottimizzare la base foraggera offerta alle bovine da latte, attraverso la coltivazione di specie botaniche di buon valore nutritivo, nonché facili da raccogliere e da conservare. In tale contesto è previsto il ricorso a macchine agricole moderne, ma semplici e con scarse esigenze in termini di manutenzione. 

 

Per quanto riguarda invece le attività di cui beneficerà la latteria Copoleite, l’obiettivo è ammodernare e potenziare le attrezzature attualmente in uso (pastorizzatore, impacchettatrice, incubatrice per yogurt e celle frigo) e dotare la struttura di un moderno caseificio, così da poter ampliare non solo i volumi di latte trattati, ma anche la gamma dei prodotti offerti sul mercato locale.

 

Tutto deciso e tutto pronto, dunque, per passare dalle parole ai fatti? Purtroppo no. Il Progetto Mozambico si pone obiettivi ambiziosi (dare un cibo sano e giusto offrendo un futuro ai giovani di questa regione), che richiedono differenti competenze, ma soprattutto la partecipazione o il sostegno di tutti coloro che vogliono contribuire insieme a noi a “Nutrire il pianeta”. Più siamo, meglio è: aspettiamo la vostra adesione!

 

 

Per informazioni e contatti:

Giovanni Beccari

CEFA Onlus – Comunicazione e Raccolta fondi

Tel. 051.520285; 339.1890923

g.beccari@cefaonlus.it; skype: g.beccaricefa 

 

Ad oggi, i partner del progetto sono: 

  • CEFA Onlus

  • Granarolo

  • FederUNACOMA

  • Coopermondo 

  • Consorzio associazioni con il Mozambico Onlus

  • A.I.A.

  • Grana Padano

  • Alleanza delle Cooperative Italiane – Emilia Romagna

  • Regione Emilia Romagna 

Le-cooperative-alla-guida-del-gruppo-Il-settore-privato-nella-cooperazione-allo-sviluppo-del-Consiglio-Nazionale-per-la-Cooperazione

Le cooperative alla guida del gruppo “Il settore privato nella cooperazione allo sviluppo” del Consiglio Nazionale per la Cooperazione

Anno nuovo, legge nuova, tavoli nuovi. Al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sono stati definiti i gruppi di lavoro del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo sviluppo (CNCS) e Coopermondo, a nome dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, è stata nominata alla guida di quello sul ruolo del settore privato nello sviluppo.

I quattro gruppi di lavoro tematici del CNCS (Agenda 2030, Strategie e linee di indirizzo della cooperazione, settore privato, migrazioni) hanno l’obiettivo di “facilitare e istruire il compito del CNCS tramite approfondimenti tematici e l’elaborazione di documenti e pareri sulle materie attinenti la cooperazione allo sviluppo. In particolare potranno esprimersi sulla coerenza delle scelte politiche, sulle strategie, sulle linee di indirizzo, sulla programmazione, sulle forme di intervento sulla loro efficacia e sulla valutazione” come si legge dalla Delibera istitutiva. Dunque impostare le policy da proporre con gli organi istituzionali della cooperazione (Consiglio Nazionale, DGCS, Agenzia), ma anche valutarne gli strumenti e le azioni.

 

Questa settimana sono stati nominati i coordinatori dei gruppi di lavoro per definire un programma indicativo dei lavori. Il direttore di Coopermondo e membro supplente del CNCS per l’Alleanza delle Cooperative italiane, Danilo Salerno, coordinerà i lavori del gruppo “Ruolo del settore privato nella cooperazione allo sviluppo”.

 

“E’ un onore per me rivestire il ruolo di Presidente del gruppo sul settore privato”, dichiara il direttore Salerno. “Lo è ancora di più perché a nome dell’Alleanza delle Cooperative Italiane abbiamo costruito un percorso, iniziato con la riforma della legge 49/87 e proseguito con il roadshow di 5 eventi durante il semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, per far emergere il contributo che le cooperative da sempre portano alla cooperazione allo sviluppo. I numerosi colleghi che siedono nel Gruppo di lavoro del CNCS gruppo sono portatori di esperienze e conoscenze di eccellenza che, se messe a sistema nel modo giusto, arricchiranno le potenzialità delle attività di cooperazione del nostro Paese”.

 

“Ciò che ci unisce è l’idea di promuovere un’economia sostenibile nel mondo, affinché possa crescere una società più equa e democratica. Il modello cooperativo da sempre promuove un’economia attenta e rispettosa dei territori in cui i soci fanno vivere l’impresa. Sappiamo che i valori su cui si basano le nostre cooperative possono essere chiave per promuovere uno sviluppo sostenibile. Ed è importante che il movimento cooperativo giochi una parte attiva nei processi di cooperazione”. 

 

Luca De Fraia, membro dell’assemblea del CINI (Coordinamento Italiano Network Internazionali) e Segretario Generale Aggiunto di ActionAid Italia, è stato nominato coordinatore del gruppo “Seguiti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile: coerenza delle politiche, efficacia e valutazione”. Giovanni Rocca, coordinatore cooperazione internazionale di Confindustria, sarà alla guida del gruppo “Strategie e linee di indirizzo della cooperazione italiana allo sviluppo”. Infine, Adrien Cleophas Dioma, rappresentante delle organizzazioni e associazioni di immigrati nonché Presidente dell’Associazione Le Réseau, coordinerà i lavori del gruppo “Migrazioni e Sviluppo”

Storie-cooperative-dal-mondo-Imparare-cooperando-un-viaggio-e-sempre-uno-scambio-a-due-direzioni

Storie cooperative dal mondo – Imparare cooperando: un viaggio è sempre uno scambio a due direzioni

di Radoslava Petrova, presidente della cooperativa “Bio e Mare” (Federcoopesca)

 

“Ma cosa fai butti via le lische e la pelle del pesce? Sprechi un sacco di cibo!”. Non sapevo se ridere o piangere quando Valentine, la presidente della cooperativa di donne del villaggio Djangoa in Madagascar, mi ha fatto questa annotazione. 

 

Io ho fondato a Carrara la prima cooperativa di donne pescatrici, Bio e Mare, prima in Europa ad aver ottenuto la certificazione ICEA per la lavorazione dei prodotti ittici in maniera etica e sostenibile. Utilizziamo solo materiali biologici e la sostenibilità ambientale è al centro del nostro progetto. Inoltre smaltiamo a terra tutti i rifiuti plastici e metallici che, purtroppo, troviamo nelle nostre reti dato che i mari sono sempre più inquinati.

Sono andata in Madagascar a fare una consulenza per un progetto di cooperazione internazionale della ONG Haliéus (Organizzazione di cooperazione internazionale per la pesca, l’acquacoltura, lo sviluppo, la ricerca e l’ambiente) finanziato dalla Fondazione Prosolidar, proprio per condividere queste conoscenze con i pescatori di Djangoa. Il mio collega andava in mare con i pescatori: ha spiegato loro che scegliere reti dalle maglie più grandi permette di pescare pesci più grandi, che si sono già riprodotti. E’ una scelta non solo più sostenibile a livello ambientale, ma anche più efficiente perché si pesca pesce di maggiore qualità. 

 

Io rimanevo a terra per condividere con le donne nuovi metodi di trasformazione e conservazione del pescato, più igienici della loro essiccazione all’aria aperta. Era una sfida continua, le cose che a noi sembrano banali, come sbollentare i vasetti dove riporre il prodotto per sterilizzarli, lì era un’impresa: ci si doveva armare di legnai e santa pazienza per accendere un fuoco e far bollire l’acqua! 

 

Il Madagascar è uno dei maggiori esportatori di spezie al mondo. Con la sapienza e l’ironia delle donne del villaggio abbiamo inventato nuove ricette: come le sarde sotto sale (tipica ricetta ligure) ma con il pepe rosa e le bacche selvatiche. Erano una squisitezza: sono sicura che venderanno benissimo. 

 

Questa è solo una delle tante novità che mi hanno arricchita in questo viaggio. Uno scambio di cooperazione internazionale non è mai a senso unico. Non possiamo pensare di essere noi ad andare ad insegnare loro come comportarsi e come lavorare. E’ necessario aprirsi, capire i loro usi e le loro abitudini quotidiane, lasciarsi arricchire dalle loro esperienze, e solo allora, insieme, si possono trovare delle soluzioni innovative che potranno fare vivere le comunità in modo migliore. 

 

La cooperativa di donne di Djangoa, generalmente ragazze madri, sta andando talmente bene che anche gli uomini pescatori hanno deciso di formare una cooperativa tra loro. Un risultato straordinario!  

 

In Italia, la nostra cooperativa Bio e Mare vende solo pesce fresco e non lo ripropone mai il giorno successivo. L’invenduto viene trasformato in sughi, creme, mousse, sott’olio, sottaceti, sotto sale in salamoia… Lavoriamo principalmente con i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) – che contano per l’80% del nostro fatturato. Ed è proprio con la rete di GAS che abbiamo deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi per portare nel villaggio, al momento sprovvisto di qualsiasi tipo di corrente elettrica, dei pannelli solari.  

 

L’energia è qualcosa che ormai noi diamo per scontato, ma in Madagascar non lo è affatto. Sono rimasta felicemente stupita e ammirata dalla voglia di imparare che hanno mostrato le donne con cui ho lavorato. Quando abbiamo iniziato a mettere i prodotti nei vasetti erano tutte estasiate: “Così finalmente possiamo diventare donne di città che vendono i prodotti al grande mercato”. E via a continuare a preparare vasetti di gamberetti in salamoia e sarde sotto sale. 

 

Per insaccare un pesce, si sa, la prima cosa è sfilettarlo. Ma per Valentine no: “Che fai butti le spine?”. “E se lo mangiano i bambini?” le ho chiesto, “Le spine sono pericolose!”. “Se tu dai da mangiare il pesce a un bambino, il bambino sa che ci sono le lische e sta attento!”. Tutto è così naturale, tutto segue il ritmo della natura: ci si sveglia con il sole e con il buio si va a dormire. E le sue parole mi hanno dato la spinta per iniziare un’idea che avevo già in mente. Il riciclo degli scarti. La pelle e le lische contengono nutrienti preziosi, ha ragione Valentine, perché sprecarli? Tanto più che noi paghiamo per smaltire i rifiuti. Questo non è sostenibile. Ci produrremo cibo per animali, appena potremmo permetterci l’investimento. E dedicheremo la linea a Valentine, ormai per noi la regina della sostenibilità.

La-diaspora-africana-in-Italia-sostiene-giovani-e-donne-cooperatrici-in-Togo

La diaspora africana in Italia sostiene giovani e donne cooperatrici in Togo

Le donne e i giovani cooperatori togolesi sono i protagonisti della seconda fase del progetto che Coopermondo – Confcooperative sta portando avanti in Togo insieme a un pool di 6 Banche di Credito Cooperativo (BCC – Federcasse).

  

Il 2 Dicembre 2015 è stata avviata la fase pilota del «Programme FemmESS» (Progetto Donne per l’Economia Sociale e Solidale ESS) che mira a rafforzare le capacità tecniche e finanziarie di groupements di donne e di giovani imprenditori togolesi. Le donne saranno beneficiarie di un Fondo di Solidarietà, implementato con i fondi messi a disposizione da Acteurs Pour une Economie Solidaire (APES-Togo) e dall’Associazione Azioni per le Sviluppo e la Solidarietà in Africa (ASSA) fondata da immigrati della diaspora africana in Italia con il fine di promuovere una cultura per il progresso, la crescita e la sostenibilità economica nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Nei 6 mesi della fase pilota del progetto, 300 donne beneficeranno del finanziamento del «Programme FemmESS» per un valore di circa 30mila FCA a persona (circa 50€) al fine di sviluppare le loro attività di piccolo commercio.

  

 

In una seconda fase, Coopermondo, in partnership con il Ministero dello Sviluppo del Togo attraverso un programma specifico dedicato all’imprenditoria giovanile, accompagnerà alcuni groupements e associazioni di giovani a trasformarsi in vere e proprie imprese cooperative. Il Progetto FemmESS sarà implementato da Acteurs Pour une Economie Solidaire (APES-Togo), organizzazione per la promozione di un nuovo modello di imprenditoria sociale e solidale, cui Coopermondo ha offerto assistenza tecnica negli ultimi mesi.  

 

APES-Togo e ASSA si sono posti come obiettivi:

 – Incoraggiare la crescita dell’imprenditoria giovanile attraverso lo sviluppo cooperativo e con lo scopo di ridurre la povertà e la disoccupazione nelle zone rurali;

 – Promuovere una cultura di genere attraverso l’integrazione della donna togolese nell’ambito dello sviluppo sociale e solidale;

 – Promuovere e sviluppare azioni di finanza inclusiva e solidale.

Per raggiungere questi obiettivi, il programma FemmESS dovrà rafforzare le capacità organizzative, tecniche e manageriali delle donne coinvolte ed educare i beneficiari alla gestione del credito.

 

Il lancio del progetto è avvenuto all’interno della missione di valutazione effettuata dai tecnici di Coopermondo – Confcooperative dal 23 Novembre al 9 Dicembre 2015 che ha permesso di apprezzare i frutti della presenza dell’ONG creata da Confcooperative attiva in Togo dal 2012. Obiettivo del progetto, “Meccanismi di finanziamento dell’agricoltura per la sicurezza e la sovranità alimentare in Togo” – che ha un valore complessivo 1,85 milioni di euro – è contribuire al raggiungimento della sicurezza alimentare in Togo attraverso il miglioramento delle condizioni di vita nelle zone rurali del Paese. 

 

L’équipe tecnica di Coopermondo ha valutato una crescita dei partner per quanto riguarda l’evoluzione del settore della finanza decentralizzata, del settore agricolo e un arricchimento della coesione socioculturale tra i partner italiani e togolesi. Inoltre il progetto ha offerto un sostegno tecnico per lo sviluppo dell’imprenditoria cooperativa giovanile e ha promosso lo sviluppo dell’imprenditoria rurale in relazione ad alcune filiere agricole, favorendo l’aumento della produttività e la modernizzazione dell’agricoltura in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale. 

 

Fino ad oggi, grazie ai crediti agevolati che il pool di BCC (BCC del Garda, EmilBanca, BCC Cras-Sovicille, BCC di Roma, Banca del Veneziano e Cassa Rurale di Treviglio) ha concesso a due Istituti di Micro-finanza locali, sono stati erogati oltre 1,2 milioni di euro in micro-finanziamenti per sviluppare l’imprenditoria locale. Inoltre, i fondi delle BCC, insieme all’assistenza tecnica di Coopermondo, hanno contribuito a creare 146 nuove cooperative, a rafforzare 45 imprese agricole, formando oltre 450 manager e tecnici agricoli e portando benefici diretti e indiretti a circa 6.500 soci e lavoratori.

MarciaPerIlClima-4-al-COP21-di-Parigi

#MarciaPerIlClima, -4 al COP21 di Parigi

Mancano quattro giorni al 29 Novembre, giorno in cui a Parigi si celebrerà la Conferenza delle Nazioni sul Clima (COP21). Contemporaneamente a Roma – e in molte altre capitali del pianeta – avrà luogo la Global Climate March, organizzata dalla Coalizione Italiana Clima. La marcia partirà da Piazza Farnese alle ore 14,00 per concludersi ai Fori Imperiali dove seguirà un concerto fino alle ore 21,00. 

 

 

«Il pianeta non è nostro, è solo in prestito, lo abbiamo ereditato – dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – e abbiamo il dovere di preservarlo per trasmetterlo ai nostri nipoti. Purtroppo questo dovere si scontra con logiche speculative. Confrontarsi e soprattutto agire sui cambiamenti climatici è un’urgenza improcrastinabile».

 

Più dell’80% delle persone che soffrono la fame nel mondo (circa 65 milioni di persone) vivono in aree che hanno subito disastri ambientali negli ultimi anni. E questi sono in costante aumento per il mancato rispetto dei protocolli sulle emissioni di gas serra da parte di governi e multinazionali refrattari ai danni causati dal cambiamento climatico. 

 

Per questo lo scorso 30 settembre, un gruppo di pellegrini della Campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” lanciata dalla FOCSIV e promossa, tra gli altri, anche da Confcooperative e da Coopermondo, è partito da Roma per arrivare in Francia a Parigi lanciando un forte segnale mediatico e politico. 

 

Un insieme di fattori ha reso preziosa e indimenticabile l’esperienza del pellegrinaggio: il cammino, l’accoglienza da parte di organizzazioni e cittadini, l’incontro e il confronto con le comunità, la testimonianza presso le scuole, l’approfondimento della questione dei cambiamenti climatici con persone autorevoli. Di seguito è possibile scaricare un documento relativo al cammino percorso (un mini rapporto sul percorso in Italia) e sul cammino che continua (una lettera da parte dei pellegrini italiani che hanno deciso di proseguire anche in Francia).

  

A seguito dei fatti di Parigi il cammino è diventato più faticoso: il dolore, il cordoglio e la profonda riflessione sul messaggio del pellegrinaggio pesano su ogni singolo passo che si compie. Tuttavia la convinzione che di fronte a queste tragedie sia necessario continuare a promuovere un messaggio di impegno per la promozione della pace e della giustizia sociale è sempre più forte quindi il cammino verso Parigi continua!

 

 

 Continuate a sostenerci e seguirci sul sito, Facebook e Twitter della Campagna FOCSIV. Ogni passo conta, Ogni persona conta!

 

 

#MARCIAPERILCLIMA

#OGNIPASSOCONTA

#UNATERRAUNAFAMIGLIA

 

Evento-Credito-e-sovranita-agroalimentare

Evento – Credito e sovranità agroalimentare

L’agricoltura è un settore chiave per lo sviluppo locale dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Specialmente nel Maghreb, dove il lavoro agricolo è affidato alle donne, spesso analfabete e destinate a una vita di sfruttamento, offrire conoscenze significa dare loro la possibilità di un riscatto, l’opportunità di garantire in maniera più sostenibile la sicurezza alimentare delle proprie famiglie. Dare credito significa dare fiducia: il micro-credito, affiancato a una responsabilizzazione e a educazione finanziaria, può essere una leva importante per far crescere la micro-agricoltura locale. 

 

Questi i temi che caratterizzano l’incontro che si terrà sabato 28 Novembre 2015, nel Granaio Lorenese (Tenuta di Albarese – Grosseto), a partire dalle ore 16.00. L’evento è stato organizzato da Coopermondo in partnership con la BCC Banca della Maremma, il cui presidente, Francesco Carri, aprirà i lavori. Saranno presenti ospiti illustri tra cui l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuliano Amato; Gianni Bonini, delegato del Governo Italiano al CIHEAM e Vice Chairman dell’Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM) di Bari e Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto.

  

Il dibattito si concentrerà sulle innovazioni agricole, il modo di affrontare le nuove sfide poste dalle migrazioni, la possibilità di sviluppare micro-crediti per le donne impegnate quotidianamente nell’agricoltura. Su questi temi Giampaolo Cantini, Direttore Generale della DG Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri,illustrerà le priorità d’azione 2015-2017. Cosimo Lacirignola, Segretario Generale del CIHEAM e direttore dello IAM di Bari, potrà portare alla discussione le innovazioni e le ricerche che l’istituto sta portando avanti. Danilo Salerno, direttore di Coopermondo, intreccerà questi discorsi con il valore aggiunto che il micro-credito può portare quando è affiancato da un empowerment cooperativo, partendo dagli esempi dei progetti in corso in Togo e in Colombia.

  

Ospite internazionale è Bepi Tonello, presidente di BanCodesarrollo, una banca di secondo livello dell’Ecuador legata al Credito Cooperativo Italiano dal progetto “Microfinanza Campesina” e da un Accordo di cooperazione culturale e finanziaria sognato nel 2002 e rinnovato nel 2012. Nell’ambito del progetto, negli ultimi 13 anni, oltre 220 Banche di Credito Cooperativo (BCC), insieme alle strutture centrali del movimento, hanno messo a disposizione di BanCodesarrollo un plafond di oltre 50 milioni di dollari per finanziamenti a condizioni agevolate (4-5%), a beneficio di migliaia famiglie di campesinos e delle attività collegate. 

  

 

In allegato la locandina dell’evento. 

Per accreditarsi mandare una email a segreteria.direzione@bancamaremma.bcc.it

Scarica il Comunicato Stampa

Cooperative-stories-from-around-the-world-CEA-cooperating-in-Lebanon-to-guaranty-jobs-in-Italy

Cooperative stories from around the world – CEA, cooperating in Lebanon to guaranty jobs in Italy

“Internationalizing means networking. And for someone like me, who grew up on bread and cooperation on the hills of the Emilia Romagna, sharing knowledge and expertise with people in developing countries is something absolutely natural”.

 

 Giuseppe Salomoni, is not a missionary or volunteering for an NGO, he is the president of Cooperativa Edile Appenini (CEA), a housing cooperative, which, only in Italy, employs 356 people and has an annual turnover of 50 million euro, about seventy members and operates throughout the peninsula from Alto Adige to Sicily.  CEA works in Lebanon to spread the Italian cooperative model. “This means two things: firstly, being a cooperative we are part of the profit sector, therefore when we go abroad we want to do business. But being cooperators we do not believe that putting profit first is the best strategy. We want to put our roots in the territory and that is typical of how cooperatives work. And that characterizes our way of doing business us in a very competitive global market”.

 

 The Lebanon project aims at the reconstruction and upgrading of the water supply and wastewater collection in the area of ​​Jbeil, in the north of the country. The project, funded by the Italian Development Cooperation (Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation) for a total amount of 30 million euro, will be completed in two years and will benefit more than 50 thousand people living in the area.

 

 “We offer assistance in the start-up and give life to small local cooperatives so that they can grow and then devote to the maintenance of what have been build. Our cooperators owns an important technical know-how and we share it by creating new cooperators who can develop themselves. “   This is precisely the ratio underlying the new Italian law on development cooperation: promoting the exchange of techniques and create synergies between the profit sector and NGOs in developing countries.

 

 “We export cooperative values by creating local coops rooted in the territory. We try to develop the place where we go, but without leaving the Italian market back. In a time of crisis like the one we are experiencing, especially in our industry, internationalization provide a turnover that allows us to maintain our members’ jobs in Italy. This is real cooperation”.

 

 What would you say to the president of a cooperative that, like yours, has a highly specialized and technical know-how that could share with people in developing countries? How would convince him/she to explore new cultures and markets?

 

 “I would tell him/her to recapture the original spirit of cooperation, what I call the folly of cooperation: launching your heart first over each obstacle. Because then, with the right partnerships, the head, torso and legs will follow it and the whole body will be found on the other side”. In short, that folly is nothing if not a little boost to your courage.
Rimesse-la-apparente-frenata

Rimesse, la (apparente) frenata

Di Marco Marcocci – Presidente Associazione Migranti e Banche

 

Iniziamo con una domanda: “Cosa sono le rimesse dei migranti?”. In generale, una risposta appropriata potrebbe essere la seguente “il trasferimento di benessere che il migrante effettua, in favore dei propri cari, dal Paese ospitante verso quello di provenienza”. Non necessariamente, quindi, l’oggetto della rimessa è il denaro. Potrebbe essere, infatti, un bene, generalmente di prima necessità come cibo, vestiario e medicinali o, più semplicemente, una qualsiasi regalia. È praticamente impossibile quantificare il valore delle rimesse così definite. Tuttavia, anche se ci orientassimo esclusivamente su quelle finanziarie, che quindi hanno come oggetto il denaro, l’indicazione sul loro ammontare sarebbe soltanto di massima.

 

I canali informali e l’avvento del mobile

 

Per prima cosa, infatti, il calcolo non comprenderebbe l’imponente flusso di soldi fatto pervenire nel Paese di origine tramite i canali informali (parenti, amici, banchieri di strada) che molti stimano essere almeno quanto quello formale, per lo meno per taluni corridoi. In secondo luogo, anche un’importante fetta di denaro veicolato per il tramite dei canali ufficiali ne resterebbe fuori: nuovi modelli d’invio non rilevati nei dati ufficiali, quali la telefonia mobile e i canali informatici, stanno prepotentemente affacciandosi sul mercato, compreso quello, quanto mai allettante, delle rimesse dei migranti.

 

Una decrescita apparente

 

Così, per dare qualche numero certo, o meglio ufficiale, sul getto delle rimesse dobbiamo necessariamente concentrarci su quelle che la Banca d’Italia definisce come “transazioni transfrontaliere tra due persone fisiche effettuate tramite un istituto di pagamento o altro intermediario autorizzato, senza transitare su conti di pagamento intestati all’ordinante o al beneficiario (regolamento in denaro contante)”. Nel 2014 il flusso delle rimesse verso l’estero fuoriuscito dall’Italia ha superato i 5,3 miliardi di euro, facendo registrare un ridimensionamento rispetto all’anno precedente del 3,8% (nel 2013 il flusso superò i 5,5 miliardi di euro). In realtà la decrescita registrata nel 2014 rispetto al 2013 è solo apparente in quanto è imputabile non tanto alla crisi economica in atto, bensì al fatto che fino al 2013 venivano annoverati tra le rimesse anche i cospicui e numerosi regolamenti di transazioni commerciali verso la Cina effettuati tramite i money transfer operators.

 

La Romania: il Paese verso cui si mandano più rimesse

 

 Il Paese che ha catalizzato il più ingente flusso di denaro inviato dalla penisola è stato, nel 2014, la Romania che ha introitato 876,4 milioni di euro, pari al 15,7% del totale delle rimesse inviate e in crescita rispetto al 2013 dell’1,8%. A seguire la Cina con 819 milioni di euro, il Bangladesh dove dall’Italia sono arrivati 360,7 milioni di euro, le Filippine con 324 milioni, il Marocco e il Senegal rispettivamente con 249,9 e 244,9 milioni di euro. Un aumento considerevole è avvenuto nelle rimesse dirette in Pakistan che, rispetto al 2013, hanno registrato un incremento di 18,4 punti percentuali raggiungendo quota 125,5 milioni di euro e quelle dirette nello Sri Lanka (+10,9%; 173,3 milioni). Da registrare l’aumento consistente in termini percentuali anche del valore dei trasferimenti verso la Moldavia (+12%) e la Russia (+32,3%), anche se in termini quantitativi l’ammontare dei ussi verso i due Paesi è relativamente modesto (Moldavia 85,5 milioni e Russia 44,6 milioni).

 

Oltre un miliardo di euro è inviato dalla Lombardia

 

La regione che ha inviato più denaro all’estero è stata la Lombardia, con oltre 1,1 miliardi di euro; seguono il Lazio (985,1 milioni) e la Toscana (587,1 milioni). Queste tre regioni, da sole, hanno prodotto più della metà del volume totale di rimesse in uscita dall’Italia.

 

Roma, Milano e Firenze: le tre città delle rimesse

  Scendendo a livello provinciale la graduatoria delle prime dieci posizioni vede al comando Roma con 891,1 milioni di euro, seguita da Milano (606,7milioni), Firenze (207,4 milioni), Napoli (195,4 milioni), Torino (172,3 milioni), Prato (162,1 milioni), Brescia (139 milioni), Bologna (117,1 milioni), Genova (108,3 milioni) e Bergamo (97,8 milioni).

 

Crescono le rimesse a livello mondiale

 

Passando dalla dimensione nazionale a quella mondiale delle rimesse, la World Bank ritiene che i 232 milioni di migranti sparsi per il mondo abbiano eseguito nel 2014 rimesse per 583 miliardi di dollari, dei quali 436 destinati ai Paesi in via di sviluppo (+4,4% rispetto al 2013). Il trend in costante crescita delle rimesse a livello globale sembra inarrestabile, tanto che la stessa World Bank stima che nel 2017 i flussi verso i Paesi in via di sviluppo raggiungeranno quota 479 miliardi di dollari (su un totale ipotizzato intorno ai 636 miliardi). I primi cinque Paesi al mondo destinatari delle rimesse sono stati nel 2014 India, Cina, Filippine, Messico e Nigeria. Quelli mittenti invece USA, Arabia Saudita, Germania, Russia ed Emirati Arabi.

 

La rimessa non è solo money transfer

 

Qualunque sia l’approccio che si voglia dare al tema, appare evidente che il flusso di denaro che transita come rimesse dei migranti è notevole e, come ha scritto nella lettera enciclica “Caritas in Veritate” il Papa Emerito Benedetto XVI queste “recano un contributo significativo allo sviluppo economico” del Paese di destinazione. È fondamentale quindi che le rimesse siano adoperate in impieghi utili e produttivi, in grado di generare lo sviluppo sostenibile delle comunità nelle quali arrivano. Non per niente tra gli altri elementi che caratterizzano una rimessa e che meritano particolare attenzione ci sono il costo complessivo per il trasferimento e il tasso di cambio applicato. Questi fattori sono stati già oggetto di attenzione da parte di organismi internazionali quale il G8, il G20 e la Banca Mondiale, nonché di governi nazionali nell’ottica di ridurli e, per quanto possibile, calmierarli così da non distrarre risorse dall’importo della rimessa. La rimessa di denaro non ha soltanto un valore finanziario, ha anche una dimensione umana, sociale e politica. In essa è quasi sempre insita tutta la complessità propria del fenomeno migratorio contemporaneo, caratterizzato da sofferenze, disagio, aspirazioni e speranza di una vita migliore. Anche per questo sarebbe troppo semplice e riduttivo identi care la rimessa nel mero invio di soldi da un paese all’altro del mondo. 

 

 

Articolo originariamente pubblicato nella sezione “tribuna” sul numero di novembre di AziendaBanca.

Storie-cooperative-dal-mondo-CEA-cooperare-in-Libano-per-garantire-lavoro-in-Italia

Storie cooperative dal mondo – CEA, cooperare in Libano per garantire lavoro in Italia

Internazionalizzare vuol dire fare rete. E a uno come me, che è cresciuto a pane e cooperazione sui colli emiliani, condividere conoscenze e know-how con i paesi in via di sviluppo non può che venir naturale”. 

 

Giuseppe Salomoni, non è un missionario o un volontario di una Ong, ma è presidente della Cooperativa Edile Appennino (CEA) che, solo in Italia, occupa 356 persone e ha un fatturato annuo superiore ai 50 milioni di euro, una settantina di soci e un’operatività lungo tutta la penisola dall’Alto Adige alla Sicilia.

 

CEA in Libano è andata a (es)portare il modello cooperativo italiano. “Questo vuol dire due cose: in primo luogo siamo una cooperativa ma rientriamo in quello che viene definito settore profit, quindi se andiamo all’estero vogliamo fare impresa. Ma essendo cooperatori non crediamo nel profitto prima di tutto. Noi portiamo la radicalizzazione sul territorio, quella tipica delle nostre cooperative di produzione lavoro. E questo ci caratterizza in un mercato globale molto competitivo”.

 

Il progetto avviato in Libano mira alla ricostruzione e al potenziamento del sistema idrico e alla raccolta delle acque reflue nell’area di Jbeil, a nord del paese. L’opera, finanziata dalla Cooperazione italiana allo sviluppo – MAECI per un importo complessivo di 30 milioni di euro, sarà portata a termine nell’arco di due anni e beneficerà oltre 50mila persone residenti nella zona. 

 

“Offriamo assistenza nello start-up e diamo vita a piccole cooperative locali affinché possano crescere e poi dedicarsi alla manutenzione delle opere. Noi cooperatori abbiamo un importante know-how tecnico, lo condividiamo creando nuovi cooperatori che possano svilupparsi a loro volta”. 

 

Ed è proprio questa la ratio che soggiace la nuova legge italiana sulla cooperazione allo sviluppo: favorire lo scambio di tecniche e creare sinergie tra il settore profit e le Ong. 

 

“Esportiamo valore cooperativo dando vita a cooperative locali radicalizzandoci sul territorio. Cerchiamo di sviluppare il posto dove andiamo, ma senza abbandonare il mercato italiano. In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, specialmente nel nostro settore, l’internazionalizzazione – la nostra attività in Libano – ci garantisce un fatturato che ci permettere di mantenere l’occupazione dei nostri soci italiani. Se non è cooperazione questa”. 

 

Cosa direbbe al presidente di una cooperativa che, come la sua, presenta una elevata specializzazione e know-how tecnici che potrebbe condividere con popolazioni che non le conoscono ancora in mercati che stanno crescendo? Come lo convincerebbe ad esplorare nuove culture e mercati? 

 

“Gli direi di ritrovare lo spirito cooperativo originario, quella che io chiamo la follia della cooperazione: lanciare sempre per primo il cuore oltre l’ostacolo. Perché poi, con le partnership giuste, la testa, il busto e le gambe seguiranno il cuore e il corpo tutto si ritroverà dall’altra parte”. Quella follia, insomma, che altro non è se non una leggera spinta per dare il volo al coraggio.