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Elezione Presidente ACI

13 febbraio: «Unità della rappresentanza per fare del movimento cooperativo un protagonista di una nuova visione dell’economia»

Eletto dall’Assemblea, organismo composto da 90 rappresentanti delle tre organizzazioni cooperative -AGCI, Confcooperative e Legacoop- che a Gennaio di due anni fa hanno dato vita all’Alleanza delle Cooperative Italiane e rappresentano, insieme, oltre 43.000 cooperative, con 1.300.000 occupati, 140 miliardi di euro di fatturato ed oltre 12 milioni di soci.

 Poletti succede a Luigi Marino, dimessosi dall’incarico in quanto candidato alle prossime elezioni politiche, e che il neopresidente ha ringraziato per l’attività svolta fino ad oggi. “Sono davvero onorato” -ha detto  Poletti- “di essere chiamato alla guida dell’Alleanza delle Cooperative, un progetto di unificazione della rappresentanza del movimento cooperativo nel quale credo profondamente e di cui sono stato, fin dall’inizio, un convinto promotore.

 

Ringrazio tutti i colleghi cooperatori per avermi accordato la loro fiducia: sarà, per me, uno stimolo a rafforzare ulteriormente il mio impegno per far progredire il cammino dell’Alleanza, che ha già conseguito risultati importanti in termini di visibilità e di capacità di interlocuzione del mondo cooperativo con le istituzioni, la politica e l’associazionismo imprenditoriale e sociale”.

 

 “Sono ben consapevole” -ha aggiunto Poletti- “che le difficoltà dell’Italia non sono ancora superate e che anche le cooperative scontano i pesanti effetti della crisi. Ma proprio per questo credo che sia ancor più necessario proseguire sulla strada dell’unità, per fare del movimento cooperativo un protagonista di una nuova visione dell’economia: un’economia sociale e solidale dove cittadini e comunità siano soggetti attivi dello sviluppo, nel segno di una partecipazione responsabile alla crescita del paese che garantisca diritti e maggiore equità sociale”.

 

 “L’Alleanza delle Cooperative Italiane è un progetto importante – ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e Copresdiente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – non è un’operazione di facciata. È nata per dare maggiore incisività alla rappresentanza della cooperazione italiana.

 Lo sta facendo e continuerà a farlo sia nell’interesse delle cooperative sia per continuare nell’opera di modernizzazione e innovazione dei corpi intermedi chiamati a recitare un ruolo di avanguardia nel guidare i propri associati fuori dalla crisi, oltre che a dare un nuovo e più valido contributo al Paese in termini di idee, di proposte per rilanciare il sistema Italia con il quid specifico dei nostri valori: persona, sussidiarietà, localismo, territorio, democrazia economica”.

 

 “Le dimissioni di Luigi Marino, al quale vanno i più fervidi auguri ed un sincero saluto da parte mia e dell’AGCI, rappresentano un momento importante per l’intero Movimento Cooperativo. Le esperienze accumulate in oltre 20 di Presidenza di Confcooperative sono state preziosissime per la fase di avvio dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, della quale Marino è stato ispiratore e protagonista. Da oggi siamo chiamati a dimostrare di essere in grado di continuare con determinazione il cammino intrapreso e sono certo che, con la guida di Giuliano Poletti, raggiungeremo gli obiettivi programmati.”

 Così si è espresso Rosario Altieri, presidente AGCI e Co-presidente Alleanza Cooperative Italiane. “La crisi economica, le difficoltà di un’interlocuzione istituzionale e sociale, i sempre maggiori ostacoli che il sistema Italia incontra nella competizione internazionale, rendono ancora più necessario il rafforzamento dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e questo è il nostro impegno – conclude Altieri – e lo porteremo avanti con coerenza”.

 

ufficio stampa www.confcooperative.it

 

Assemblea Alleanza Cooperative

13 febbraio: Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane: si elegge il nuovo presidente e saranno presentate le proposte alle forze politiche

 

L’elezione del nuovo Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane che sostituirà Luigi Marino, candidato alle elezioni politiche; la presentazione delle proposte della cooperazione alle forze politiche in vista della prossima consultazione elettorale.

 

Sono questi i due punti all’ordine del giorno dell’Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, il coordinamento stabile costituito da Agci, Confcooperative e Legacoop, in programma mercoledì 13 febbraio a Roma, alle ore 10.00, presso il Palazzo della Cooperazione, Via Torino 146.

 

I lavori saranno aperti da Luigi Marino, Presidente uscente dell’Alleanza delle Cooperative.

 

L’Assemblea procederà, quindi, all’elezione del nuovo Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.

 

Saranno presenti Giuliano Poletti, Presidente Legacoop, Maurizio Gardini, Presidente Confcooperative e Rosario Altieri, Presidente Agci.

A seguire, l’illustrazione delle proposte della cooperazione alle forze politiche.

 

Sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle varie coalizioni politiche. Hanno dato conferma: Massimo Mucchetti, candidato alla Camera per il Partito Democratico, in rappresentanza della coalizione “Italia, bene comune”; Lorenzo Dellai, capolista alla Camera, in Trentino, di Scelta civica con Monti per l’Italia, in rappresentanza della coalizione di Centro; Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del PDL, in rappresentanza della coalizione di Centrodestra.

 

 

La conclusione dei lavori è prevista per le ore 13.00.

 

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IL PRESIDENTE IN CONFERENZA STAMPA

31 gennaio: Una sintesi dei principali argomenti affrontati dal Presidente Maurizio Gardini in conferenza stampa

Ruolo della cooperazione nella crisi: le cooperative hanno sacrificato gli utili, ma continuato a fare occupazione.

Le cooperative, per quello che hanno potuto, sono state antidoto alla crisi (+8% di occupazione negli anni 2007 – 2011 e +2,8% nel 2012).

L’Alleanza delle Cooperative Italiane non è un’operazione di facciata, ma un progetto importante che porteremo avanti.

 

 

Accesso al credito e ritardati pagamenti: le imprese e le cooperative vantano un credito di 20 miliardi con la PA. Le sole cooperative sociali, più fragili patrimonialmente vantano crediti per 6 miliardi. È una situazione drammaticamente insostenibile visto che le imprese si indebitano per pagare gli stipendi e le condizioni di accesso al credito sono sempre più onerose. Drammatiche al Sud dove c’è uno scarto di 2 – 3 punti rispetto al Nord.

 

 

Le Banche di Credito Cooperativo meritano un discorso a parte. Le BCC sono le banche del territorio. Quelle che hanno portato avanti l’economia locale delle famiglie e delle imprese. Quelle che non si sono tirate indietro quando gli altri hanno tirato i remi in barca. Meritano un riconoscimento per aver esercitato in modo autentico il loro ruolo sul territorio, dove hanno aumentato la raccolta, ma soprattutto gli impieghi durante tutti gli anni di crisi, dl 2007 a oggi.

 

Utilities: Le cooperative in alcune regioni quali Toscana, Emilia Romagna, Molise, Trentino, già svolgono un ruolo da protagonista nelle utilities. Possono sviluppare ulteriormente queste capacità facendo dei cittadini i protagonisti delle utilities di maggiore interesse. Sono scettico nei confronti delle società quotate in borsa.

 

 

Agenda ideale che Confcooperative chiede al governo per i primi 100 giorni: 1) non aumentare IVA, perchè dobbiamo rilanciare i consumi e lasciare più soldi nelle tasche dei lavoratori; 2) rilanciare l’export con i crediti d’imposta, perchè l’export è una vera autentica misura anticrisi per le imprese e le cooperative; 3) incentivare il credito e rafforzare il sistema dei Confidi; 4) il sogno è riscrivere il Welfare del Paese ed esplodere le migliori energie della cooperazione sociale, del no profit, del volontariato.

 

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Maurizio-gardini-Nuovo-Presidente

Maurizio Gardini Nuovo Presidente

31 gennaio: Maurizio Gardini è il nuovo presidente di Confcooperative. Lo ha eletto all’unanimità il Consiglio Nazionale.

 

 Maurizio Gardini è il nuovo presidente di Confcooperative. È stato eletto all’unanimità dal Consiglio Nazionale nel corso del quale Luigi Marino,presidente uscente,ha rassegnato le dimissioni, perché candidato capolista al Senato, in Emilia Romagna, nella lista “Con Monti per l’Italia”.

 

Maurizio Gardini, forlivese, 53 anni sposato e con due figli, è imprenditore agricolo. Riveste, tra l’altro, la carica di presidente di Fedagri – Confcooperative ed è a capo di Conserve Italia, la più importante cooperativa agricola del Paese.

 

 

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Filera Pesca

16 gennaio Federcoopesca-Confcooperative «Dai controlli Guardia Costiera emerge filiera ittica virtuosa»

Dal rapporto sui controlli effettuati dalla Guardia Costiera nel 2012 emerge che il prodotto ittico venduto e consumato in Italia è sicuro. Solo 1 chilo ogni 1000 chilogrammi di prodotti ittici commercializzati in Italia, presenta anomalia legate alla fase di cattura, di conservazione o di vendita.

 

Se si prende in considerazione il solo prodotto ittico nazionale, la situazione migliora ulteriormente con un rapporto di 3 etti ogni tonnellata». E’ quanto afferma la Federcoopesca-Confcooperative in merito ai dati diffusi dal Ministero delle Politiche, Agricole, Alimentari e Forestali sul risultato dei  controlli effettuati lo scorso anno dalle Capitanerie di Porto.

 

«Rispetto al numero dei controlli, le sanzioni amministrative elevate nei confronti dei mercati ittici nazionali sono state solo il 3%, contro il 14% di quelle relative alle pescherie, il 12% della grande distribuzione e il 14% della ristorazione.

 

Questo vuol dire che, da quando il prodotto ittico viene venduto dai pescatori ai mercati a quando arriva presso i rivenditori o i ristoranti , si perde qualcosa in termini di corretta tracciabilità dei prodotti.»

 

Una situazione che rischia di penalizzare il prodotto nazionale a favore di quello di importazione, «la cui commercializzazione spesso non prevede il passaggio dai mercati ittici, evidentemente più controllati a monte rispetto ad altri canali di distribuzione» prosegue la Federcoopesca nell’evidenziare come il 37% delle sanzioni riguardano al tracciabilità e l’etichettatura.

 

«Positivi i controlli in questa direzione, ma è importante puntare anche su iniziative di sensibilizzazione  e informazione verso i consumatori, tese a far conoscere quali sono le indicazioni fondamentali che devono essere presenti sul banco di vendita».

 

Afferma l’associazione  nel ricordare quali sono le informazioni da tenere d’occhio in etichetta: zona di pesca, per il Mediterraneo è la zona Fao 37, l’indicazione sui metodi di produzione, ovvero se il prodotto è stato pescato o allevato, il nome scientifico del prodotto oltre a quello commerciale e l’indicazione, qualora lo fosse, che il prodotto è congelato.

 

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Agrinsieme al via

9 gennaio: Nasce il coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia e Confagri.

Nasce “Agrinsieme”, il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare).

I Consigli direttivi delle cinque organizzazioni hanno svolto oggi una riunione congiunta in cui è stato sottoscritto l’accordo interassociativo che ha dato vita ad Agrinsieme. Contestualmente, è stato nominato coordinatore il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi, che resterà in carica per la durata di un anno come previsto dal documento congiunto siglato oggi.

 

“Una parte assai significativa del mondo della rappresentanza agricola unifica le strategie e si propone come interlocutore nei confronti della politica”, così hanno sottolineato in un incontro stampa i presidenti delle cinque sigle. Il modello organizzativo è quello del Copa-Cogeca, il momento di raccordo  europeo tra tutte le sigle del settore agricolo e cooperativo dei Paesi membri, che è interlocutore unitario della Commissione e del Parlamento della Ue”.

“Agrinsieme – hanno ribadito Politi, Guidi, Gardini, Luppi e Buonfiglio –  rappresenta un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione che spesso hanno caratterizzato il mondo agricolo, ed è portatore di un nuovo modello di rappresentanza. Il coordinamento integra, infatti, storie e patrimoni di valori che non vengono annullati,  ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro. Agrinsieme rappresenta, pertanto, un reale valore aggiunto rispetto a quanto le organizzazioni hanno realizzato e continueranno a realizzare autonomamente”.

 

Agrinsieme lavorerà per la diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare, agroindustriale e della distribuzione. Il programma economico in corso di stesura, a iniziare dai settori dei cereali, del pomodoro, degli agrumi, della zootecnia, partirà su diverse aree territoriali, ed anche sulla base della progettazione che le stesse imprese stanno prefigurando attraverso iniziative di rete e di aggregazione.

 

La strategia sindacale coordinata di Agrinsieme avrà una ricaduta anche sulle politiche locali e settoriali, dal momento che si realizzeranno coordinamenti territoriali e per singole filiere produttive.

 È stata definito un primo programma di lavoro in quattro punti:

 

– Politiche di rafforzamento dell’impresa per favorire l’aggregazione in strutture economiche fortemente orientate al mercato; rilanciare la ricerca e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione; sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per il credito (puntando pure su politiche innovative relative a strumenti assicurativi e fondi mutualistici).

 

– Sistematica azione di semplificazione burocratica, diretta a ottenere il riordino degli Enti e delle tecnostrutture operative, la semplificazione del meccanismo AGEA e la revisione del sistema SIN,  l’ unificazione di competenze sia in ambito nazionale sia regionale per ridurre gli interlocutori amministrativi delle imprese.

 

– Politiche di corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua), per coniugare produttività e sostenibilità, valorizzare il ruolo delle aziende agricole, anche nel campo dei servizi eco-ambientali, sviluppare “agroenergie rinnovabili” (biomasse) e nuove opportunità della “chimica verde”.

 

Aggiornamento del quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale.

 

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I giornata di studio su “La produttività nel lavoro”

 Confcooperative organizza al Palazzo della Cooperazione la I giornata di studio su “La produttività nel lavoro”. I lavori si terranno a Roma, mercoledì 9 gennaio, al Palazzo della Cooperazione – Sala Consiglio, Via Torino n. 146 dalle 10.00 alle 18.00.

LA PRODUTTIVITA’ NEL LAVORO: cos’è, come si fa, perché ce ne occupiamo”. È questo il titolo della prima giornata di studio organizzata da Confcooperative, nell’ambito dell’Azione di Sistema finanziata da Foncoop e gestita da Elabora.

 

Aprirà i lavori Vincenzo Mannino,segretario generale di Confcooperative ed è prevista la partecipazione del presidente Luigi Marino.

Si tratta di un argomento che, alla luce della situazione economica generale, occupa uno spazio fondamentale sia nell’agenda politica ed economica nazionale, sia nello sviluppo imprenditoriale delle imprese cooperative.

 

Lo scenario di riferimento della contrattazione collettiva si sposta sempre di più verso ambiti territoriali, chiamando tutta l’Organizzazione a un ruolo di maggiore protagonismo e a fornire supporto qualificato agli Enti associati, per utilizzare al meglio le potenzialità contenute nella materia.

 

Interverranno  Nadio Delai, presidente ERMENEIA srl Studi & Strategie di Sistemasu “I fattori totali della produttività e le strategie dell’impresa cooperativa”. Carlo Dell’Aringa,Università cattolica di Milano e REF Ricerche Milano su “La produttività del lavoro nelle imprese: politiche e sviluppo”. Alessandro Monzanidi UNICAF su “La contrattazione di II livello nel sistema Confcooperative”.

 

Della produttività nella contrattazione di II livello: tre casi concreti rappresentati da Giuseppe Guerini, presidente cooperativa sociale “Ecosviluppo”, Gianluigi Vignoli, Responsabile risorse umane “Conserve Italia” e Andrea Gioeni, presidente società cooperativa “Friul – Veneto Servizi”.

 

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Semi-di-speranza-per-far-ripartire-la-Sierra-Leone

Semi di speranza per far ripartire la Sierra Leone

La mano trema mentre il gesso affonda sulla superficie porosa della lavagnetta. La «k» è la lettera più complicata.   Marie Koroma non si arrende: alla fine doma le dita ribelli e sulla tavola compare il suo nome. «So scrivere – racconta entusiasta ad Avvenire– e anche contare. I miei figli dicevano che ero troppo vecchia   per imparare…». Ad appena 28 anni, nella zona di Songo, a trenta chilometri da Freetown, le donne sono vecchie.

In Sierra Leone – il 180esimo Paese su187 nella classifica Onu dello sviluppo umano –, del resto, l’età media supera di poco i 40 anni e il 70 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. «Magari, però, quando i miei bambini cresceranno sarà diverso», afferma Marie. Il suo sguardo fissa con insistenza un fazzoletto di cinque ettari di terra nuda, poco lontano dalla scuola-capanna. Intorno, la foresta prosegue avida. Non si  azzarda, tuttavia, a intrufolarsi in quello che tutti chiamano “il campo sperimentale”.

 

 

Hanno appena finito di disboscarlo. «Abbiamo fatto giusto in tempo: l’abbiamo terminato per Natale». Anche i musulmani –nella zona le fedi islamiche e cristiana convivono in pace – hanno acconsentito a scegliere questa come data-simbolo. Fedeli di entrambe le religioni hanno celebrato insieme la festa. «E oggi cominceremo la semina. Il prossimo 25 dicembre magari ci saranno le piantine..», racconta.

 

La speranza dei figli di Marie e delle altre centinaia di bimbi dei cinque villaggi che compongono Songo è racchiusa in questo quadrato di terra scura. Da cui dipende anche il futuro dei trenta piccoli disabili ospiti della Grafton Polio Home, alla periferia di Freetown, che, a Natale hanno voluto dedicare una preghiera speciale al “campo sperimentale”.

 

«Se vi cresceranno mais e arachidi vorrà dire che il sistema sta funzionando», spiega ad Avvenire Daniel Sillah, coordinatore del progetto appena avviato da Coopermondo, associazione per la cooperazione internazionale di Confcooperative, e finanziato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). L’idea è quella di innescare un circolo virtuoso. «Come? Insegnando a leggere e a scrivere a cento abitanti, perlopiù donne. È il passo fondamentale perché imparino a gestire la vita quotidiana.

 

Contemporaneamente aiutiamo una sessantina di agricoltori a migliorare le tecniche di produzione », continua Daniel. Nozioni minime: come fare le buche, irrigare e alternare le sementi. «Più raccolto significa più cibo, dunque la possibilità di fare scorte, vendere o scambiare le eccedenze». E con il ricavato realizzare pozzi, acquistare generatori di corrente, mettere su un dispensario medico.

 

 «Oltre che finanziare la Grafton Polio Home ». I cui ragazzi – molti sono orfani altri sono stati abbandonati perché in Sierra Leone tuttora la disabilità è sinonimo di maledizione – potrebbero poi trovare lavoro nei campi o nella lavorazione dei prodotti.

Pensa in grande Daniel: non si stanca di progettare. «L’ho imparato in Italia. Ci ho vissuto nove anni con l’aiuto di don Oreste Benzi», spiega. Daniel è stato uno dei profughi della terribile guerra che ha devastato la Sierra Leone tra il 1991 e il

2002.

 

 Quando è esploso il conflitto, il giovane aveva 21 anni e aiutava il missionario Saveriano Giuseppe Berton a mandare avanti la sua casa famiglia. «È stato lui a farci fuggire quando le violenze erano ormai  incontrollabili. E rischiavo di venire ucciso o reclutato come bimbo-soldato».Grazie a padre Giuseppe e a don Oreste, Daniel ha studiato all’Università Gregoriana e poi è stato giornalista a Tele Romagna.

  

Nel 2008, il ritorno in Africa. «Per restituire un po’ dei tanti  doni che ho ricevuto al mio popolo. Sono scappato attraverso le fognature, ho attraversato foreste, visto cose orribili. Eppure, mi sono salvato, grazie alla generosità di tanti. Ora è il mio turno di dare una mano. In che modo? Inizierò con l’aiutare questo quadrato di terra a produrre il primo germoglio», conclude. Come dice un proverbio africano, «mille passi cominciano sempre da uno».

 

a cura di Lucia Capuzzi – Avvenire

 

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Mediterraneo- Siglati accordi per sviluppo maricoltura in Egitto

Federcoopesca/Confcooperative e Lega Pesca hanno siglato a Roma due accordi di collaborazione con il CIHEAM-IAMB, Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici nel Mediterraneo, rappresentato dalla sede italiana dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, finalizzati allo sviluppo della maricoltura in Egitto. Firmatari il direttore del CIHEAM-IAMB, Cosimo Lacirignola, il presidente nazionale di Lega Pesca, Ettore Ianì, e il presidente nazionale di Federcoopesca Confcooperative, Massimo Coccia.

 Gli accordi di collaborazione prevedono la fornitura di una serie di attività di supporto e di assistenza tecnica, di cui sarà direttamente il governo egiziano a farsi carico per contribuire a sostenere l’attuazione del progetto MADE (Marine Aquaculture Development in Egypt), finanziato dal governo italiano tramite il programma di riconversione del debito.  Avviato nel 2010, il progetto MADE mira a valorizzare le grandi potenzialità per lo sviluppo della maricoltura che in ambito mediterraneo offre il territorio del Paese. Potenzialità di cui il Sistema Italia potrà beneficiare non solo in vista del consolidamento di partnership imprenditoriali italo-egiziane volte a rafforzare le relazioni commerciali e di cooperazione tra i due Paesi, ma anche in termini di trasferimento di innovative tecnologie made in Italy a ridotto impatto ambientale e forniture di attrezzature, macchinari e impianti.

 

Un risultato ottenuto grazie al prezioso supporto della rappresentanza diplomatica italiana a Il Cairo e alla forte intesa stabilita con la General Authority for Fish Resources Development del ministero dell’Agricoltura egiziano. L’expertise specifica fornita da Lega Pesca sarà mirata al trasferimento di know how tecnologico e gestionale per la costruzione e l’avvio di impianti di allevamento, a partire dalla realizzazione di un impianto pilota presso Bardawil.

 

L’assistenza tecnica riguarderà anche la realizzazione di uno studio generale sull’impatto ambientale dello sviluppo   della maricoltura egiziana, con l’indicazione di una mappatura delle principali zone d’elezione, e attività di supporto alla definizione di un assetto amministrativo-istituzionale in grado di sostenere il programma di sviluppo della acquacoltura egiziana. Il contributo tecnico di Federcoopesca riguarderà l’assistenza tecnica e gestionale per l’avvio delle strutture produttive, con particolare riferimento alla costruzione e gestione di incubatoi e avannotterie, fondamentali per l’approvvigionamento di prodotto.

 

Le attività saranno inoltre incentrate su alcuni studi di settore per individuare fattori di criticità ed opportunità per lo sviluppo della maricoltura in Egitto, che verranno discussi ed articolati in occasione della Conferenza Nazionale sull’acquacoltura in programma per il 2013.

 “Sono attività che danno senso alla valorizzazione del territorio e offrono un contributo significativo alla costruzione del processo di pace”, ha commentato Cosimo Lacirignola, direttore del CIHEAM- IAMB, Organizzazione internazionale intergovernativa, cui l’Egitto aderisce insieme ad altri 13 Paesi rivieraschi, e che vanta una consolidata esperienza nel campo della cooperazione internazionale allo sviluppo, grazie alla collaborazione con Organismi Nazionali e Internazionali (Commissione Europea, Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Ambiente e Ministero del Lavoro della Repubblica Italiana, Agenzie delle Nazioni Unite: FAO, UNDP, UNIDO, ecc.).

 

 Grande soddisfazione esprimono i presidenti di Lega Pesca e Federcoopesca, per la sigla di “un accordo che vede la cooperazione della pesca italiana protagonista nel rafforzamento degli scambi e della collaborazione solidale con i Paesi terzi del Mediterraneo, in un settore, come quello dell’acquacoltura, sempre più strategico per lo sviluppo sostenibile dell’area del Bacino”.

The International Labour Organisation (ILO) is calling for papers

The International Labour Organisation (ILO) is calling for papers on the relationship between trade unions and cooperatives. The ILO suggests that the documents will show how trade unions have been using the cooperative model and working with the cooperative movement to achieve economic, social and political objectives. We insist that the call for papers is particularly interested in case-studies that can provide lessons for trade unions and cooperators internationally.

19 December 2012

The ILO is interested in contributions documenting developments that have arisen in these areas in recent years. People can submit papers covering a number of different questions. These include (as indicated below by the ILO):

 

Despite their demonstrated resilience, viability, and potential, worker cooperatives generally remain marginal economic players, what are the obstacles that stand in the way of establishing and strengthening them? And how can Trade Unions help with it?

 

Worker cooperatives have been set up as a response to plant closures and/or delocalisations across different times. What has been the role of trade unions in facilitating the creation of such cooperatives, what were the obstacles (organizational, financial, legal, and cultural), that needed to be overcome?

 

The emergence of “social economy” enterprises that provide needed social services and in so doing, create a new model of social inclusion for both workers and their clients. Such developments are often perceived by Trade Unions as a setback from the provision of such services by the public sector and a threat for job quality, yet with fiscal pressures and the growing needs, these initiatives have multiplied in recent years. What assessment can be made of social economy from a trade union point of view? Can the social economy provide a viable partner in the provision of social services and decent work?

 

Cooperatives of self -employed workers in the informal economy, who cannot be organized in the traditional way, have provided workers with voice. Trade Unions have often lent support to those workers through the creation of service cooperatives? (savings and credit, housing, consumer cooperatives) to improve both their bargaining power and their livelihoods. Have these initiatives been successful and sustainable? What are their conditions of success? In what way do they change the relationship between Trade Unions and workers in the informal sector?

COOPERAZIONE: Lo scatto per uscire dalla crisi

Estratti della relazione del Presidente Marino

Occorre economia e mentalità più avanzata

…Un Paese che non riesce a crescere in modo significativo da oltre 20 anni, non può darne la colpa solo a fattori macro economici e ad aspetti particolari della nostra vita collettiva.  Non può neppure addebitare tutto ai governi che si sono succeduti nella prima e nella seconda repubblica.

 

 

 …Dobbiamo accettare l’idea che ci sono anche problemi di cultura, di mentalità, di valori e non valori, di fievole senso civico, di poca energia. A noi serve un’economia più avanzata, una produttività e competitività più avanzata, un’istruzione e una ricerca più avanzate, un’occupazione femminile più avanzata, una internazionalizzazione delle imprese più avanzata, un Welfare di comunità più avanzato, l’applicazione di tecnologia più avanzata, una coesione sociale dinamica e più avanzata.

 

 

…All’Italia occorre una vera stabilità, cioè un governo che governi incisivamente, coerentemente, con lungimiranza. Serve che tutte le forze politiche, condividano e tutelino, senza sbandamenti, gli interessi nazionali, diversamente da quanto avviene.

 

 

…Sia come Confcooperative e Alleanza delle Cooperative Italiane e sia nel raggruppamento con ABI, ANIA, Confindustria e Rete Imprese Italia, ripetutamente ci siamo assunti la responsabilità di richiamare leaders e partiti al bene comune. Ci siamo assunti la responsabilità di sollecitare il Governo e la politica ad operare con risolutezza le scelte indispensabili per evitare il peggio e per tenere un percorso di riequilibrio e quindi di ripresa. Questa responsabilità c’è sempre. Si accentua in tempi di politica debole.

 

Indispensabile recuperare produttività

…Singoli miglioramenti non garantiscono che è cominciata la guarigione. Ricapitoliamo. L’Italia ha perso l’1,4% del PIL nel 2008 e il 5,1% l’anno successivo. Ècresciuta del + 1,3% nel 2010 e del + 0,4% nel 2011. Ma quest’anno siamo daccapo, con una perdita del – 2,5% circa e con una perdita ulteriore prevista anche l’anno venturo. Sappiamo ormai che la crisi è lunga.  Non ha i tempi di quelle congiunturali, perché comporta una trasformazione profonda di assetti economici e politici nel mondo…

 

 

…Capiamo meglio perché l’enfasi sull’indispensabile aumento di produttività e sulle capacità di export dell’economia italiana. In Italia il recupero della produttività persa negli ultimi decenni non è cominciato ancora. Le nostre banche si sono rivelate più solide di quelle di altri Paesi. Ma sono anch’esse condizionate dalla crisi secondo diversi profili strutturali. La capacità di risparmio diminuita degli italiani condiziona la liquidità. Le sofferenze continuano a crescere e ci vorrà tempo per smaltirle. Le banche devono comprare quantità crescenti di titoli del debito pubblico italiano. L’impatto di Basilea III, speriamo rinviato, porterà comunque ad impieghi più selettivi…

 

 

No all’indebitamento, occorre capitalizzarsi

…Nell’ordinamento fiscale italiano indebitarsi è stato a lungo più conveniente che capitalizzarsi. Occorre che le imprese aumentino il loro grado di indipendenza dalle banche: accrescendo la capitalizzazione e l’autofinanziamento. Avere meno bisogno di credito e avere più merito di credito è la formula in sintesi…

 

 

Lo scatto per uscire dalla depressione economica

…Anni fa, prima della crisi, noi, e pochi altri, lanciavamo l’allarme del declino. Restammo inascoltati. Se si fossero fatte allora le riforme strutturali ineluttabili, come ad esempio una riforma Fornero delle pensioni, o adottato il pareggio di bilancio obbligatorio, o intrapresa una riduzione strutturale del debito pubblico, forse avremmo invertito la tendenza. Invece siamo caduti dalla non crescita nella depressione economica.

 

 

Eppure non siamo – certo – il Paese cha ha subito i danni maggiori dalla crisi.

Non siamo nemmeno tra i Paesi che stanno facendo i sacrifici più pesanti. Siamo però un Paese che ha perduto il suo slancio, e non riesce ancora a ritrovarlo.  Anzi una parte dell’Italia si comporta come un paziente che rifiuta le medicine e contesta il medico che lo guarirebbe. È difficile districare l’intreccio di debolezze economiche e di debolezze demografiche.

  

…Però il declino non è un destino inesorabile e inarrestabile. La grande frenata e la difficoltà di ripartenza dipendono da nostri errori. Le difficoltà di ripresa dipendono da altri errori in Europa e dalla stessa Unione europea. Gli errori che abbiamo fatto possiamo correggerli. Possiamo stare attenti a non ripeterli. Possiamo imparare la lezione. Possiamo cambiare i nostri comportamenti collettivi.

  

…Possiamo conservare ed esaltare i talenti tipicamente italiani. Ma dobbiamo diventare italiani più seri, più responsabili, con più senso civico, più capaci di provvedere ordinatamente al futuro.

  

…Sono all’opera grandi forze propulsive: il progresso tecnologico; l’innovazione diffusa e il fai da te; le risorse private disponibili per sfide di benessere collettivo (le prime forme di solidarietà globale); il “miliardo degli ultimi”, che ha cominciato il suo esodo dalla miseria e si avvia a diventare un miliardo emergente.

  

…La moltiplicazione delle capacità di trasporto, di comunicazione, e delle informazioni, porterà conoscenza reciproca, comprensione, cultura, addestramento a capire esigenze diverse e lontane. Questo è il nostro mondo, il mondo di noi sette miliardi di umani, di noi 60 milioni (meno dell’1%) di italiani.

  

Noi cooperatori non ci piangiamo addosso. Siamo gente che ci prendiamo le nostre responsabilità

…Combattiamo contro ciò che non va nel mondo e riportiamo l’Italia nel flusso della vitalità emergente. Incalziamo l’Europa affinché faccia le scelte necessarie, vere scelte di integrazione politica, e diventi “non” un luogo di contagio della crisi, additato come un untore globale, ma la potenza più evoluta nel mondo. Facciamo la nostra parte come cooperatori. Perché noi cooperatori non siamo gente che si piange addosso. I cooperatori si prendono tutte le loro responsabilità. Aiutano gli altri a fare altrettanto. Penso che questo sia un buon augurio, per tutti noi, guardando al Natale e alla vita che continua e si rinnova.

 

ufficio stampa: http://www.confcooperative.it

 

Confcooperative-e-Libera-contro-la-poverta-e-la-criminalita

Confcooperative e Libera contro la povertà e la criminalità

Il Presidente di Confcooperative, Luigi Marino e Don Luigi Ciotti hanno siglato oggi, 13 dicembre 2012 un protocollo di collaborazione contro le mafie, la povertà e la criminalità di ogni genere.

“Le cooperative sono impegnate contro la criminalità. Occorre liberare intere zone del Paese dalla criminalità per lo sviluppo di un mercato moderno. Con le mafie non è data possibilità di crescita economica. Questo impegno sarà nell’atto costitutivo delle nostre cooperative. Se ci dovessero essere pecore nere saranno scacciate dall’organizzazione”. Lo ha detto Luigi Marino, presidente di Confcooperative che ha siglato con Don Luigi Ciotti il protocollo d’intesa con Libera. 

 

“Il tempo di abitare insieme è oggi –dice Don Luigi Ciotti– anche con questa firma. Occorre l’impegno e lo scatto di tutti contro l”illegalità, perché la speranza o è di tutti o non é speranza. È il noi che vince. C’è tanto da fare. Con la legge sulla corruzione e la legge sui giochi di azzardo, per esempio, siamo sulla giusta strada. I ministri di riferimento hanno presentato testi validissimo, recependo indicazioni che l’Europa ci chiedeva da 20 anni. L’iter legislativo ne ha, poi, ridimensionato la portata, ma siamo sulla strada giusta. Occorre proseguire e insistere sui giovani. Devono imparare a desiderare le cose, perché il problema non è solo di chi fa il male, ma anche di chi guarda e lascia fare. Tutti ne parlano. Ma c’è bisogno di uno scatto un più. La responsabilità è la spina dorsale della democrazia. L’etica è nutrimento delle coscienze e della società”.

 

“Con questo protocollo –ha aggiunto il Presidente Marino– ribadiamo da che parte sta Confcooperative. Libera è l’associazione della società civile che combatte la criminalità. Ribadiamo che siamo contro le mafie e contro la criminalità di ogni genere: compresa quella finanziaria, che non è cosa di poco conto in una crisi del genere. Contro l’evasione. Contro la corruzione”. 

 

“La lotta alle mafie è irrinunciabile. Le mafie drogano l’economia e impediscono la libera iniziativa dei cittadini. Le cooperative – ha aggiunto Gaetano Mancini, vicepresidente di Confcooperative con delega al Mezzogiorno– sono il soggetto titolato bonificare le aree grigie e malavitose che non interessano solo il Sud, ma sono presenti anche a Nord. Le cooperative, infatti, nel dna, hanno la caratteristica di creare coscienza critica, di costruire, complessivamente, una coscienza collettiva con capacità di fare. Le cooperative sono supporto reale per il contrasto a questo fenomeno”

 

fonte: Ufficio Stampa Confcooperative

Sostegno Orientamento Formazione Imprenditoria Per Immigrati In Agricoltura

7 Dicembre 2012 – presso le Aule dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari

Al via le attività di formazione del progetto S.O.F.I.I.A. L’iniziativa, già avviata con successo, ha registrato una partecipazione vivace da parte di un numero di destinatari che ha superato le aspettative del gruppo partenariale. Il corso di formazione – destinato a formare soggetti consapevoli ed aggiornati sulle attuali tecniche di conduzione agricola ed imprenditoriale – ha visto la presentazione di quasi 150 domande di partecipazione al corso. Un numero così alto di candidature ha reso necessaria una serrata attività di selezione, che ha restituito una classe eterogenea per nazionalità (13 nazioni), formazione ed esperienze di vita.

Verranno realizzate le lezioni previste per il corso di formazione, che oltre a lezioni frontali, prevede un approccio on field con visite ad imprese agricole di successo operanti sul territorio pugliese. Il corso, inoltre, potrà affinare una coscienza imprenditoriale di quanti abbiano intenzione di avviare una propria impresa agricola.

 

Per quanti volessero scegliere la forma cooperativa, Confcooperative Puglia sarà un partner strategico, in grado di trasferire il know how tecnico necessario e supportare nelle delicate fasi di start-up. Quanti non siano stati ammessi alla frequenza del corso, invece, potranno essere inseriti in un percorso di assistenza e consulenza personalizzata, al fine di orientare correttamente la propria idea d’impresa, confrontandosi con esperti consulenti sulla reale fattibilità economica e reddituale.

 

Al convegno, prenderanno parte: Cosimo Lacirignola – Direttore IAMB; Stefano Vaccari – Direttore generale MIPAAF; Maria Corsaro – Vice prefetto, Autorità Fondo Europeo Integrazione Cittadini Paesi Terzi; Giuseppe Sallemi – Coordinatore progetto SOFIIA, Dirigente MIPAAF; Natale Forlani – Direttore Generale, Ministero Lavoro e Politiche Sociali; Marco Pagano – Presidente Confcooperative Puglia; Flavia Cristaldi – Università La Sapienza, Roma; Carmelo Rollo – Presidente Legacoop Puglia.

 

Le conclusioni saranno affidate al presidente della regione Puglia: Nichi Vendola

 

per maggiori INFO: www.puglia.confcooperative.it

Più Cooperazione negli Stati Uniti d’Europa

5 dicembre: “Un’economia sociale di mercato per gli Stati Uniti d’Europa: il metodo della cooperazione”: è il seminario che si è tenuto a Bergamo

Far crescere il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle cooperative in Europa, dimostrare che l’economia per crescere abbia necessità di una pluralità di forme di impresa e di modelli economici che convivendo conferiscono il carattere di libertà al mercato, più accessibile e più equo.

È quanto si è prefisso il seminario Un’economia sociale di mercato per gli Stati Uniti d’Europa: il metodo della cooperazione per un’Europa migliore.

È il titolo del seminario che si è tenuto a Bergamo e ha visto, tra gli altri, la partecipazione di: Giuseppe Guerini, presidente dell’unione provinciale; di Felice Scalvini, presidente di Cooperatives Europe; Patrizia Toia, vicepresidente del gruppo S&A al Parlamento europeo.

Molti cooperatori bergamaschi hanno partecipato all’incontro con Felice Scavini e Patrizia Toia che hanno portato i loro preziosi contributi su quanto sta avvenendo a livello Europeo. Scalvini ha parlato ampiamente delle organizzazioni della rappresentanza cooperativa internazionale evidenziando il ruolo delle cooperative fortemente vocato a portare equità nell’economia, individuando proprio nel modello cooperativo che sa resistere alle avversità uno dei migliori antidoti alla crisi.

Patrizia Toia ha descritto alcuni dei più importasnti dossier in questo momento in discussione nelle istituzioni europee, dal Single Market Act II alla nuova direttiva appalti, dalla Social Business Initiative allo Small Business Act.

In chiusura di lavori, in anteprima, l’On. Toia ha dato ai cooperatori bergamaschi la notizia che il Parlamento Europeo lavorerà nei prossimi mesi su una risoluzione sul ruolo delle cooperative nella crisi, con l’obiettivo di stimolare le istituzioni europee a dare vita a strumenti per il rilancio di attività imprenditoriali in forma cooperativa, sul modello delle esperienze realizzate in Italia con la Legge Marcora.

Altra finalità dei lavori è stata quella di far crescere la consapevolezza tra i cooperatori, che sono generalmente cittadini più impegnati socialmente, dell’importanza delle istituzioni e delle politiche europee. «Serve che i nostri Governi e le nostre istituzioni – ha detto Guerini – sappiano fare più politiche per l’Italia in Europa e non solo tradurre in Italia le politiche europee, per fare questo serve che anche a livello locale ci sia più conoscenza delle attività e dei programmi di lavoro che si discutono a Bruxelles».

uffio stampa: http://www.confcooperative.it

la Commissione Esteri approva il Ddl di riforma, il testo verso la discussione in Aula

Il 29 novembre scorso, si è concluso il lavoro della Commissione Esteri del Senato relativo all’analisi del Testo Unico e relativi emendamenti al Ddl di riforma della legge 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo e la solidarietà internazionale. 

 

La Commissione Esteri, a seguito del parere consultivo della 5a Commissione (Bilancio), essendo scaduti i termini massimi entro i quali la Ragioneria Generale dello Stato è tenuta a trasmettere una relazione d’analisi dei capitoli di legge eventualmente recanti oneri addizionali per lo Stato, ha ritenuto non attendere oltre e di procedere con l’approvazione del testo, che ora passerà alla discussione e all’esame dell’Aula.

Il testro definitivo approvato dalla 3° Commissione del Senato, è consultabile nella sezione Ricerca & Formazione, sempre sul nostro sito.

 

 

 

Il Presidente Marino alla presentazione del I Rapporto Censis

Marino «Cooperazione cresciuta nonostante gli attacchi politici. Nei servizi pubblici più spazio alle cooperative. Anteporre interessi della collettività a quelli della finanza»

 

A seguire una sintesi dell’intervento del presidente Marino in occasione della presentazione del I Rapporto Censis sulla Cooperazione in Italia realizzato per conto dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.

 

Dati economici e ruolo cooperative: solo 40 anni fa le cooperative italiane erano 10.000 e occupavano 200.000 persone, oggi le cooperative sono 80mila e occupano 1.350.000 di persone. C’e’ stata una progressione costante. Le cooperative tengono bene rispetto ai guai di questa crisi. Un dato occupazionale straordinario che sorprende. L’occupazione in testa alle performance delle cooperative e’ la migliore attestazione della coerenza delle cooperative italiane rispetto all’art 45 della Costituzione sulle cooperative italiane.

 

Attraverso le cooperative si esprime oggi una parte rilevante del popolo italiano con oltre 12 milioni di soci. Gli italiani delle cooperative portano le promesse di un’Italia migliore. Il talento degl italiani può essere tradotto attraverso le cooperative. Dobbiamo essere italiani più moderni, più competitivi. I cooperatori italiani vogliono lavorare per un’Italia migliore. In molti settori, consumo, agricoltura, credito il Paese sarebbe preda di conquista dei grandi investitori stranieri, così il welfare sarebbe poca cosa senza la cooperazione sociale.

  

 

Crescita nonostante gli attacchi politici:Le cooperative italiane hanno continuato a crescere sia negli anni di crisi strutturale sia negli anni di attacco politico all’ordinamento civilistico e fiscale. Se uno stato non riconosce l’art. 45 della Costituzione non si consente alle cooperative di poter crescere. Le cooperative hanno temuto più la politica che il mercato subendo dalla fine degli anni ’80 a oggi un tentativo di omologazione alle società capitalistiche, anziché esaltare art 45 dal diritto societario al fisco in direzione opposta. Abbiamo bisogno di un mercato plurale. Abbiamo bisogno di un mercato forte in cui un numero molto alto di imprese possono confrontarsi, competere e migliorare.

 

Estensione fiscalità cooperativa:Abbiamo sempre richiesto l’estensione della fiscalità cooperativa per le altre imprese per favorire capitalizzazione e patrimonializzazione delle imprese piuttosto che la finanziarizzazione di pochi.

 

Cooperative e servizi pubblici:La cooperazione e’ uno strumento formidabile. Nei servizi pubblici occorre aprire sempre di più alla cooperazione. Queste cose la cooperazione nel mondo gia’ le fa, negli Stati Uniti producono energia elettrica per oltre 45 milioni di persone, in Italia abbiamo 70 cooperative elettriche lungo tuto l’arco alpino. Nei servizi pubblici dobbiamo rispondere alle esigenze dei cittadini non a operazioni finanziarie.

 

 

Modernizzare la rappresentanza:Questo paese ha bisogno di mettersi alle spalle sedimentazione, liturgie, delle idee passatiste. Da due anni e’ stata avviata l’Alleanza delle Coperative. Vale la pena di metterci la passione. E’ l’unica grande cosa che la cooperazione italiana doveva fare e la sta facendo. Alleanza delle Cooperative e Rete Imprese Italia sono due buone notizie per la semplificazione e la modernizzazione della rappresentanza.

 

 

Numeri cooperative nel mondo:Tra le 300 cooperative più grandi del mondo solo 18 sono italiane e la prima e’ al 112 posto. Nonostante l’Italia sia una potenza cooperativa dobbiamo crescere in dimensioni e questo sfata i pregiudizi che vorrebbero relegare la cooperazione a imprese di piccole dimensioni. Nelle cooperative più grandi cresce la produttività, la capacita’ di resistere sul mercato. Nel mondo 750.000 cooperative risolvono i problemi di 1 miliardo di soci e danno lavoro a 100 milioni di persone, non e’ un caso se per il diverso di affrontare la crisi l’Onu abbia proclamato il 2012 Anno Internazionale delle Cooperative.

 

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Presentato il 1° rapporto sulla Cooperazione Italiana

A seguire un’ampia sintesi del I Rapporto Censis sulla cooperazione in Italia, realizzato per conto dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.

Una straordinaria crescita occupazionale. L’occupazione nelle cooperative ha continuato a crescere anche nei primi nove mesi del 2012 (+2,8%), portando il numero degli addetti delle circa 80.000 imprese del settore a quota 1.341.000 (+36.000 rispetto all’anno precedente).

Si conferma così un trend positivo e l’andamento anticiclico di questo segmento produttivo. Negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2011, a fronte di un calo dell’1,2% dell’occupazione complessiva e del 2,3% nelle imprese, gli occupati nelle cooperative hanno registrato un aumento dell’8%. Le cooperative contribuiscono al 7,2% dell’occupazione creata dal sistema delle imprese in Italia.

 

I settori in cui forniscono l’apporto più rilevante sono il terziario sociale (dove il 23,6% dei lavoratori è occupato in cooperative), in particolare il comparto sanità e assistenza sociale (49,7%), i trasporti e la logistica (24%), i servizi di supporto alle imprese (15,7%). Le cooperative presentano anche una struttura dimensionale più ampia rispetto alle imprese tradizionali: a fronte di una media di 3,5 addetti per impresa, le cooperative ne contano 17,3.

 

È quanto emerge dal «1° Rapporto sulla cooperazione in Italia» realizzato dal Censis per l’Alleanza delle Cooperative Italiane. Bene le cooperative sociali, in difficoltà l’edilizia. A fare da traino alla crescita dell’occupazione sono state le cooperative sociali, che hanno registrato un vero e proprio boom di addetti nel periodo 2007-2011 (+17,3%), proseguito nell’ultimo anno (+4,3%).

 

Anche l’ampia area del terziario (commercio e distribuzione, logistica e trasporti, credito, servizi alle imprese) ha registrato un +9,4% di occupati nel quadriennio della crisi e un +3,4% nel 2012. Il settore agricolo invece è rimasto sostanzialmente fermo nel quadriennio (+0,5%) ed è in forte affanno nell’ultimo anno (-3,8%). E non si arresta la crisi del comparto edile: -9,3% gli occupati nel periodo 2007-2011 e -1,6% nel 2012.

 

La reazione alla crisi. Il mondo della cooperazione è stato capace di reagire positivamente alla crisi, difendendo l’occupazione e cercando nuovi spazi di mercato. Secondo l’indagine del Censis, la maggioranza delle cooperative (il 40,2%) sta attraversando una fase stazionaria, il 24,6% vive un periodo di consolidamento, il 17,4% è in crescita e solo il 17,7% si trova in gravi difficoltà. Le più colpite dalla crisi sono le piccole cooperative, meno attrezzate per rispondere alla difficile congiuntura.

 

Il 31% delle cooperative con meno di 10 addetti (contro il 14,6% di quelle con 10-19 addetti, il 10,5% di quelle con 20-49 addetti e l’8% di quelle con più di 50 addetti) si trova in una fase di ridimensionamento.

 

I ritardi della Pa, principale ostacolo allo sviluppo. Al primo posto tra le problematiche che hanno condizionato gli ultimi anni di attività delle cooperative ci sono i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione (lo dichiara il 34,4% delle imprese), poi il calo della domanda (32,3%), i ritardi nei pagamenti da parte dei clienti privati (26%), il costo eccessivo di carburanti ed energia (24,9%).

 

Le previsioni per il 2013. La maggioranza delle cooperative si prepara ad affrontare il nuovo anno con la sensazione che si dovrà attendere ancora per arrivare a una effettiva ripresa. Gli obiettivi prioritari delle cooperative per l’immediato futuro vedono al primo posto la riduzione dei costi (41,2%) e l’accesso a nuovi mercati (35,3%).

 

Un settore a forte vocazione femminile. Le donne rappresentano il 52,2% dell’occupazione nelle cooperative e ricoprono il 29,1% dei posti nei consigli di amministrazione. Nel 17,9% delle cooperative più della metà degli occupati e dei consiglieri di amministrazione è costituita da donne. Le cooperative a prevalenza femminile sono presenti soprattutto nel sociale (51,2%) e nei servizi (30,9%).

 

Fiducia e radicamento nel territorio, valori fondanti. Tra i fattori di competitività indicati dalle cooperative c’è al primo posto il rapporto di fiducia con utenti e consumatori (64%), poi il forte radicamento nel territorio (48,5%), la qualità dei prodotti e servizi offerti (35,5%), il coinvolgimento delle risorse umane (32,8%). Forte è la rivendicazione di una cultura e una prassi aziendali diverse da quelle che ispirano l’azione delle imprese tradizionali, più attente al valore della persona e alle relazioni umane.

 

La persona al centro del modello d’impresa. Le cooperative riconoscono il valore delle proprie risorse umane – i soci – come elemento fondante della propria identità. Diverse sono le pratiche adottate per venire incontro alle esigenze dei lavoratori e per promuoverne la crescita professionale.

 

La maggioranza delle cooperative (il 56%) è impegnata nel garantire un’organizzazione del lavoro flessibile che permetta autonomia e incentivi la responsabilizzazione, il 37% porta avanti programmi di promozione della crescita professionale dei giovani soci attraverso corsi di aggiornamento e promozioni di carriera, il 16,2% ha adottato misure volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne (asili nido in azienda, banche delle ore), il 7,9% strumenti di welfare integrativo per i propri dipendenti (fondi pensionistici, sanità complementare), il 7,4% meccanismi di supporto per gli immigrati che lavorano nella cooperativa.

 

 

È forte anche l’impegno per far crescere la cultura cooperativa: il 33,6% ha adottato misure per favorire una maggiore partecipazione dei soci alle assemblee (dislocazione in più sedi, orari favorevoli alle donne) e il 30,5% strumenti di formazione destinati ai soci. Guardare oltre confine.

 

 

Le cooperative sono generalmente poco orientate a operare sui mercati esteri: complessivamente, solo il 7,4% esporta e il 2,2% è impegnato in joint venture con imprese straniere. Il primato dell’internazionalizzazione spetta all’agroalimentare, dove il 26,3% delle cooperative è presente all’estero.

 

Se il principale mercato di riferimento per chi opera all’estero è quello comunitario, si segnala una significativa presenza anche nei mercati extra Ue, in particolare Stati Uniti e Canada (il 19,4% delle cooperative presenti all’estero), Russia e Paesi dell’Est (15,7%), Corea e Giappone (12,2%), Cina (10,4%), Medio Oriente e Paesi del Golfo (10,4%), Nord Africa (10,3%). Il 12,9% delle cooperative che attualmente non sono presenti all’estero intende avviare nei prossimi anni iniziative oltre i confini nazionali.

 

La cooperazione, un modello innovativo per la ripresa. Il sistema delle cooperative ha dimostrato una buona capacità di tenuta di fronte alla crisi e ora può costituire per il Paese un valido modello di riferimento per la ripresa.

 Ne sono convinti i cooperatori: il contributo più importante che la cooperazione può dare è per il 30,3% il ruolo in termini di tenuta occupazionale, per il 26,1% la promozione di un modo di fare impresa diverso da quello tradizionale, più attento al valore della persona e della comunità, per il 19,1% lo sviluppo di modelli di gestione dei servizi più orientati alla partecipazione e alla responsabilizzazione degli utenti finali, per il 12% la tendenza a intervenire in settori nuovi in cui si concentrano maggiori possibilità di sviluppo, per il 10,6% la capacità di presidiare i settori in cui il ruolo pubblico tende a venire meno.

 

Questi sono i principali risultati del «1° Rapporto sulla cooperazione in Italia», realizzato dal Censis per l’Alleanza delle Cooperative Italiane, che è stato presentato oggi a Roma da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis, e discusso da Luigi Marino, Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Giuliano Poletti
e Rosario Altieri, Copresidenti dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.

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Rapporto CENSIS

29 novembre: CENSIS e Alleanza delle Cooperative Italiane presentano il I Rapporto CENSIS sulla cooperazione in Italia.

CENSIS e Alleanza delle Cooperative Italiane presenteranno il  Rapporto sulla cooperazione in Italia. I lavori si terranno,giovedi 29 novembre, alle ore 10.30, presso la sede di Legacoop, Sala Basevi, in Via Guattani 9, Roma.

 

Il direttore del CENSIS Giuseppe Roma illustrerà un’ampia sintesi dei numeri e delle principali dinamiche del movimento cooperativo.

 

Interverrà Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture.  Interverranno, inoltre, Luigi Marino, presidente dell’Alleanza delle Cooperative e i copresidenti Giuliano Poletti e Rosario Altieri.

 

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Eccellenze d’impresa nella solidarietà

29 novembre ore 9:30 a Palazzo della Cooperazione – Via Torino 146 – Roma

 “La cooperazione sociale incontra il profit”. Protocollo d’intesa tra Federsolidarietà – Confcooperative e Fondazione Altagamma.

Promuovere e valorizzare iniziative di welfare aziendale per il benessere delle persone occupate e delle loro famiglie. Se ne discuterà nel corso del convegno “Eccellenze d’impresa, eccellenze nella solidarietà” al termine del quale sarà siglato un protocollo d’intesa, tra Federsolidarietà – Confcooperative e Fondazione Altagamma, per favorire e promuovere lo sviluppo di incontro professionale tra le due sfere. 

Ne discuteranno:Giuseppe Guerini -presidente Federsolidarietà Confcooperative; Santo Versace –presidente Fondatore Fondazione Altagamma; Vincenzo De Bernardo –direttore Federsolidarietà Confcooperative; Francesco Pesci -ad di Brioni;Carla Fendi –FENDI; Gaetano Visocchi -ad della Rocco Forte & Family Roma e Firenze; Vincenzo Pujia -Sales Marketing Director BVLGARI; Andrea Illy presidente e amministratore delegato di Illycaffè.

 

Tra le esperienze di eccellenza interverranno:Vincenzo  Linarello –Consorzio GoelconVersace; Giorgia Sbrizzi – Consorzio Interland  con Illycaffè Alessandro Cantoni –Cooperativa Sociale Alecrim Work con Ferrari.

 

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Tutti contro la violenza di genere

In occasione dell’appuntamento internazionale indetto dall’ONU, le associazioni italiane e le istituzioni locali organizzano una serie di iniziative di sensibilizzazione: spettacoli, seminari, corsi, fiaccolate e anche screening gratuiti dello stato di salute.

 

DIECI GIORNI di spettacoli, incontri, performance. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, designata dall’Assemblea Generale dell’ONU per il 25 novembre, le associazioni italiane impegnate contro la violenza di genere organizzano una serie di iniziative di sensibilizzazione, di pari passo con quelle dei ministeri dell’Istruzione e del Lavoro e del dipartimento per le Pari opportunità, rivolte alle scuole e agli studenti. E’ infatti tristemente grave il bilancio anche quest’anno: 129 donne uccise per motivi di genere nel corso del 2011, 105 solo nei primi 9 mesi del 2012, e sono migliaia quelle seguite dai centri antiviolenza dal 1° gennaio al 30 ottobre 2012.

 

Fare un elenco di tutti gli appuntamenti in programma è impossibile, ogni città ha in serbo qualcosa di originale e per scoprire gli eventi locali più interessanti basta rivolgersi all’associazione o alla sede amministrativa più vicina. Partendo dall’estremo nord e scendendo via via verso sud, a Bolzano, la commissione provinciale alle pari opportunità assieme al Servizio Donna della Provincia, ripropone invece la campagna del Fiocco Bianco, “White Ribbon Campaign”, dal 25 novembre al 10 dicembre (giornata dei diritti umani), invitando a portare un fiocco bianco come segno di impegno personale a non commettere mai e a non tollerare la violenza contro le donne.

 

Tale campagna, nata nel 1991 in Canada a seguito di un inquietante fatto di cronaca. 

 

  estratto dell’articolo di Sara Ficocelli www.repubblica.it