COSPE celebra i suoi 30 anni con tre giorni di eventi in programma a Firenze dal 6 al 8 giugno all’RFK Center (via Ghibellina,12) e nel cortile delle Murate. Una serie di incontri, dibattiti e di eventi che raduneranno soci, partner e cooperanti da tutto il mondo.
“Da trent’anni facciamo la differenza. Perché la facciamo insieme”. Con questo slogan, COSPE celebra i suoi 30 anni e i tanti traguardi raggiunti in Italia e nel mondo, grazie a tutte le persone che hanno condiviso questi anni di storia: partner, donatori, soci, collaboratori e amici.
La festa dei trent’anni sarà l’occasione per far incontrare le tante anime dell’associazione, ma soprattutto diaprirsi alla città, far conoscere le attività che COSPE sta portando avanti in Italia e in 30 Paesi del mondo con circa 150 progetti e le persone che ci lavorano. I nostri ospiti arrivano da Bosnia, Albania, Palestina, Egitto, Niger, Senegal, Swaziland, Afghanistan, Cina, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay Cuba, oltre che da Italia e Europa.
Sono trenta i paesi dell’Africa sub-sahariana che sembrano avere accelerato i loro progressiverso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio nel corso degli ultimi tre anni. E’ questo il dato più eclatante secondo la ricerca effettuata dalla ong ONE. Rwanda, Etiopia, Malawi, Ghana e Uganda sono tra i top performerdell’Africa sub-sahariana nell’edizione 2013 dell’indice di raggiungimento degli MDGs pubblicato mercoledì scorso.
L’indice, sviluppato dal policy director Ben Leo presso il Center for Global Development Thinktank, confronta i progressi osservati nei paesi su otto indicatori degli MDGs con le stime di quello che sarebbe necessario per il loro raggiungimento.Ai paesi sono assegnati punteggi per ogni target, con un punteggio complessivo di 8,0, un paese è sulla buona strada per raggiungere tutti gli obiettivi del millennio.
Ai paesi sono assegnati punteggi per ogni target, con un punteggio complessivo di 8,0, un paese è sulla buona strada per raggiungere tutti gli obiettivi del millennio.
Ecco i principali risultati dell’indice 2013rispetto all’edizione dello scorso anno.
Le Maldive hanno superato la Cambogia come paese top-performing, sulla buona strada per raggiungere tutti gli obiettivi MDG fondamentali che compongono l’indice.Il punteggio della Cambogia è sceso da 8,0 dello scorso anno a 7,0.
Dal 2010,49 paesi poveri hanno migliorato i loro punteggi complessivi, 17 sono diminuiti e 10 sono rimasti gli stessi. Ciò riflette “una tendenza generale di progresso accelerato, sia pure con sacche di ritardo”, così si legge nel rapporto.
Trenta paesi dell’Africa sub-sahariana sembrano aver avuto un progresso accelerato negli ultimi tre anni. Allo stesso tempo, alcuni paesi con popolazioni numerose, come la Nigeria e Repubblica Democratica del Congo, stanno fallendo in molti settori e rallentando i progressi regionali.
Ma quanto sono attendibili i dati dell’indice di ONE? E’ il quotidiano inglese Guardian a mettere in evidenza le debolezze dell’indice. Si tratta di uno studio che si basa troppo sui dati nazionali e stranamente la sua sezione sulla metodologia è piena di avvertimenti e postille. Si parla di possibile “volatilità di anno in anno dei dati paese a causa di una varietà di fattori, come la qualità dei dati, i cicli di bilancio e di shock esogeni”.
“L’intervallo di tempo per la comunicazione dei dati in alcuni casi può variare di diversi anni, o anche di un decennio, questopuò limitare anche la precisione dei risultati. E’quindi difficile discernere chiaramente se le differenze di anno in anno siano guidati da cambiamenti di performance concreti, errore di misura o una combinazione dei due.” Sul post 2015 lo stesso Leo ammette che dovrà comunque essere perfezionata la capacità statistica soprattutto nella presa dei dati di partenza.
Nel frattempo sul fronte ONU il gruppo ad alto livello istituito dal segretario generale Ban Ki-moon riporterà questa settimana sul futuro degli MDG e su cosa verrà dopo il 2015.
La scorsa legislatura si era chiusa con l’approvazione di un testo unico della riforma della legge 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo licenziata dalla Commissione Esteri del Senato.Con il nuovo governo la cooperazione è tornata alla Farnesina sotto la guida di Emma Bonino che ha assegnato la delega al Vice Ministro Lapo Pistelli del PD. E proprio il PD in campagna elettorale si è impegnato ad arrivare alla riforma della 49 nei primi 100 giorni di governo.
“Il lavoro che abbiamo fatto in questi ultimi mesi è arrivato a delineare un quadro di riforma possibile e ampiamente condiviso: Vice ministro, fondo unico, Agenzia, coordinamento inter-istituzionale e con gli attori della cooperazione: Ong e terzo settore, profit e non profit, istituzioni locali ecc, a partire dalla valorizzazione del tavolo inter-istituzionale attualmente esistente. Queste proposte contenute nel testo di riforma sono il frutto di un lavoro di confronto e consultazione prezioso che non dobbiamo lasciar cadere, portandolo a compimento fin dall’inizio della prossima legislatura. Ci impegniamo a farlo nei primi 100 giorni di governo”.
Dall’insediamento delle camere sono già stati presentati tre progetti di legge sulla cooperazione. Nella sua prima audizione il Ministro Bonino ha ribadito come la cooperazione sia e debba essere “parte integrante della politica estera dell’Italia”, come già previsto dall’articolo 1 della 49, ma ha sostenuto la necessità di arrivare ad una necessaria messa appunto degli strumenti di cooperazione.
La Bonino ha riconosciuto il lavoro svolto dalla Commissione Esteri del Senato al termine della scorsa legislatura ma non ha dato indicazioni circa gli assetti del sistema di cooperazione che immagina, né se il Governo intenda presentare un proprio testo di riforma.
La speranza è che almeno oggi esista alla Farnesina la volontà politica per coordinarsi adeguatamente con il Parlamento su questa delicata e attesa riforma e per chiarire gli ambiti di competenza.
Stringere alleanze e trovare soluzioni con le comunità locali protagoniste.
Aiutare o non aiutare? Questo è il dilemma che si apre ogni qualvolta una catastrofe – carestie, guerre, povertà croniche – colpisce il Sud del mondo. Tra chi pensa che una megainiezione di denaro estero sia la panacea di tutti i mali e chi attribuisce allo tsunami della generosità verde-dollari la causa del perpetuarsi del sottosviluppo – l’economista africana Dambisa Moyo e la reporter Linda Polman sono forse gli esempi di estremi – si collocano gli studiosi che denunciano i possibili danni collaterali dell’assistenza senza rinunciare a priori a “tendere la mano”.
«Il problema non è se ma come aiutare – spiega Mauro Cereghini, collaboratore del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento e autore, insieme a Mauro Ceresoli, dello stimolante saggio sulla cooperazione, Darsi tempo(Emi). – All’idea di “dare il pesce”, si sostituisce spesso quella, ugualmente fuorviante, di “insegnare a pescare”. La cooperazione non è un trasferimento di competenze o di modelli da un punto all’altro del pianeta. È la costruzione di reciprocità positive tra luoghi. Ciò implica individuare partner locali con cui stringere alleanze e trovare insieme le soluzioni».
Lo sviluppo, dunque, nasce dal confronto con le comunità locali che cessano di essere meri destinatari di assistenza. «Per
questo ci vuole tempo. Spesso, invece, i bandi per accedere alle risorse impongono alle organizzazioni risultati immediati
– aggiunge Giorgio Gallo, esperto dell’Università di Pisa. – Queste avviano, così, dei veri e propri “progettifici”, studiati
in base alle logiche dei donatori. Che sono differenti da quelle della realtà in cui si va ad operare».
Naturale, dunque, che non funzionino. A portare un esempio illuminante è Giuseppe Folloni, economista dell’Università di Trento e consulente di vari progetti di sviluppo. Tra i tanti casi seguiti c’è quello di Ribeira Azul, una delle baraccopoli più degradate di Salvador de Bahia, in Brasile. «Le baracche erano palafitte. Negli anni Novanta, il governo ha deciso di distruggerle e costruire un nuovo quartiere per gli abitanti. Alla prima crisi, però – malattia, morte di un familiare, perdita del lavoretto saltuario – la gente vendeva l’abitazione si ricostruiva una capanna nella Ribeira», spiega lo studioso. In dieci anni, la baraccopoli è rispuntata. «La cooperazione nasce dall’incontro con una persona a cui offri opportunità. Che non è un bene materiale ma la possibilità di una vita differente.
È quello che abbiamo fatto con gli abitanti di Ribeira Azul, a cui abbiamo proposto, oltre alle case nuove, sostegno perché potessero migliorare la loro esistenza. Dunque, un centro nutrizionale, un asilo, dei corsi di formazione». Risultato: tra il 2003 e il 2006 la baraccopoli è scomparsa. Per uno che sparisce, però, ogni giorno, nuovi slum si aprono come ferite per le periferie urbane del Sud del mondo. E Haiti resta povera nonostante i miliardi post-sisma. Perché? «Si è diffusa un’idea romantica degli aiuti – dice il pluripremiato giornalista David Rieff, autore del saggio Un giaciglio per la notte, il paradosso umanitario(Carocci). – Si pensa che possano risolvere tutti i problemi. Non è così. Ritengo che Bill Clinton fosse sincero quando ha promesso una nuova Haiti in breve. Le sue aspettative, però, erano esagerate. Gli aiuti sono solo una parte della soluzione: lo Stato e la società locale, devono fare il resto».
Avvenire – Lucia Capuzzi – inviato a SaintMarc (Haiti)
Si è tenuta mercoledì scorso la prima audizione del Ministro Bonino sulle linee programmatiche del suo Dicastero, di fronte alle Commissioni esteri riunite di Camera e Senato . Il resoconto di queste tre ore di relazione ce le sintetizza Iacopo Viciani in un articolo apaprso ieri sul suo blog “Zerovirgolasette” sul sito di repubblica.Il Ministro ha spaziato sinteticamente su tutti i teatri importanti per l’Italia e su alcune questioni tematiche, come la diplomazia economica e l’Expò 2015, riservandosi di non entrare nello specifico delle missioni internazionali che saranno oggetto di specifica audizione congiunta con il Ministro della Difesa a fine mese.
Per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo, il Ministro ha ribadito come la cooperazione sia “parte integrante della politica estera dell’Italia”, come già previsto dall’articolo 1 dell’attuale legge di disciplina della materia, ma ha sostenuto la necessità di arrivare ad una necessaria messa appunto degli strumenti di cooperazione. Se ha riconosciuto il lavoro svolto dalla Commissione Esteri del Senato al termine della scorsa legislatura sulla riforma della legge 49/87, che aveva portato a licenziare un testo, non ha dato indicazioni circa gli assetti del sistema di cooperazione che immagina, né se il Governo intenda presentare un proprio testo.
Affermando che la cooperazione sia parte integrante della politica estera italiana, il Ministro ha indirettamente espresso una preferenza per un assetto che la mantiene incardinata nel Ministero degli Affari Esteri e non con un suo Ministero dedicato, o con una “cabina di regia unitaria” in Presidenza del Consiglio, come con l’esperienza del Governo Monti.Intanto la discussione sulla riforma della cooperazione verrà incardinata nuovamente in Commissione esteri al Senato, dove sono presenti almeno due disegni di legge di cooperazione: uno del Senatore Tonini, che prevede Vice-ministro e un’agenzia e l’altro o del Senatore Lucio Romano, che prevede un ministro senza portafogli ed un dipartimento in Presidenza del consiglio che vigila su un’agenzia dedicata.
Da un punto di vista finanziario il Ministro Bonino ha evidenziato le difficoltà quantitative dell’aiuto pubblico allo sviluppo italiano ma ha riconosciuto che con il Governo Monti c’è stata un’inversione di tendenza con un aumento di risorse. Citando le stime e il calendario d’incremento tendenziale licenziate dall’ultimo Documento d’economia e finanza, ha indicato che quest’anno si passerà dallo 0,12% del PIL (in realtà è lo 0,13%, secondo gli ultimi dati OCSE) ad uno 0,15% per arrivare ad uno 0,30% nel 2017. Non ha fatto riferimento al fatto che oltre il 50% di queste risorse è trasferito direttamente all’UE e che il Ministero dell’economia e finanze è un attore rilevante con oltre 477 milioni di euro per attività di cooperazione iscritte a bilancio.
Nel 2013, le risorse per la cooperazione del Ministero Affari Esteri si attestano intorno ai 230 contro il miliardo “in precedenza” – in realtà il picco finanziario per le risorse del MAE è stato nel 2008, quando, con gli stanziamenti del decreto missioni, si sono toccati quasi i 900 milioni di euro.Ha ringraziato quei deputati che la settimana scorsa si sono adoperati per evitare il taglio di 20 milioni di euro sulle risorse di cooperazione del 2015, come era previsto da un emendamento governativo al decreto sui debiti alla PA.Ha valutato positivamente le autorizzazioni di risorse di cooperazione addizionali, stanziate all’interno dei “decreti missione” perché hanno permesso di accompagnare l’intervento militare. In realtà in campagna elettorale, alcuni partiti all’interno dell’attuale maggioranza avevano promesso di separare la cooperazione dal provvedimento, decreto missioni, senza perdere le risorse, in modo da evitare di perpetrare una confusione tra la componente civile e quella militare.
«Le cooperative puntano su idee, innovazione e capacità di sorprendere». La federazione e alcune cooperative aderenti a Torino FederCultura – Confcooperative partecipa alla XXVI Edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, che si apre oggi al Lingotto Fiere, per manifestare un segnale di fiducia verso le cooperative editoriali aderenti, in un delicato momento di trasformazione del settore.
«L’edizione di quest’anno dal titolo Dove osano le idee suona particolarmente evocativa. Le piccole realtà, come quelle che aderiscono a FederCultura, puntano proprio sulle idee e sulla capacità di sorprendere per inserirsi in un mercato che continua a polarizzarsi a favore di grandi colossi – dichiara Massari – ma la voglia di raggiungere e conquistare il lettore, anche direttamente sfruttando magari le nuove tecnologie, combinata con la capacità di cooperare e integrarsi che caratterizza le nostre realtà possono dare buoni risultati».
Al Lingotto saranno presenti, insieme a FederCultura, le cooperative aderenti:
Altreconomia: nata nel 2008, pubblica un mensile e libri sul commercio equo e solidale, ambiente, finanza etica e nuovi stili di vita. Ha una larga base sociale, composta in buona parte dai lettori della rivista, e persegue l’indipendenza e la chiarezza d’informazione anche con la scelta della rinuncia alla contribuzione pubblica
http://www.altraeconomia.it
Ananke Edizioni: dal 1995 è leader nella pubblicazione di testi di Egittologia, di carattere scientifico e divulgativo. Le collane di Filosofia, Psicologia, Storia, Arte, Archeologia, Narrativa e Poesia completano il ricco catalogo. Dal 2012 aderisce alla rete VAL.U.E. per la valorizzazione dell’editoria universiataria.
www.ananke-edizioni.com
Cartacanta Editore: è una casa editrice indipendente nata a Forlì nel 2009. Pubblica libri di narrativa italiana e straniera con un occhio di riguardo per la narrazione breve e per i giovani scrittori. Cura anche una collana di saggistica nella quale ama approfondire argomenti di ambito storico e letterario. A Torino porta in anteprima il romanzo breve Racconto dell’aldilàdel noto scrittore tedesco Matthias Politycki, tradotto per la prima volta in italiano.
www.cartacantaeditore.it
Consorzio Beni Culturali Italia: Promosso da FederCultura di Confcooperative, il Consorzio Beni Culturali Italia sin dal 1993 opera direttamente e tramite le cooperative socie nel settore del patrimonio culturale con attività di ricerca e sviluppo, progettazione, formazione, produzione, valorizzazione e gestione integrata dei relativi servizi. Parteciperà allo stand in collaborazione con le cooperative COPAT ed Opera d’Arte.
Cooperatives Europe, in occasione della propria Assemblea Generale celebrata ad Istanbul il 6 Maggio, ha organizzato, mediante la realizzazione di Workshop tematici e di una “Cooperative Leadership Roundtable”, un approfondimento tematico sullo sviluppo del movimento cooperativo a livello europeo.
COOPERMONDO, Associazione per lo sviluppo della cooperazione internazionale di Confcooperative, ha preso parte al Workshop 2″Sviluppo cooperativo in Europa Sudorientale.”
Forte dell’esperienza diretta e del grande patrimonio di progetti di cooperazione allo sviluppo portati avanti dalle associate a Confcooperative, Coopermondo è intervenuta, per il tramite del proprio Referente di Confcooperative Puglia Antonio Spera, presentando l’Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI) ed esponendo i risultati delle attività di vari progetti realizzati in passato nella Regione, tra cui quello di Cooperatives Europe “Introduction of social economy and rehabilitation of the co-operative system supporting Rural Development in Montenegro”, realizzato nel 2012, cui Coopermondo-Confcooperative Puglia aveva partecipato per la formazione di funzionari del Governo del Montenegro sulla funzione politico sindacale di un’organizzazione di rappresentanza cooperativa.
Un ampio dibattito ha seguito la presentazione, che poneva in evidenza come il 6° principio della Dichiarazione sull’Identità cooperativa (cooperazione tra cooperative), l’innovazione ed il partenariato pubblico-privato, anche sostenuto dalle Istituzioni europee della Regione, possa rappresentare uno strumento per lo sviluppo locale ed un volano per la cooperazione internazionale improntata sul nostro modello di sviluppo economico e sociale.
Parole di grande soddisfazione per la presenza e l’intervento di Istanbul sono state espresse dal Presidente Matteo Passini, il quale sottolinea come il lavoro realizzato ed il crescente impegno di Coopermondo contribuiscano al consolidamento della struttura, posizionando il nostro contributo tra i soggetti della cooperazione allo sviluppo anche a livello internazionale.
La Fondazione Gates ha aperto i termini per la presentazione di proposte per costruire consorzi e partenariati in Africa per il miglioramento dei livelli nutrizionali attraverso interventi agricoli.
Si tratta di formare o sviluppare piattaforme esistenti composte da amministrazioni locali, organizzazioni comunitarie, settore privato o programmi di sviluppo già avviati. Nella valutazione delle proposte, che potranno portare alla firma di programmi quinquennali, saranno privilegiate le proposte basate in Africa e presentate da partenariati composti da attori diversi che comprendano un partner di ricerca e molteplici partner locali nei diversi paesi.
I paesi prioritari sono: Etiopia, Uganda, Tanzania, Kenya, Mali, Burkina Faso, Ghana e Nigeria, le proposte dovranno coprire una minimo di quattro di questi paesi.
La prima fase del processo prevede la presentazione di una lettera di Inquiry (LOI) entro e non oltre il 7 giugno 2013. La Fondazione Gates valuterà le richieste, ed i candidati che avranno presentato i progetti di maggiore interesse per la Fondazione Gates saranno invitato nel luglio 2013 a presentare una proposta completa.
6 – 8 maggio: Alleanza delle Cooperative partecipa alla missione economica di governo, banche e imprese in Indonesia.
Si conclude oggi la Missione di Sistema in Indonesia, promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero degli Affari Esteri, portando a Giacarta, imprenditori e banchieri italiani. Commercio, collaborazione industriale e investimenti sono state le parole d’ordine della tre giorni di lavori.
La Missione è stata organizzata nell’ambito della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, dall’ICE- Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane insieme a Confindustria, Abi, Unioncamere, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative Italiane, con il contributo di tutte le altre istituzioni partecipanti e con il sostegno ed il lavoro preparatorio dell’Ambasciata d’Italia a Jakarta.
Molti i settori oggetto dei colloqui, con focus su Automotive, Infrastrutture (incluse costruzioni ed edilizia abitativa), Energia e Ambiente, Telecomunicazioni e Macchinari industriali. In tutto ci saranno 44 imprese italiane, 8 gruppi bancari e 10 associazioni imprenditoriali: 100 i partecipanti delegati. Durante i lavori sono stati realizzati incontri B2B tra le imprese italiane e le controparti indonesiane, a testimonianza del taglio fortemente operativo dell’iniziativa.
A dimostrazione dell’importanza che il Governo italiano attribuisce agli investimenti in entrata quale fonte di rilancio per l’economia e di ricchezza per il Paese, nella Missione di quest’anno farà il suo debutto un Seminario per l’Attrazione degli Investimenti Esteri in Italia, nel corso del quale il Presidente dell’Agenzia ICE, Riccardo Monti, illustrerà le opportunità di investimento in Italia, principalmente nel campo del Real Estate, Merger & Acquisition dei settori in crisi a una platea composta dai venti più importanti imprenditori industriali e dai rappresentanti dei principali fondi di investimento indonesiani.
«L’Indonesia si colloca ai primi posti tra le mete preferite dagli investitori internazionali in cerca di un business environment agevole e sicuro» ha dichiarato il presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti. «Come Agenzia ICE vogliamo contribuire a rendere i rapporti tra Italia e Indonesia sempre più simili a un’autostrada a tante corsie – scambi commerciali, partnership industriali e investimenti, questi ultimi oggetto di un focus durante la Missione – che sia veloce e senza intoppi, per convincere un numero sempre maggiore di imprese indonesiane a investire nel nostro Paese».
«L’export rimane una delle principali soluzioni per portare l’Italia fuori dalla crisi. Apprezziamo, dunque, l’impegno profuso per organizzare la Missione, in questo delicato momento politico-economico. L’Indonesia, per la cooperazione italiana, è un mercato importante, non solo per le potenzialità di sviluppo che offre l’Asia, ma anche per la significativa consistenza del movimento cooperativo locale che può agevolare una nostra presenza su questo mercato». Così dice Antonello Ciambriello di Confcooperative che sta partecipando alla Missione, in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.
Emma Bonino, attuale Ministro degli Esteri, intervenendo al Forum della Cooperazione allo Sviluppo svoltosi a Milano nel 2012, quando ricopriva il ruolo di Vice Presidente del Senato, suggerisce tre elementi di riflessione a favore della Cooperazione allo Sviluppo.
video di Emma Bonino 1-2 Ottobre 2012 – Forum della Cooperazione allo Sviluppo.
Nell’attuale legislatura si è finalmente costituito l’intergruppo parlamentare per la cooperazione internazionale allo sviluppo alla Camera dei Deputati, che ha raccolto 70 adesioni.
Si è trattato di una prima positiva risposta a quanto auspicato e proposto dalle ong e dalle organizzazioni sociali firmatarie dell’appello per una Nuova Cooperazione Internazionale, presentato pubblicamente il 6 febbraio scorso a candidate e candidati alle elezioni.
Il primo obiettivo dell’intergruppo è quello del coinvolgimento di deputati di tutti i partiti presenti in Parlamento. Alcuni senatori hanno esplicitato la volontà di avviare un percorso analogo, promuovendo quindi un gruppo sulla cooperazione internazionale anche tra gli eletti nell’altro ramo del Parlamento.
Nell’incontro si è subito delineata la strada del rapporto stretto “con reti parlamentari di simile natura presenti in altri Paesi o a livello internazionale, per dare centralità ai temi della cooperazione in relazione all’agenda globale”. Alla seduta di insediamento erano presenti esponenti di reti di ong che hanno salutato con soddisfazione ed interesse l’avvio di questo lavoro parlamentare, che vedrà come importante appuntamento il confronto sulle proposte di legge per la riforma della disciplina in materia di cooperazione allo sviluppo in vigore, la 49/87.
Sono state presentate da esponenti del Ministero per la Cooperazione Internazionale le indicazioni contenute nel Documento di Economia e Finanza, approvato lo stesso 10 aprile dal Consiglio dei Ministri, in materia di cooperazione allo sviluppo: parrebbe finalmente recepita la richiesta sostenuta per anni da ONG e Parlamento di un calendario temporale di riallineamento dell’impegno italiano per l’Aiuto Pubblico per lo Sviluppo, collegato strettamente ad un progressivo e significativo aumento delle risorse per la cooperazione internazionale per il periodo 2014-2017.
Le ong presenti hanno già voluto sottolineare la preoccupazione sulla possibilità di impiego delle risorse sul capitolo 2181 per il 2013, destinate ai progetti presentati dal mondo non governativo, alla luce di un processo complicato di revisione delle procedure di approvazione e gestione dei progetti, che, se pure dalle Ong stesse ampiamente sostenuto, non dà certezza di completamento dell’iter per l’anno in corso nei tempi utili.
Deputate e deputati presenti hanno espresso l’esigenza di far proprie “le priorità dell’agenda globale e i principali appuntamenti internazionali in materia di cooperazione (Conferenza UE su Mali, Conferenza sul Fondo Globale, Peer Review OCSE DAC)”.
Si è subito delineata la strada del rapporto stretto “con reti parlamentari di simile natura presenti in altri Paesi o a livello internazionale, per dare centralità ai temi della cooperazione in relazione all’agenda globale”.
24 aprile: Gardini «Riscrivere i connotati del sistema imprenditoriale. Aggregare imprese per sviluppo ed export. Diciamo no a chi predica frammentazione»
«Questo è un Paese che si sente più povero, poi vecchio, più sfiduciato, senza prospettive. È in ritardo rispetto al processo complessivo della globalizzazione, con uno Stato travolto dai debiti. Occorre uno scatto di orgoglio per sprigionare le risorse del Paese ed evitare di scivolare nel terzo mondo». Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, intervenendo ai lavori di Confagricoltura Academy.
«Dobbiamo riscrivere i connotati del sistema imprenditoriale – aggiunge Gardini – accompagnandolo verso l’aggregazione per perseguire l’obiettivo, oggi imprescindibile, dell’ internazionalizzazione delle nostre aziende».
«Abbiamo bisogno di accompagnare le imprese in questo processo di cambiamento e dobbiamo essere protagonisti come sistema, e in questo c’è anche il nostro ruolo sociale come imprese e come associazioni. Per fare ciò – continua Gardini – occorre che il paese sprigioni risorse attraverso una minore e migliore spesa pubblica lavorando insieme con una rinnovata sinergia pubblico – privato».
«Le nostre imprese devono essere in grado di raggiungere mercati dove la domanda è in crescita e, in questo contesto, il ruolo delle associazioni è quello di interpretare le esigenze delle imprese a guardare al loro futuro e alle politiche che più e meglio possono dare vita allo sviluppo.
Ecco perché – conclude Gardini – condanniamo chi predica la frammentazione e la marginalizzazione delle imprese, che porterebbe alla distruzione del comparto agroalimentare e produttivo in genere. È un’operazione di trasparenza che dobbiamo al Paese e alle nostre imprese».
9 – 10 aprile Roma: Gardini chiudendo la due giorni con oltre 600 delegati «È la conferenza che sognavo. Abbiamo costruito un pezzo di innovazione con il timone che punta verso la giusta direzione»
È la conferenza che sognavo. Tutti insieme, nello stesso posto, con ampio spazio alla voglia di dialogo testimoniata dagli oltre 80 delegati intervenuti». Così il presidente Gardini nell’intervento di chiusura della due giorni della conferenza Organizzativa svolta a Roma, con la partecipazione di oltre 600 delegati, in rappresentanza delle oltre 20.000 cooperative aderenti.
I lavori hanno visto l’approvazione del Documento finale, proposto alla Conferenza organizzativa e presentato dal segretario Mannino, frutto di «un percorso – ha detto Gardini nella sua relazione di apertura – di un lavoro partito un anno fa, attraverso un percorso aperto e partecipato con 6 gruppi di lavoro e il coinvolgimento di tutti i livelli territoriali».
Documento che consegna dieci cantieri aperti con altrettante scelte: il progetto di maggiore efficienza della Confederazione con servizi sempre più mirati e innovativi; una regia confederale su sviluppo imprenditoriale, finanza di sistema, ufficio studi, ricerca e sviluppo; il rafforzamento dell’attività di rappresentanza su Bruxelles; un’articolazione dell’organizzazione interamente dedicata ai soci; dedicare un ufficio alla promozione e allo sviluppo di nuova cooperazione e auto imprenditorialità con valorizzazione di donne, giovani e nuove figure professionali; il potenziamento e ammodernamento degli uffici confederali e dei servizi.
«La gente e le imprese – ha aggiunto Gardini – si aspettano scelte rapide ed efficienti, da assumere con coraggio, fiducia e passione I tempi di attuazione delle dieci scelte devono essere rapidi, perché le cooperative non possono aspettare. Dobbiamo fare presto. È una partita che ci giochiamo tutti assieme. Anche sui territori c’è la consapevolezza che siamo chiamati ad agire non solo sul livello nazionale».
«Usciamo da questa Conferenza organizzativa fortificati dal fatto che nonostante le difficoltà, abbiamo costruito un pezzo di innovazione con il timone che punta verso la giusta direzione. Vivo questa esperienza ha continuato Gardini – con un entusiasmo molto alto per costruire la cooperazione che verrà. Possiamo vincere, uniti, perché le cose straordinarie si fanno con grande condivisione, trasporto e voglia di essere protagonista.
Lavorando fianco a fianco per una Confcooperative più forte, più competitiva che lascia traccia nella strada di questo paese. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questa conferenza, per la qualità del dibattito e della partecipazione alta, nonostante, gli oltre 80 interventi, quasi 7 ore di lavori. Un segnale straordinario – ha concluso Gardini tra gli applausi dei delegati – al quale, forse, non eravamo preparati. Io si»
Il Coordinamento Donne d’Impresa ha incontrato al Ministero dello Sviluppo Economico, con una sua delegazione, il ministro Corrado Passera.
Durante l’incontro è stato presentato il coordinamento e le attività a sostegno dell’imprenditoria femminile, a avanzate le richieste su credito e agevolazioni fiscali per le imprese femminili e un Tavolo permanente sull’imprenditoria femminile.
Le 12 associazioni rappresentate hanno poi avuto un’ incontro con i rappresentanti del Fondo di Garanzia Nazionale.
A seguire il comunicato stampa del MISE.
AL VIA TAVOLO PERMANENTE PER IMPRENDITORIA FEMMINILE
Incontro tra Ministro Passera e Coordinamento Donne di Impresa
Creare un tavolo permanente sull’imprenditoria femminileper mantenere un confronto aperto e costante sui temi legati al credito e alle agevolazioni fiscali per le imprese gestite da donne. È questa la decisione assunta oggi nell’incontro tenutosi tra il ministro dello Sviluppo economicoCorrado Passerae una delegazione delCoordinamento Donne di Impresa.
Nel corso della riunione, le rappresentanti delle “imprese rosa” hanno evidenziato come, nonostante il rilevante contributo dell’imprenditoria femminile al sistema Paese e la sostanziale tenuta nella dinamica anagrafica durante l’attuale periodo di crisi, alle aziende femminili vengano richieste garanzie particolarmente onerose da parte degli istituti di credito, a fronte di tassi di interesse più elevati sugli scoperti di conto corrente (come evidenziato dalla Relazione Annuale del 2011 di Banca d’Italia).
Il ministro Passera e i rappresentanti del dicastero – tra cui il presidente del comitato di gestione del Fondo di Garanzia Claudia Bugno e il presidente del Tavolo di coordinamento per l’internazionalizzazione delle Pmi al femminile, Mirella Ferlazzo – hanno fatto il punto anche sulle misure finora attuate dal Mise per favorire le imprenditrici donne.
Tra queste, la sezione speciale del Fondo di Garanzia per le Pmi rosa, che consentirà di attivare 300 milioni di euro di credito garantito, e la conferma dei 105 comitati per il supporto all’imprenditoria femminile presenti in tutte le Camere di Commercio. Apprezzamento è stato manifestato dalla Portavoce del Coordinamento Donne d’ Impresa, Dora Iacobelli, per la disponibilità del Ministro nel voler dare un seguito immediato alla richiesta di istituzione del tavolo permanente per l’imprenditoria femminile.
Il Coordinamento Donne di Impresa è un’organizzazione costituita dalle rappresentanze femminili di CASARTIGIANI – CIA – CNA – COLDIRETTI – CONFAGRICOLTURA – CONFAPI – CONFARTIGIANATO – CONFCOMMERCIO -CONFCOOPERATIVE– CONFESERCENTI – LEGACOOP- AGCI.
Quest’anno le feste per la Pasqua cattolica (31 marzo) coincidono con quelle per la Pasqua ebraica (25 marzo-2 aprile). Cosa significa pasqua? E come si stabilisce il calendario della Pasqua?
“Passare oltre”Per i cristiani la Pasqua è la festa che celebra la risurrezione di Gesù. La Pasqua ebraica invece commemora la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto.
La parola pasqua è legata al verbo ebraico pasah (passare oltre). Nella Bibbia si racconta che quando gli ebrei erano schiavi in Egitto un angelo della morte, inviato dal dio degli ebrei, si fermò nelle case degli egiziani uccidendo tutti i primogeniti. Ma passò oltre le case degli ebrei, segnate con il sangue d’un agnello sacrificale.
Inizialmente la Pasqua cristiana era un’unica festa che ricordava l’esodo e la redenzione cristiana. Nel quarto secolo poi si decise che il giorno di Pasqua fosse dedicato solo alla commemorazione della resurrezione di Gesù.
Le dateLa Pasqua ebraica ha inizio al tramonto del 14 del mese di nisan, cioè a cavallo di marzo e aprile. In Israele la Pasqua dura sette giorni, fuori di Israele otto. Questo perché, anticamente, non era facile far arrivare tempestivamente l’esatta data delle ricorrenze: quindi, per evitare errori, le si faceva durare un giorno in più.
La morte di Gesù secondo la tradizione cristiana ebbe luogo proprio durante la Pasqua ebraica. Per questo motivo in origine i cristiani festeggiavano la Pasqua il giorno dopo (o la prima domenica dopo) la fine del digiuno della pasqua ebraica (14 nisan).
Con il concilio di Nicea, nel 325, si decise di celebrare la Pasqua cristiana nella domenica che segue il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. L’equinozio di primavera cade intorno al 21 marzo e, visto che il ciclo lunare dura 29 giorni, la data della Pasqua è compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile inclusi.
Dal giorno di Pasqua si stabiliscono anche le date per la quaresima e la pentecoste. Per tradizione la data della Pasqua cristiana si annuncia ogni anno all’epifania, il 6 gennaio.
I cristiani ortodossi festeggiano la Pasqua in una data diversa perché non hanno accolto la riforma gregoriana del calendario (1582) e seguono quello giuliano. Quest’anno la Pasqua ortodossa si celebra il 5 maggio.
Founded by nine young unemployed women in 1990 in Scalea, a pretty town along the Calabrian coast, the Idea 90 social cooperative quickly became a local leader in childcare provision. It now works with public authorities and many businesses in the local area to provide a range of services, mostly for children (nurseries, summer schools) but also adolescents at risk of social marginalization, the elderly and the differently abled. The fact that the cooperative’s services enable women to continue working even after becoming mothers fits perfectly with its already-strong feminist ethos, which goes against the entrenched sexism often found in southern Italian culture and society.
The original impetus for the cooperative’s founding came from Emilia Mezzatesta, now the cooperative’s president. “Meritocracy and a spirit of sacrifice and innovation distinguish our ‘mission’,” she says. The cooperative’s team of women (there is one man out of the six members and four permanent employees) are aged 20 and up, and, says Mezzatesta, “with grit and determination, we have been disproving for over two decades the image of a woman from southern Italy who does not see, does not hear, does not speak.”
The cooperative has always funded itself, and is fiercely proud of its independence. “That makes us co-protagonists in our growth,” says Mezzatesta. “We resolutely challenge those who would still like to see us subjugated to chauvinist policies, pushed behind the gynaeceum [women’s quarters in Ancient Greek homes], waiting for something to change.”
“In the meantime,“ she continues, “some of us have awoken from the deep coma and are looking beyond the bedspread, and have discovered with great wonder that today, more than ever before, cooperation is woman, a woman able to reconcile family, work, enterprise, while fully respecting herself and others.”
Promoting cooperative values is essential to Idea 90’s mission, values that Mezzatesta sees as providing services for people in their psychophysical entirety, body, soul and spirit. Working in a cooperative determines a social awareness and knowledge, with a process of sharing accompanied by personal and group growth.
“There are many advantages to the cooperative model,” she says, “ranging from the material (lowering of costs, tax breaks) to the spiritual, including the development of one’s own self and the interaction with the other that in a kind of fusion becomes ‘us’, the collective identity able to promote culture and richness in one’s own territory.
As well as the regular childcare services, Idea 90 also organizes school integration for differently abled children and arts therapy workshops for autistic and differently abled children and adolescents. Training adults in arts therapies, including dance movement, art, music and drama, will be an important part of the cooperative’s future development, through the St-Art School project, launched in 2012.
In collaboration with an arts therapy and creative sciences institute in Puglia and ART.ED.O., the Mediterranean centre for arts therapies and holistic disciplines, Idea 90, will be provided advanced training in arts therapies.
Innovation and training will always be part of Idea 90’s development, and Mezzatesta looks to the future with ambition and optimism. “We are determined to scale the heights of quality,” she says, “while strengthening the social and educational services in Calabria, becoming the indisputable leader in the field. Presumption? No, a desire for liberation, knowing that there is something more and that it is our right and duty to pursue it and put it at the service of our community.”
7 marzo: Gardini «Nelle nostre cooperative è donna il 60% degli occupati e il 40% dei soci. Migliorare accesso delle donne e dare vita a efficaci politiche di conciliazione vita/lavoro».
«Avere il 60% di donne occupate sui 550.000 addetti delle nostre 20.000 cooperative associate è un segno di modernità sociale ed economica della cooperazione». Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commenta la presenza “rosa“ tra le associate di Confcooperative alla vigilia dell’8 marzo.
«La funzione innovatrice della cooperazione è confermata sia dalla presenza delle donne nella governance delle cooperative, ben il 25,3%, rispetto al 14% delle imprese di capitali, sia dalla composizione della nostra base sociale, dove 4 soci su 10 sono donne. Dobbiamo continuare – aggiunge Gardini – a lavorare su questa strada».
«Lo status e le condizioni della donna sono uno dei principali indicatori attraverso i quali si misura la civiltà di un Paese. Occorre migliorare l’accesso delle donne al mondo del lavoro e dar vita a efficaci politiche di conciliazione vita/lavoro. Penso – conclude Gardini – a modelli avanzati di welfare, agli asili nido e all’assistenza nelle sue più ampie articolazioni, ambiti nei quali la cooperazione opera da protagonista».
8 marzo: Nella giornata internazionale della donna il messaggio dell’Alleanza Cooperative Italiane e dell’ICA
Il mondo della cooperazione in Italia ha contribuito e contribuisce a migliorare le condizioni di lavoro delle donne. Le cooperative hanno costruito strumenti e formule per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ed in generale per il benessere delle persone nei luoghi di lavoro, da cui le donne hanno tratto vantaggio.
L’Alleanza delle Cooperative Italiane conferma il suo impegno alla costruzione di un welfare dalla parte delle donne e, d’altra parte, alla valorizzazione del contributo femminile come componente irrinunciabile per raggiungere più elevati livelli di competitività e di responsabilità sociale del sistema paese.
In un contesto economico, in cui vacilla il modello di sviluppo fin qui perseguito, si aprono grandi spazi per i contenuti ed i valori di cui e’ portatore il sistema cooperativo, che mettono al centro la persona, la dignità del lavoro, il protagonismo delle comunità’, la sostenibilità ambientale.
La costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane che coraggiosamente sta facendo confluire in un unico contenitore culture ed esperienze imprenditoriali diverse, rafforza il ruolo della cooperazione oggi in Italia
Nella declinazione di questo ruolo, l’ACI considera prioritaria l’attenzione alle politiche per sviluppare l’occupazione giovanile e femminile.
È anche guardando ai giovani e alle donne che l’Alleanza si propone come soggetto innovatore in grado di rispondere ai bisogni della società italiana.
È con questa convinzione che celebriamo la giornata internazionale della donna e che ci rivolgiamo a tutte le donne, socie e lavoratrici, preziose risorse della cooperazione.
Though only a few hundred kilometers from Shanghai, farmers living in the small rural township of Bihu have long struggled to find a market for their produce. Bad roads and the small scale of individual production made trade impossible. 1999 witnessed farmers weeping as they had to throw rotting asparagus beans, mushrooms, aubergine and Chinese broccoli into the Ou’jiang River. It was then that a community member, Mr. Xiong Jinping, decided to do something.
He founded the Bihu Coop. Made up of 328 farming families from 21 small villages, the cooperative offers its members a centralized market space, training and higher yield seed varieties. Beyond that, the Bihu Coop offers something very rare in the agricultural sector: economic security. Members can sell crops direct to brokers. However, the coop encourages members to sell through the organization. Farmers want to sell through the organization because Bihu grantees a base rate for crops and, if it bargains a higher price, it shares the profits with members.
The coop’s path has not always been smooth. It took a while for coop leaders to develop best practices for training farmers. Now, instead of trying to communicate directly with all the members on new crops and growing techniques, experts train a few of the more educated people from each community. When these individuals return home they act as liaisons, sharing information in local dialects, ensuring that knowledge is not lost in translation.
The coop also discovered that they were working too hard. Accustomed to the desperate struggle to sell crops, members sent sales representatives out to entice brokers. Quickly, however, word about the market spread and, now, all farmers have to do is wait for brokers to arrive.
Through training, new types of seeds and consolidation of products, Coop members have seen a massive increase in annual income. Most Bihu members are making twice as much as the best urban salary provides. This change has lead to a phenomenon rare anywhere in our industrialized world: young people who fled to cities to escape the impoverished life of agriculture are returning to the land.
Because of the cooperative, this community finds itself far from the days when terrain and business models lead to isolation, far from the days when the only way to move vegetables out of Bihu was to dump moldering crops in the river.
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