農業

Apre EXPO: Carta di Milano, valori e sfide da condividere

Al via all’Esposizione Universale di Milano 2015. Oggi aprono i battenti degli 1,1 milioni di metri quadrati che nei prossimi sei mesi (fino al 31 ottobre 2015) ospiteranno, secondo le stime più ottimiste, almeno 20 milioni di visitatori. E Coopermondo, come associazione per la cooperazione allo sviluppo della rete di Confcooperative, sarà presente con tre conferenze internazionali e una settimana di eventi nel Padiglione della Società Civile, Cascina Triulza. 

La presenza di Coopermondo a questa manifestazione deriva dal voler condividere con gli altri attori della società civile l’impegno del movimento cooperativo nella lotta alla fame del mondo nei paesi in via di sviluppo. Inoltre sarà un’occasione straordinaria per sensibilizzare il pubblico generale, e il mondo cooperativo che ci è più vicino, sui temi della cooperazione allo sviluppo. Temi carichi di attualità dal momento che il 2015 è anche l’anno che l’Unione Europea dedica allo sviluppo (European Year for Development 2015) e l’anno in cui le Nazioni Unite stabiliranno la nuova agenda dello sviluppo post-2015: una serie di “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” per sconfiggere la fame nel mondo entro il 2030. 

 

I nostri valori e intenti sono espressi chiaramente nella Carta di Milano, che Coopermondo ha contribuito a redarre attraverso la partecipazione del Direttore Danilo Salerno al gruppo di esperti in materia, guidato dal DG della DGCS, Giampaolo Cantini. L’esperienza ci ha insegnato che il modello inclusivo di impresa delle cooperative, che negli ultimi 5 anni si sono impegnate in oltre 425 progetti in più di 78 paesi, è in grado di dare molte risposte alle sfide che i sottoscrittori della Carta di Milano si pongono. E durante EXPO mostreremo in che modo. 

  

Qui l’agenda degli appuntamenti che Coopermondo organizza in partnership con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: 

  

15 Giugno – “Nutrire il Pianeta Post2015: lavoro dignitoso, giovani e uguaglianza di genere”: testimonianze dai progetti e riflessioni strategiche sul ruolo che il cooperativismo può svolgere per combattere la povertà rurale. Per maggiori info clicca qui.  

 

16 – 21 Giugno “Cooperative e sviluppo sostenibile in…”: fotografie, video e interviste sulle esperienze di cooperazione più significative in alcuni paesi scelti (Balcani, Togo e Ghana, Ecuador, Colombia, Mozambico e Sierra Leone). Per maggiori info clicca qui.

 

23 Settembre – “Peace & Food. Il modello cooperativo per la coesione sociale”: conferenza sull’importanza delle cooperative in contesti di post-conflitto. Per maggiori info clicca qui.

 

21 ottobre – “Partnership pubblico – privato per una buona internazionalizzazione”:discussione sulle possibili collaborazioni tra settore pubblico e privato per creare sviluppo sostenibile. Per maggiori info clicca qui.

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Coopermondo in EXPO Milan 2015: the co-operative model to feed the planet

Fighting rural poverty, promoting social cohesion in post-conflict areas and drawing new public-private partnerships for sustainable development. This are the topics for the three international conferences that Coopermondo, the Association of International Cooperation of Confcooperative, organizes during EXPO Milano 2015 in the Civil Society Pavillion, “Cascina Triulza”, in collaboration with the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation. The conferences will be attended by personalities of International Organizations (ILO, EU, FAO, UN), by Ministers of Governments of Partner countries and by representatives of the projects carried out by Coopermondo and his associates.

 The schedule of the events:June 15 – “Feeding the Planet Post2015: decent work, youth and gender equality“: evidence from projects and strategic reflections on the role that cooperatives can play to fight rural poverty.September 23 – “Peace & Food. The co-operative model for social cohesion“: conference on the importance of cooperatives in post-conflict.October 21 – “Public-private partnership for a good internationalization“: discussion on possible collaborations between public and private sectors to create sustainable development. Each event will be divided into two parts: the first one is a storytelling of some of the 425 development cooperation projects carried out by Italian and European cooperatives in over 78 countries worldwide, with a value of over 200 million euro; the second part will be a political panel where institutions, international organizations, NGOs and representatives of the cooperative movement will discuss how the inclusive business model of cooperatives contributes to the creation of decent work, the promotion of a culture of peace, gender equality and youth empowerment. A fourth event will take place in the week between 16th and 21st June, when, always in Cascina Triulza (Confcooperative’s stand), Coopermondo and the Italian Ministry of Foreign Affairs, in collaboration with the pavilions of some countries, will exhibit photographs, videos and interviews about the most significant experiences of cooperation in some selected countries (Balkans, Togo and Ghana, Ecuador, Colombia, Mozambique and Sierra Leone).  “Our challenge is to feed the world with techniques that are environmentally friendly and sustainable,” says Maurizio Gardini, President of Confcooperative, stressing that already in the choice of the title (“Feeding the Planet. Energy for life”) EXPO has decided to accept the political mission that international cooperation is pursuing for decades: food security. The added value of cooperatives in this field is divided into two levels: the systematic organization of the supply chain (essential for small farmers, according to the FAO represent 84% of the world total) and the cultural enhancement of the farmer that restores dignity to agriculture and the farming profession.
Coopermondo-a-EXPO-Milano-2015-il-modello-cooperativo-per-nutrire-il-pianeta

Coopermondo a EXPO Milano 2015: il modello cooperativo per nutrire il pianeta

Lotta alla povertà rurale, coesione sociale in contesti post-conflitto e nuove partnership pubblico-privato per uno sviluppo sostenibile. Questi i temi delle tre conferenze internazionali che Coopermondo, l’Associazione di Cooperazione Internazionale di Confcooperative, organizzerà all’EXPO Milano 2015 nel Padiglione della Società Civile “Cascina Triulza”, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Parteciperanno personalità delle Organizzazioni Internazionali (ILO, UE, FAO, ONU), rappresentanti dei progetti portati avanti da Coopermondo e dai suoi soci, Ministri dei Governi dei Paesi partner.

 Ecco l’agenda degli appuntamenti: 15 Giugno – “Nutrire il Pianeta Post2015: lavoro dignitoso, giovani e uguaglianza di genere”: testimonianze dai progetti e riflessioni strategiche sul ruolo che il cooperativismo può svolgere per combattere la povertà rurale. 23 Settembre – “Peace & Food. Il modello cooperativo per la coesione sociale”: conferenza sull’importanza delle cooperative in contesti post-conflitto. 21 ottobre – “Partnership pubblico – privato per una buona internazionalizzazione”: discussione sulle possibili collaborazioni tra settore pubblico e privato per creare sviluppo sostenibile.   Ogni evento sarà diviso in due parti: nella prima saranno narrate le storie di alcuni dei 425 progetti di cooperazione allo sviluppo portati avanti da cooperative italiane ed europee in oltre 78 paesi del mondo, per un valore che supera i 200 milioni di euro; nella seconda si terrà un panel politico fra istituzioni pubbliche, organizzazioni internazionali, ONG e rappresentanti del mondo cooperativo sui vantaggi legati al modello di business inclusivo delle cooperative, che contribuisce alla creazione di lavoro dignitoso, alla promozione di una cultura di pace, all’uguaglianza di genere e all’empowerment giovanile.  Un quarto appuntamento si svolgerà nella settimana tra il 16 e il 21 Giugno, quando, sempre a Cascina Triulza (nello stand di Confcooperative), Coopermondo e il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione anche con i Padiglioni di alcuni paesi, metteranno in scena fotografie, video e interviste sulle esperienze di cooperazione più significative in alcuni paesi scelti (Balcani, Togo e Ghana, Ecuador, Colombia, Mozambico e Sierra Leone).    “La nostra sfida è sfamare il mondo con delle tecniche che siano rispettose e sostenibili”, afferma Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, sottolineando come già nella scelta del titolo (“Nutrire il pianeta. Energia per la vita”) EXPO abbia deciso di accettare la missione politica che la cooperazione internazionale porta avanti da decenni: la sicurezza alimentare. 

Il valore aggiunto delle cooperative in questo campo si articola su due piani: l’organizzazione sistematica della filiera (fondamentale per i piccoli agricoltori, che secondo la FAO rappresentano l’84% del totale mondiale) e la valorizzazione culturale del mestiere del contadino, che restituisce dignità all’agricoltura e alla professione dell’agricoltore.

Papa-Francesco-In-cooperativa-uno-piu-uno-fa-tre

Papa Francesco: “In cooperativa uno più uno fa tre”

“Le cooperative sfidano tutto, sfidano anche la matematica, perché in cooperativa uno più uno fa tre! E in cooperativa, un fallimento è mezzo fallimento. Questo è il bello delle cooperative!” Con queste parole Papa Francesco ha iniziato il suo discorso all’audizione agli oltre 7000 cooperatori di Confcooperative che sono arrivati da tutta Italia per mostrare l’impegno che tutti i giorni mettono nel loro lavoro. 

 

Il Santo Padre ha ricordato che la Chiesa ha sempre riconosciuto e incoraggiato l’esperienza cooperativa. Ha ripreso l’esclamazione di Papa Leone XIII: “Tutti proprietari e non tutti proletari” oltre all’Enciclica Caritas in Veritate in cui Benedetto XVI parla della necessità di un’economia capace di dar vita a imprese ispirate al principio della solidarietà e capaci di “creare socialità”. 

 

Lo ha ribadito chiaramente Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative, nel suo messaggio al Santo Padre: “Il nostro compito è andare avanti e provare a cambiare l’economia, migliorare la vita della gente, mettere al centro la persona, provare che il profitto non è l’unico motivo per fare impresa e neanche quello prevalente, correggere la competizione con la solidarietà nei mercati nazionali e mondiali”.

 

La solidarietà internazionale è proprio quel valore che Coopermondo fa proprio nel portare avanti la sua mission: promuovere il modello cooperativo nel mondo e con esso i valori di partecipazione, democrazia ed equa redistribuzione della ricchezza tra i soci. “Globalizzare la solidarietà” ha detto Papa Francesco per promuovere uno “sviluppo integrale della persona” basato “non soltanto sul reddito” ma anche si diritti fondamentali della persona, dalla salute all’educazione.

 

Per Coopermondo sono state parole ricche di speranza, ottimismo e incoraggiamento per continuare il nostro cammino verso la costruzione di un mondo più giusto e più equo, in una parola più cooperativo.

 

Leggi il discorso integrale di Papa Francesco e guarda la nostra Fotogallery

Sierra-Leone-ebola-non-e-ancora-sconfitto

Sierra Leone: ebola non è ancora sconfitto

Oltre 3.600 morti finora. E nonostante il picco della malattia sembra essere alle spalle, ebola è sempre dietro l’angolo in Sierra Leone. “Ebola arriva in fretta, ti contagia e si diffonde in un momento”, ci racconta Daniel Sillah il project manager di Coopermondo in Sierra Leone, dove si stanno portando faticosamente – ma con esito – due progetti co-finanziati dalla CEI  a valere sui fondi dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica. “Non dobbiamo abbassare la guardia ma continuare a diffondere le nozioni di base per una prevenzione adeguata di questo terribile virus”. 

 

Per questo Coopermondo, in partnership con la St. Mary’s Home of Charity, il Ministero della Salute e dell’Agricoltura del Sierra Leone, sta organizzando una serie di incontri formativi per diffondere informazioni e sensibilizzare le popolazioni più marginate del territorio al tema dell’ebola che, se anche può sembrare strano, ancora non viene preso con la dovuta importanza.

  

Finora sono stati organizzati 3 eventi al cospetto delle autorità locali e del Vescovo, a cui hanno partecipato oltre 200 persone alle quali sono stati anche distribuiti generi alimentari di prima necessità (dal riso, all’olio, allo zucchero e la farina). 

 

Due si sono svolti a Madaka, dove Coopermondo sta portando avanti un progetto di formazione per un agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare, e l’altro a Bo, dove ha creato un centro di formazione per l’acquacultura. Per molto tempo questi villaggi sono rimasti isolati a causa dell’epidemia di virus e in molti hanno avuto grossi problemi per trovare cibo. 

 

Ce lo testimonia Adama Kamara, una ragazza di Madaka che vive con i suoi tre figli, la madre, il padre, il nonno: “Mio fratello Mohamed vive a Freetown e si è ammalato. Per questo è tornato al villaggio, dalla sua famiglia, perché aveva paura di andare in ospedale. Noi volevamo aiutarlo ma non sapevamo come. Dopo qualche giorno è arrivata l’ambulanza e l’ha portato via. Noi siamo dovuti stare tutti e otto in quarantena per 21 giorni! Puoi immaginare cosa significa… Abbiamo sofferto la fame: era difficile avere cibo. Ma gli amici di Coopermondo ci sono stati vicini e ora stiamo tutti bene. Anche mio fratello è guarito”.

 

Secondo le stime del Ministero della Salute della Sierra Leone, nelle regioni in cui risiedono i nostri progetti (Bo e Port Loko) sono state contagiate oltre 1.600 persone, di cui quasi mille bambini, con circa 580 decessi confermati.  “L’informazione che arriva nei villaggi non è la stessa che abbiamo in città a Freetown”, ci spiega Daniel Sillah, “attraverso questi incontri formativi abbiamo potuto spiegare meglio alle persone come lavarsi le mani, come utilizzare i disinfettanti e in che quantità metterne nell’acqua: sono nozioni semplici ma che possono salvare molte vite”.

 

I corsi e la distribuzione di cibo continueranno almeno fino a marzo. A quel punto bisognerà potenziare le coltivazioni dei terreni che le cooperative stanno continuando a lavorare: tutte le organizzazioni internazionali sono concordi nel prevedere che appena terminerà l’epidemia di ebola si presenterà un grave problema di sicurezza alimentare nel Paese. Coopermondo con le coltivazioni sostenibili di mais, sorgo, arachidi, ortaggi e con gli allevamenti di pesce gatto e tilapia sarà in prima linea per rispondere anche a questa emergenza. 

 

Guarda le foto degli eventi sulla nostra pagina Facebook

L-impegno-delle-Cooperative-Italiane-nella-Cooperazione-Internazionale-per-lo-Sviluppo

L’impegno delle Cooperative Italiane nella Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo

Cinque conferenze, più di 800 partecipanti e oltre 50 relatori in rappresentanza di istituzioni pubbliche, organizzazioni internazionali, ONG e società civile. Venerdì 30 gennaio si è concluso il ciclo di eventi “Cooperative e sviluppo” che  Coopermondo, per conto dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ha organizzato in partnership con la DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con l’obiettivo di promuovere il ruolo delle cooperative nella cooperazione allo sviluppo. 

 

“L’impresa cooperativa, grazie ai valori di mutualità, solidarietà e radicamento nel territorio, può rappresentare un esempio per i Paesi partner”, ha spiegato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Rosario Altieri, il quale ha ribadito l’impegno del movimento cooperativo “a svolgere un ruolo determinante nella realizzazione di progetti di sviluppo al fine di garantire alle popolazioni del mondo intero non solo il diritto alla sopravvivenza, ma anche quello ad una vita che riconosca e salvi la dignità della persona”.

A fare gli onori di casa, nella illustre cornice della Sala delle Conferenze Internazionali della Farnesina, il Direttore Generale della DGCS, Giampaolo Cantini che, oltre ad illustrare gli strumenti finanziari che la Cooperazione Italiana mette a disposizione per il settore privato che vuole impegnarsi nello sviluppo, ha ricordato i messaggi chiave emersi durante le diverse tappe del roadshow. Su questi temi l’Alleanza delle Cooperative ha prodotto un documento di policy “Le cooperative: partner strategico per una nuova cooperazione internazionale allo sviluppo multi-stakeholder” (scaricalo qui).

 

Presente in sala anche Lia Quartapelle, Presidente dell’Integrato “Cooperazione allo Sviluppo” della Camera dei Deputati, che ha dichiarato che “il movimento cooperativo possiede al suo interno un’idea diversa di economia”, la stessa portata avanti dagli attori della cooperazione, “quella di un’economia che vuole civilizzare il mercato, che parla di diritti e rispetto della dignità umana”.

 

Il presidente di Confcooperative e copresidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Maurizio Gardini, ha posto l’attenzione su uno dei temi chiave dell’agenda di sviluppo post2015: lasicurezza alimentare. ”La forbice tra domanda e offerta di cibo si allarga ogni anno del 2%, tra 20 anni avremo un gap incolmabile del 40%”, ha spiegato il presidente. “Non solo dobbiamo produrre di più, attraverso criteri di sostenibilità ambientale, ma abbiamo bisogno di un’educazione al consumo che aiuti a evitare gli sprechi”. L’appuntamento internazionale Expo Milano 2015 sarà sicuramente l’occasione giusta per rilanciare questi valori e promuovere tali conoscenze a un pubblico più ampio. 

 

La chiusura dei lavori è stata affidata al sottosegretario agli Affari Esteri, Mario Giro, il quale ha ribadito che il modello cooperativo “coniuga mercato e persone” e che “la prima cosa che ci chiedono i nostri partner all’estero è conoscere e comprendere il sistema cooperativo, un modello non invasivo e facilmente replicabile sui loro territori”. 

 

L’importanza che i partenariati assumono nella nuova cooperazione allo sviluppo è testimoniata dai numerosi relatori che erano seduti intorno allo stesso tavolo: Marcela Villareal (FAO), Sergio Lugaresi (World Bank), Sergio Gatti (Federcasse), Paolo Dieci (Reti ONG italiane), e molti altri attori della cooperazione internazionale. 

 

Il 2015 – Anno Europeo per lo sviluppo offrirà numerose opportunità per simili eventi di dibattito su una nuova idea di sviluppo sostenibile che riguarda tutto il pianeta. Le cooperative, con il loro modello di business inclusivo che garantisce la triplice sostenibilità – economica, sociale e ambientale – possono fornire best practices di un modo di fare impresa che molti potrebbero scegliere di seguire.

 

Guarda il video realizzato dall’Ufficio Stampa del Ministero degli Affari Esteri.

Scopri i documenti del Roadshow “Cooperative e Sviluppo”

Anno-Europeo-per-lo-Sviluppo-Le-cooperative-europee-nel-mondo

Anno Europeo per lo Sviluppo – Le cooperative europee nel mondo

E’ ufficialmente iniziato l’Anno Europeo per lo Sviluppo. Solo un italiano su cinque sa di cosa si tratta eppure è un’occasione che le cooperative non possono lasciarsi sfuggire. L’Unione Europea ha deciso di dare, durante tutto il 2015, spazio, risorse e visibilità al tema più globale che esiste: lo sviluppo sostenibile. Ogni mese sarà dedicato a un tema specifico e noi cercheremo di spiegare in che modo le cooperative possono diventarne le protagoniste. Il tema di gennaio, “L’Europa nel mondo”, ci offre l’opportunità di fornire un’introduzione sull’impegno delle cooperative europee nella cooperazione allo sviluppo. 

 

Attraverso la rete di Cooperatives Europe, Coopermondo ha catalogato 425 progetti di cooperazione realizzati a partire dal 2008, che impegnano le cooperative europee in 78 paesi del mondo per un valore complessivo di 200 milioni di euro. Le cooperative italiane aderenti a Confcooperative e Legacoop hanno contribuito con 100 progetti e una gestione finanziaria di oltre 60 milioni. Il modello di impresa cooperativo si distingue da quello tradizionale perché si fonda su valori come la centralità della persona e non del capitale, il rispetto del territori, la valorizzazione delle risorse della comunità, caratteristiche che lo rendono un modello di business in linea con i valori solidali della cooperazione.

 

Il 2015 è un anno chiave perché vedrà l’approvazione, a settembre, della nuova Agenda dello Sviluppo Post2015. E’ dunque fondamentale alimentare discussioni e dibattiti tra tutti gli attori coinvolti nella cooperazione internazionale per comprendere quali errori sono stati commessi nell’implementazione dell’agenda dello sviluppo del Millennio (che scade quest’anno) e quali esempi invece si devono continuare a seguire.

 

Le principali lezioni che sono state apprese negli ultimi anni sono due. Prima di tutto che la lotta alla povertà e alla fame del mondo non deve essere unilaterale, da una parte del mondo più ricca a una più povera. La società globalizzata pone una sfida a livello mondiale per la ricerca di una crescita che sia sostenibile non solo economicamente, ma anche socialmente e ambientalmente. Uno sviluppo sostenibile per tutti è la chiave del successo della nuova cooperazione.

 

Il secondo elemento da tenere in considerazione è la partnership come modalità di azione.La cooperazione non deve più essere oggetto delle politiche solidali di alcuni enti pubblici bensì l’esito di una partnership che metta insieme istituzioni, università, Ong e settore privato. Favorire le condizioni per lo sviluppo di imprese che producono in maniera sostenibile deve essere parte dell’azione di cooperazione per garantire che la crescita continui anche quando l’intervento del progetto sarà concluso. 

 

Le cooperative rappresentano un modello di impresa adeguato non solo perché promuovono un’economia sostenibile anche a livello sociale e ambientale, ma anche perché sono in grado di dialogare con le altre organizzazioni coinvolte nei progetti. Coopermondo non perderà nessuna occasione durante questo anno per lo sviluppo affinché sia un anno di svolta durante il quale le cooperative riescano a comprendere le grandi opportunità che la cooperazione internazionale può offrire loro e viceversa.

 

Di questo e molto altro parleremo il 30 gennaio 2015 dalle 09.30 alle 13.30 al seminario “Private Sector for Development: impegni e opportunità delle cooperative italiane nella cooperazione internazionale per lo sviluppo” al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: scopri l’evento qui.

Il-Settore-Privato-nella-Cooperazione-allo-Sviluppo

Il Settore Privato nella Cooperazione allo Sviluppo

Dal Semestre di Presidenza Ue al Post2015: bilancio e prospettive dell’impegno delle cooperative italiane nella cooperazione internazionale per lo sviluppo.

 

L’ultima delle cinque conferenze che l’Alleanza delle Cooperative Italiane organizza nel ciclo di incontri del Semestre di Presidenza dell’UE in partnership con la DGCS del MAECI vuole far emergere un bilancio dei precedenti eventi tematici realizzati con i tanti partner coinvolti (Istituzioni, Ong, Organismi Internazionali, organizzazioni della società civile) e individuare tracce di lavoro, impegno e opportunità per le cooperative nella cooperazione allo sviluppo.

 

 

Le cooperative, con il loro modello di impresa che coniuga l’inclusione sociale di quanti non hanno accesso a un lavoro dignitoso e l’efficienza economica nella produzione di beni e servizi, sono chiamate a giocare un ruolo determinante in questo nuovo assetto internazionale. Grazie alla loro esperienza fatta di storia, trasversalità settorialeradicamento nel tessuto economico e sociale di ogni territorio italiano possono diventare un player strategico nella cooperazione allo sviluppo. Le cooperative devono essere un ponte tra le ong, di cui riconoscono l’esperienza storica e la profonda conoscenza delle dinamiche che causano diseguaglianze e sottosviluppo, il settore privato profit interessato a investire per sostenere una crescita sostenibile nei Paesi partner.

 

Il ciclo di eventi ha fatto dialogare sulle sfide globali per lo sviluppo “post2015” i due lati della cooperazione: attori pubblici e sistema cooperativo. Quest’ultimo incontro supera la logica delle testimonianze o l’illustrazione delle buone pratiche che ha caratterizzato gli eventi precedenti e di cercherà di favorire un dialogo strategico per una collaborazione futura nell’ottica di un partenariato pubblico- privato per lo sviluppo e per la crescita sostenibile.

 

L’evento “Private Sector for Development” si svolgerà il 30 gennaio 2015 presso la Sala delle Conferenze Internazionali al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Piazzale della Farnesina 1, Roma) dalle 09.30 alle 13.30.

 

Scopri il programma.

 

Per partecipare all’evento è strettamente necessario iscriversi qui entro mercoledì 28 gennaio. 

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Un europeo su due pronto a dare supporto alla cooperazione internazionale

Non solo fiduciosi dell’efficacia delle azioni della cooperazione internazionale per lo sviluppo ma anche pronti a chiedere un aumento dei fondi da destinare ai paesi più poveri. La fotografia che l’Euro Barometro sulla cooperazione allo sviluppo ha diffuso il 12 gennaio è incoraggiante. Decisamente positivo si è mostrato il commissario per la cooperazione internazionale allo sviluppo Neven Mimica il quale, presentando i dati, ha affermato che “l’Europa, con gli oltre 56 miliardi di euro destinati alla cooperazione, non solo si conferma come il maggiore donatore pubblico ma anche come il migliore per la qualità dei progetti”.

I cittadini europei la pensano come lui. Secondo il sondaggio condotto dalla Commissione Europea l’85% dei cittadini UE considera importante aiutare le popolazioni nei paesi in via di sviluppo e il 67% ritiene che bisognerebbe aumentare i fondi destinati alla cooperazione. Anche il supporto individuale si è confermato alto: circa la metà degli intervistati ha espresso la volontà di impegnarsi personalmente e sostenere la cooperazione, per esempio attraverso l’acquisto di prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo anche se più cari.  

 

Il report ha però messo in luce anche una lacuna del mondo della cooperazione internazionale: la scarsa capacità del settore di comunicare i propri risultati. Ben il 55% dei cittadini UE non sa dove vanno a finire i fondi dell’aiuto pubblico sia europeo sia nazionale. Al contrario però in Italia l’8% degli intervistati ha dichiarato di sapere “molto bene” dove vengono destinati i fondi della Cooperazione (contro una media europea del 4%).

 

Tuttavia in Italia si è registrato un calo dell’interesse dell’opinione pubblica alla cooperazione con solo il 45% di italiani che ritengono che affrontare la povertà nei Paesi in via di sviluppo debba essere tra le principali priorità del governo nazionale (dato che è in calo rispetto allo scorso anno ma ancora in linea con la media UE).  Gli italiani sono soprattutto meno disposti a spendere di più per acquistare prodotti provenienti da Paesi in via di sviluppo: solo un 33% è pronto a pagare di più rispetto al 49% della media europea. 

 

Esiste tuttavia una nota positiva che potrebbe rivelarsi un dato importante: il 21% degli italiani infatti è a conoscenza del 2015 Anno Europeo per lo Sviluppo, contro una media del 12% in Europa. Gli operatori dello sviluppo hanno dunque un notevole vantaggio per coinvolgere i cittadini italiani e far passare il messaggio che la lotta alla povertà e la ricerca di una crescita sostenibile a livello economico, sociale e ambientale è una sfida che deve impegnare tutti e non solo i Paesi in via di sviluppo. La curiosità gli italiani la dimostrano; ora quindi, operatori dello sviluppo al lavoro. 

 

Per scaricare il report completo (in inglese) clicca qui

Cooperative-attori-dello-sviluppo-anche-per-l-Europa

Cooperative, attori dello sviluppo anche per l’Europa

Le cooperative portano a casa un ulteriore riconoscimento come attori di promozione della cooperazione internazionale allo sviluppo. Il 12 Dicembre il Consiglio Europeo “Affari Esteri” ha approvato le Conclusioni sul ruolo del settore privato nella cooperazione internazionale allo sviluppo, sottolineando l’importanza di incoraggiare e facilitare l’accesso al credito e ai finanziamenti di medio-lungo termine per le cooperative e le imprese sociali. 

 

Il documento segue la comunicazione della Commissione Europea “A stronger role of the private sector in achieving inclusive and sustainable growth in developing countries” e le prime Conclusioni del Consiglio assunte il 24 giugno scorso. 

 

Come dimostra mappatura realizzata da Coopermondo per conto di Cooperatives Europe (CEDP), negli ultimi 5 anni le cooperative europee hanno realizzato 425 progetti di cooperazione allo sviluppo in 78 paesi diversi per oltre 200 milioni di euro.

 

L’Italia ha mostrato di avere una visione lungimirante a riguardo. Non solo infatti la nuova legge del settore, approvata a luglio 2014, riconosce le cooperative come “soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo”, ma la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, in partnership con l’Alleanza delle Cooperative Italiane, si è impegnato in un roadshow sui territori italiani per discutere il ruolo delle cooperative nella cooperazione internazionale.

 

Come più volte sottolineato durante questi eventi, il modello di impresa cooperativo, centrato sulle persone prima che sul capitale, è un modello di business sostenibile non solo economicamente, ma anche a livello ambientale e sociale. Le cooperative sono in grado di dare un grande contributo alla lotta della povertà attraverso la creazione di lavoro dignitoso, sulla base dei principi democratici di partecipazione e inclusione sociale. Le cooperative possono dunque giocare un ruolo in prima linea per sradicare la povertà in quanto per loro natura si impegnano a ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, tutelando i diritti umani, la dignità dell’individuo e l’uguaglianza di genere.

La finanza cooperativa al sostegno di uno sviluppo più sostenibile

“La prospettiva di uno sviluppo e di una crescita economica guidata da un unico pensiero, da un unico modello d’impresa (dalle grandi dimensioni), da una finanza che specula in Borsa a Londra sul prezzo futuro del cacao prodotto in Ghana o in Ecuador non risponde ai bisogni delle persone”. Queste le parole del Direttore Generale della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo, Fabio Colombera, che ha aperto l’evento “Finanza Cooperativa e Finanza Etica per lo Sviluppo”, organizzato dall’Alleanza delle Cooperative italiane in partnership con la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Federcasse e Banca Popolare Etica, tenutosi nel Palazzo del Bo dell’Università di Padova lo scorso 28 Novembre.

 

L’International Raiffeisen Union conta più di 900mila cooperative di credito con circa 800 milioni di membri in più di 100 paesi del mondo e secondo i dati del World Cooperative Monitor, curato da Euricse, il giro d’affari delle maggiori 90 tra banche cooperative e mutue in 33 paesi diversi supera i 164 miliardi di dollari. Uno studio della Global Alliance of Banking on Values mostra che le banche sostenibili ed eticamente orientate hanno erogato, negli anni di crisi, circa il doppio del credito in proporzione agli attivi rispetto alle banche considerate too big too fail. Come ha ricordato il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti: “Tra il 2011 e il 2013 le BCC hanno registrato un totale di erogazioni nette di 6,3 miliardi di euro, contro un -52 miliardi registrato dalle altre banche”.

 

Le banche cooperative ed eticamente orientate si sono dimostrate più resilienti alla crisi finanziaria per tanti motivi quante sono le storie dei diversi territori, ma ciò che ha permesso il loro successo è il fatto di definirsi in primo luogo come società di persone e non come società di capitali. Le banche cooperative ed etiche mettono al centro l’essere umano valorizzando la funzione non solo economica, ma anche sociale e ambientale del capitale. “Il nostro focus è sull’economia reale e cerchiamo di contrastare la speculazione finanziaria”  ha affermato Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale di Banca Etica e fondatore della campagna ZeroZeroCinque per la tassazione delle rendite finanziarie.

  

Questo modello, assolutamente replicabile, ha già dimostrato un grande successo per promuovere uno sviluppo sostenibile in molti Paesi in via di sviluppo. Federcasse è impegnata in numerosi progetti di cooperazione allo sviluppo in cui oltre a promuovere la nascita nuove cooperative, ne sostiene lo sviluppo attraverso le partnership con le banche cooperative locali. “In Togo, per esempio, stiamo dando supporto tecnico a oltre 146 cooperative e, grazie alle linee di crediti agevolati di un pool di BCC, sono stati finanziati più di 66 progetti di cooperative agricole”, ha dichiarato Danilo Salerno, direttore di Coopermondo, l’Associazione di Cooperazione Internazionale di Confcooperative, mostrando che la finanza rurale è una delle sfide chiave nell’agenda di sviluppo post-2015 per sradicare la fame nel mondo.

  

Tuttavia, come dimostrano le esperienze dei fondi mutualistici CoopFond, FondoSviluppo e GeneralFond gli strumenti per promuovere sviluppo locale attraverso la nascita di imprese cooperative sono innumerevoli e non si limitano alla sola banca cooperativa. Il direttore generale di CoopFond, Aldo Soldi, ha spiegato come il fondo che dirige “contribuisce alla cooperazione allo sviluppo anche finanziando le emergenze: nel 2010 ad Haiti siamo intervenuti subito con LegaCoop dopo il terremoto e abbiamo rafforzato l’esperienza di cooperative agricole raggiungendo, direttamente e indirettamente, oltre 80mila beneficiari”. 

  

Le potenzialità sono enormi: secondo le stime della World Bank, le rimesse che ogni anno a livello globale arrivano nei paesi in via di sviluppo sommano più di 430 miliardi di dollari una cifra che supera di gran lunga gli investimenti diretti esteri dei governi nei paesi partner. Se questi fondi si riuscissero a trasformare in risparmi e quindi investimenti sui territori locali, l’effetto sarebbe dirompente e consentirebbe a ogni comunità di appropriarsi delle proprie risorse che troppo spesso purtroppo finiscono nelle mani di chi non ne vanta alcun il diritto.

 

Scarica qui le presentazioni di alcuni dei relatori:

Il-potenziale-dell-Economia-Sociale-per-la-cooperazione-internazionale-allo-sviluppo

Il potenziale dell’Economia Sociale per la cooperazione internazionale allo sviluppo

“L’economia sociale non è l’altra economia, ma una parte essenziale dell’economia e della società. E’ un modello che gioca un ruolo importante per rilanciare la crescita in Europa e che per questo abbiamo deciso di affrontare durante il periodo di Presidenza italiana del Consiglio UE”.  

 

Con queste parole e con un invito a fortificare la rappresentanza delle organizzazioni dell’economia Sociale nelle Istituzioni, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha concluso la Conferenza Internazionale “Liberare il potenziale dell’Economia Sociale per la crescita in Europa” organizzata dal Ministero del Lavoro nell’ambito del Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio Europeo. 

 

Circa 500 organizzazioni dell’economia sociale (cooperative, imprese sociali, associazioni, fondazioni e mutue) hanno partecipato alla due giorni dedicata a un modello economico basato su valori di solidarietà, sussidiarietà e sostenibilità economica, sociale e ambientale. Un modello che si pone come alternativo a quello dominante e che ha dimostrato di essere più resiliente alle crisi prodotto ciclicamente dal sistema capitalistico. Un modello basato sull’inclusione sociale, sulla valorizzazione dei territori e delle comunità, che mette al centro le persone e non il capitale. 

 

 

Nella lectio magistralis di apertura l’economista francese Jean Paul Fitoussi lo ha dichiarato apertamente: “L’economia è per sua natura sociale, se qualche volta diventa non sostenibile è perché si è dimenticata della società”.

 

I valori su cui si basa l’economia sociale sono perfettamente coerenti con l’Agenda ONU sugli Obiettivi di Sviluppo post 2015 che puntano non più solo a migliorare le condizioni di vita dei cittadini dei paesi più poveri, ma a portare maggiore attenzione alla qualità nella crescita economica anche nei paesi avanzati attraverso la creazione di lavoro dignitoso, la garanzia di una sicurezza alimentare e di un accesso al credito con schemi di finanza inclusiva anche nel rispetto dell’ambiente e dei territori

 

L’Unione Europea, attraverso la sua azione di cooperazione internazionale (Europeaid), dovrebbe fare propri i valori dell’economia sociale. Alla luce dei nuovi approcci al settore dell’Ue e degli stati membri, che vedono un maggior coinvolgimento del settore privato in un’ottica di partnership con le istituzioni e le organizzazioni della società civile e con i Paesi partner, per le organizzazioni dell’economia sociale si aprono numerose opportunità. 

 

La forza dell’economia sociale sta nel mettere insieme due fattori fondamentali per il benessere di una società: la crescita economica, unica garanzia per uscire dalla trappola della povertà, e l’inclusione sociale, quindi la creazione di posti di lavoro che valorizzano la dignità della persona, coinvolgendo direttamente i cittadini attraverso una partecipazione democratica. 

 

 

E’ arrivato il momento di cooperare su larga scala: i Paesi del nord e del sud del mondo devono allearsi per promuovere questo modello economico alternativo, l’unico in grado di garantire uno sviluppo davvero sostenibile.

 

 

 

Leggi le conclusioni “Unlocking the Potential of the Social Economy for EU Growth: The Rome Strategy” qui

 

 Dal Working Group su Economia Sociale e Cooperazione Internazionale, cui ha partecipato anche Coopermondo, sono emerse tre proposte concrete: innanzitutto che i governi incentivino politiche pubbliche e quadri normativi in grado di generare un ambiente favorevole allo sviluppo di organizzazioni di Economia Sociale; che l’Unione Europea dia supporto a investimenti in ricerca e capacity building attraverso una piattaforma che metta in rete i diversi attori dell’economia Sociale di tutto il mondo; infine che l’UE fomenti la nascita di una task force europea composta da attori dell’Economia sociale impegnati nella cooperazione internazionale. 

Il documento finale della conferenza è scaricabile a questo link

 

I documenti dei gruppi di lavoro saranno disponibili a breve.  

III-Summit-Cooperativo-delle-Americhe-Cooperative-italiane-e-colombiane-insieme-per-promuovere-la-pace

III Summit Cooperativo delle Americhe – Cooperative italiane e colombiane insieme per promuovere la pace

Oltre 1.500 partecipanti provenienti da 30 Paesi diversi, dall’America Latina al Canada all’Europa, si sono riuniti a Cartagena de Indias, in Colombia, per il III Summit Cooperativo delle Americhe, organizzato da Cooperatives of the Americas – Ufficio Regionale dell’International Cooperative Alliance (ICA). Sedici workshop tematici e cinque conferenze magistrali si sono susseguiti per analizzare il futuro del movimento cooperativo nelle Americhe e un focus particolare è stato dato al contributo che le cooperative possono portare al processo di pace in corso di negoziazione tra il Governo colombiano e gli attori del conflitto.

 

Coopermondo – Confcooperative ha partecipato ai lavori organizzando, insieme a Cooperatives Europe, nella giornata di mercoledì 5 Novembre, una Conferenza internazionale dal titolo “Cooperation between Europe and Latin America: contributions to an inclusive and sustainable development”, cui hanno partecipato circa 150 persone in rappresentanza di cooperative, ong e società civile di molti Paesi latinoamericani. 

 

La riflessione sulle sinergie e sulle opportunità di collaborazione tra il movimento cooperativo europeo e quello latinoamericano si è avvalsa della presenza autorevole del Ministro Plenipotenziario Fabio Cassese, vice direttore Generale della DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Intervenendo in rappresentanza della Cooperazione Italiana e della Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, il Ministro Cassese ha spiegato che “la nuova legge italiana 125/14 riconosce le cooperative come attori chiave nella cooperazione allo sviluppo, perché si occupano di attività innovative e promuovono uno sviluppo sostenibile a lungo termine”. Cassese ha parlato del roadshow di eventi organizzati dall’Alleanza delle Cooperative Italiane sul ruolo delle cooperative nei processi di sviluppo internazionale, citando i diversi strumenti normativi e finanziari che aprono nuove opportunità per le cooperative, per il settore privato europeo e per i Paesi partner. 

 

Dagli interventi susseguitisi è stata ampiamente condivisa la necessità, per la nuova cooperazione allo sviluppo, di utilizzare il dialogo multistakeholder come metodo privilegiato, favorendo le partnership tra attori pubblici, privati e altri soggetti della società civile. Si è inoltre posto l’accento sull’accesso al credito cooperativo quale strumento per favorire l’inclusione sociale, realizzare sviluppo locale basato sull’economia reale ed evitare speculazioni finanziarie e sulla sicurezza alimentare attraverso l’agricoltura sostenibile, che può rivelarsi un veicolo per la reintegrazione sociale di popolazione in situazione di vulnerabilità da processi di post-conflitto.

 

 

All’interno della Conferenza, a Coopermondo è stato affidato un workshop tematico con un focus sull’inclusione sociale delle donne e dei giovani. Due gruppi di circa quindici persone hanno potuto condividere best practice e riflettere su proposte concrete per creare posti di lavoro e pari opportunità, per evitare il coinvolgimento dei giovani in attività illecite o informali e rafforzare l’empowerment delle donne. Tra le presentazioni è spiccata quella di Francesco Vincenti, già responsabile del Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) per vari Paesi dell’America Latina e oggi coordinatore UE del laboratorio di coesione sociale finanziato dall’Unione Europea in Messico (potete scaricarla qui).

 

Nelle altre giornate, il tema che ha dominato il Summit stato quella della pacificazione. Il Ministro del Lavoro colombiano, Luis Eduardo Garzon, ha annunciato l’intenzione di arrivare a un patto con il movimento cooperativo colombiano e internazionale per adottare il modello cooperativo come forma organizzativa e produttiva chiave per l’integrazione economica e sociale della popolazione (vittime e carnefici) coinvolta nel conflitto colombiano, per il quale è in corso una negoziazione che porti alla pace tra le varie parti coinvolte.

 

Dame Pauline Green, Presidente dell’International Cooperative Alliance, ha ricordato il proprio lavoro nel gruppo di consultazione del Governo britannico nel processo di negoziazione post-conflitto con l’IRA e ha ribadito come “il movimento cooperativo, in molte zone del mondo, ha ricostruito comunità creando lavoro dignitoso e migliorando le condizioni di salute ed educative in zone di conflitto e post-conflitto”.

 

Infine, Dario Castillo Sandoval, Presidente di Confecoop Colombia – unica centrale cooperativa colombiana con oltre 6.000 imprese associate – ha dichiarato che la sua organizzazione “sta già lavorando per l’integrazione economica e sociale in molte aree del Paese, anche avvalendosi del contributo del cooperativismo italiano”. Coopermondo si impegnerà in prima persona in questo processo sostenendo Confecoop Colombia con un nuovo progetto pilota (“Agricoop Colombia“) in partnership con l’Istituto Italo-latinoamericano e l’Ambasciata d’Italia in Colombia sul rafforzamento organizzativo e produttivo delle cooperative agricole colombiane esistenti in aree fortemente colpite dal conflitto. Dopo un’intensa settimana di relazioni, best practice, scambi di idee e proposte ora non resta che mettersi al lavoro e dare concretezza al sesto principio della cooperazione: che tra Colombia e Italia possa nascere un futuro di cooperazione e di pace.

From Seed to Food. Cooperation, sustainable agricolture and food security

 

The event, organised by the Alliance of Italian Cooperatives in partnership with the Direction General for Development Cooperation of the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation and with CIHEAM- Mediterranean Agronomic Institute of Bari, will take place October 18th in the Great Hall of the Mediterranean Agronomic Institute in Via Ceglie 9, Valenzano – Bari from 8.30 am to 1.30pm. Please confirm your participation by registering here

 

 

Food security and sustainable agricolture are among the most urgent problems that the International Community has to face in its post2015 Agenda. In the world, demand for food increase above 4,5% per year while food supply growth only by 2%. 

 

According to the International Fund for Agriculture Development (IFAD), 70% of the poor population lives in rural areas where a fair knowledge and adeguate implementation of agricultural activities could improve their living standards. The Food and Agriculture Organization (FAO) declared that in 2050 global population will reach 9 billions and food production would have to increase by 60% to satisfy such needs. 

 

 

Agriculture cooperatives, that counts by almost 50% of the global agricolture , could play a key role in the fight for poverty and food security. Moreover, to promote sustainable growth and development in partner countries, best practices of the Italian business model of small and medium enterprises (SMEs) is easily reproducible, as more similar to form of organisations that already exists in those territories. 

 

 

Find out the programme

 

Please confirm your participation to the event From Seed to Food by registering here

18 ottobre, Bari – Dal seme al cibo. Cooperazione, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare.

 

 

L’evento Dal seme al cibo organizzato in partnership con la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHEAM – Bari), si terrà il 18 Ottobre nell’Aula Magna dell‘Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari in Via Ceglie 9, Valenzano (BA) dalle ore 8.30 alle ore 13.30.

 

La sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile sono tra i problemi più urgenti che la comunità internazionale si trova ad affrontare nel suo programma di azione post2015. Nel mondo la domanda di cibo cresce di oltre il 4,5% annuo, mentre l’offerta aumenta solo del 2%.

 

Secondo l’IFAD, il 70% della popolazione al di sotto della soglia minima di povertà vive in zone rurali, dove un’adeguata conoscenza e implementazione di attività agricole potrebbe migliorare la situazione di difficoltà in cui si trova. Inoltre la FAO ha reso noto che nel 2050, quando la popolazione globale toccherà i 9 miliardi di abitanti, ci sarà anche bisogno del 60% di produzione di cibo in più.

 

 

Le cooperative agricole, che contano per circa il 50% del fatturato agricolo mondiale, possono giocare un ruolo chiave nella lotta alla povertà e per la garanzia della sicurezza alimentare. Inoltre, per promuovere una crescita e uno sviluppo sostenibile nei paesi partner, il modello di eccellenza delle piccole e medie imprese italiane è più facilmente reperibile e replicabile, in quanto più simile alle forme di organizzazione già esistenti in quei territori.

 

Scopri il programma

 

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Cooperative-Ong-e-imprese-crollato-il-muro-ideologico-si-apre-l-era-multi-stakeholder-dei-partenariati-per-lo-sviluppo

Cooperative, Ong e imprese: crollato il muro ideologico si apre l’era multi-stakeholder dei partenariati per lo sviluppo

Che ormai il settore privato giochi un ruolo chiave nella nuova agenda della cooperazione allo sviluppo è un fatto assodato. Dalla Comunicazione della Commissione europea alla nuova legge italiana in materia, non ci sono dubbi: le imprese sono entrate a fare parte dell’arena degli stakeholder dello sviluppo. 

 

Ma come ogni grande cambiamento, anche questo richiede tempo e diligenza. Per questo l’Alleanza delle Cooperative Italiane, in collaborazione con la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, ha organizzato una serie di eventi per continuare a dibattere le modalità in cui il settore privato possa fare la sua entrata in questo mondo finora a lui poco conosciuto. 

 

“Il muro ideologico che ci separava dalle imprese è ormai finalmente crollato”, ha dichiarato Maria Egizia Petroccione, intervenuta all’evento tenutosi a Trento il 30 settembre in rappresentanza delle tre Reti di Ong italiane (AOI, CINI e Link2007). “Ma la relazione tra Ong e imprese” – ha continuato Petroccione – “non può essere semplice se non viene regolata da strumenti e finalità condivise. E’ necessario disegnare e implementare meccanismi di controllo per le imprese che ricevono finanziamenti pubblici per la cooperazione allo sviluppo”.

 

Dello stesso avviso il presidente di Amref, Mario Raffaelli: “Le aziende non devono decidere di andare a investire in Africa perché ci sono gli incentivi pubblici. Il meccanismo deve essere opposto: se l’impresa decide di praticare una buona internazionalizzazione per promuovere un mondo più giusto, allora ha diritto a ricevere un aiuto”. 

 

Per il Direttore Generale della DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Giampaolo Cantini, “le cooperative, che si collocano a cavallo tra il settore profit e quello no-profit, sono le imprese più adatte a promuovere sviluppo locale nei paesi partner per almeno due caratteristiche: per l’attenzione che attribuiscono allo sviluppo del territorio locale e per la loro capacità di rafforzare le identità territoriali”. 

 

E il presidente della Federazione trentina della Cooperazione, Diego Schelfi, non poteva che essere orgoglioso di ammettere che “la cooperazione è uno strumento straordinario d’impresa anche per l’internazionalizzazione e le relazioni con l’estero”. Come ha ricordato Danilo Salerno, Direttore di Coopermondo, “negli ultimi 5 anni le cooperative europee nella Rete coordinata da CooperativesEurope CEDP hanno realizzato 425 progetti di cooperazione allo sviluppo in 78 paesi diversi per oltre 200 milioni di euro”. 

 

La giornata di Trento è stata ricca di spunti e di esperienze concrete. Alessandro Carano della Banca Europea degli Investimenti, Alberto Castronuovo della Simest, Francesco Capecchi del MAECI hanno delineato tutti gli strumenti pubblici, italiani ed europei, a disposizione anche delle piccole e medie imprese che decidono di andare all’estero per fare sviluppo e, allo stesso tempo, esplorare nuovi mercati. Lee testimonianze di Mariusz Tamborsky ed Erika Pasquini della Commissione Europea hanno mostrato come i diversi strumenti finanziari comunitari dedicati alle Organizzazioni della Società civile e alle imprese – in entrambi le cooperative risultano soggetti eleggibili anche grazie al nostro lavoro di lobbying e rappresentanza – possono contribuire ad incrementare le dimensioni e l’impatto dei progetti finora portati avanti dalle cooperative con le loro proprie forze.

 

Infine, le Nazioni Unite sono intervenute con la Direttrice del Programma Art, Barbara Pesce Monteiro, focalizzandosi sul ruolo che le cooperative giocano per lo sviluppo locale nei territori dei Paesi in via di sviluppo. Lo sradicamento della povertà nei Paesi partner deve partire anche dalla costruzione di una base economica solida e sostenibile che solo le imprese, specie se cooperative, attraverso un dialogo aperto con tutti gli stakeholder, sono in grado di garantire.

  

Il prossimo evento, che questa volta si strutturerà in partnership con il CIHEAM – Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari si terrà nel capoluogo pugliese il 18 ottobre. Il focus sarà sull’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare, temi centrali del dibattito in corso sugli Obiettivi ONU post2015 e sui grandi eventi del prossimo anno: EXPO2015 e l’Anno Europeo dello Sviluppo. 

La cooperazione internazionale spalanca le porte alle imprese cooperative

”Le cooperative sono le imprese che più di tutte possono accompagnare nella crescita i Paesi in via di sviluppo”. Lo ha detto il Viceministro degli Esteri Lapo Pistelli intervenendo al primo dei 5 incontri promossi dall’Alleanza delle Cooperative italiane, in collaborazione con la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo (Dgcs) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), sul ruolo delle cooperative per la crescita e lo sviluppo sostenibile. 

 

Il nuovo scenario internazionale, più attento al ruolo che il settore privato puà giocare nella cooperazione allo sviluppo, “spalanca le porte” alle imprese cooperative, ha riconosciuto Pistelli. Il valore aggiunto che il modello di impresa cooperativa può offrire ai processi di crescita economica e sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo è stato ampiamente riconosciuto da tutti i relatori nazionali e internazionali presenti all’evento. E Coopermondo è fiero di essersi fatto il portavoce di questa realtà fin dalla sua nascita. 

Il Direttore Generale della DGCS-MAECI, Gianpaolo Cantini, ha dichiarato che la nuova legge 125 sulla Cooperazione internazionale – in particolare negli articoli 23 e 26 – riconosce il ruolo svolto dalle imprese sociali, dimostrando di essere una legge ”fortemente innovativa”. Ma come sottolineava il vice ministro Pistelli “le cooperative devono assumere maggiore consapevolezza degli strumenti disponibili per fare ancora di più in paesi in via di sviluppo, essendo lo specchio della società”.

 

E’ per questo che emeriti economisti come Linda Laura Sabbadini dell’ISTAT, Carlo Borzaga presidente di Euricse e Giovanna Melandri presidente di Human Foundation hanno sottolineato l’importanza di creare nuovi indicatori e continuare ad elaborare dati che possano far conoscere l’apporto del mondo cooperativo nella crescita economica e nello sviluppo sostenibile.  

 

Il presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Mauro Lusetti, ha ricordato il ”grande impegno” del mondo cooperativo in contesti di crisi in tutto il mondo, con oltre 130 progetti di cooperazione allo sviluppo realizzati dal 2008 ad oggi, per un importo complessivo di oltre 59 milioni di euro. “Da tempo le cooperative sono impegnate per ridurre le disparità nei territori in cui operano”, ha ricordato il co-presidente dell’Alleanza Maurizio Gardini, “. L’esperienza cooperativa, nei paesi in via di sviluppo, non é quella di rapina e land grabbing effettuata dai cinesi in Africa. Le cooperative sono al fianco delle popolazioni per aiutarle nel loro cammino verso uno sviluppo sociale ed economico”.

 

Tuttavia, la necessità di comunicare di più e meglio il modello, i risultati, le best practice del mondo cooperativo alle istituzioni è stata riconosciuta da tutti i relatori. Per riprendere le parole del direttore generale Cantini: “occorre far conoscere meglio l’apporto del sistema cooperativo italiano, i cui numeri sono veramente rilevanti. Il ciclo di eventi organizzati nell’ambito del semestre di presidenza faciliterà questo processo”. 

 

Noi ce lo auguriamo e vi diamo appuntamento al 30 settembre a Trento con l’evento “Ong e Imprese, un dialogo possibile per gli obiettivi post 2015”. 

 

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Di Camilla Carabini

Il-ruolo-delle-cooperative-per-lo-sviluppo-sostenibile-al-via-gli-eventi-per-il-Semestre-di-Presidenza-UE

“Il ruolo delle cooperative per lo sviluppo sostenibile”: al via gli eventi per il Semestre di Presidenza UE

Martedì 16 settembre si terrà a Roma il primo degli eventi ideati dall’Alleanza delle Cooperative Italiane con la DGCS del MAECI per contribuire al dibattito italiano ed europeo sul ruolo del settore privato nei processi di sviluppo internazionale.  

 

“Il ruolo delle cooperative: strumenti e indicatori per coniugare crescita e sviluppo sostenibile” è il titolo del primo dei cinque incontri che si svolgeranno per il territorio nazionale. L’Alleanza delle cooperative ne ragioneranno martedì prossimo con Rodrigo Gouveia (Direttore della policy dell’International Cooperative Alliance), Simel Esim (Direttrice del Cooperative Branch dell’ILO – International Labour Organization), Roberto Ridolfi (Direttore Dipartimento Crescita e sviluppo sostenibile della DG DevCo – EuropeAid) e Giampaolo Cantini (Direttore Generale della DGCS del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale). 

 

Dopo gli interventi dei key note speaker, discuteranno dei contenuti e delle proposte emerse Linda Laura Sabbadini (ISTAT), Carlo Borzaga (Euricse), Giovanna Melandri (Human Foundation), Silvia Stilli (rete ONG italiane), Gianpiero Calzolari (Granarolo) e Claudia Fiaschi (Confcooperative). 

 

L’evento, presieduto dai Presidenti delle Organizzazioni dell’Alleanza delle Cooperative, Rosario Altieri (AGCI), Maurizio Gardini (Confcooperative) e Mauro Lusetti (Legacoop) vedrà l’importante partecipazione del Vice Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, on. Lapo Pistelli 

 

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Costruiamo-sviluppo-per-migliorare-la-vita-di-tutti

Costruiamo sviluppo per migliorare la vita di tutti

Editoriale di Diego Schelfi, Presidente della Cooperazione Trentina, uscito sul numero speciale Luglio – Agosto 2014 della rivista mensile Cooperazione Trentina.

 

Ciò che sta avvenendo in tutto il bacino del Mediterraneo non Europeo ci preoccupa enormemente. Quasi tutto il nord Africa e parti importanti del Medio Oriente sono in fiamme. Israele, nel cuore dell’area, decide di passare dalla guida assegnata a un falco (Netanyahu) a quella di un super falco (Rivlin). Alle contraddizioni antiche che abitano il mondo islamico e le sue principali culture, quella araba – quella ottomana – quella persiana, sembra che se ne aggiungano via via di nuove che non necessariamente segnano i vecchi confini fra sciiti e sunniti. Sono contraddizioni “moderne”, trasversali che si abbeverano degli errori enormi compiuti dall’occidente, che si alimentano delle frustrazioni di interi popoli, i quali prima hanno sofferto dell’indifferenza e dell’esclusione cui erano condannati trasformando, poi, esclusione e indifferenza, in orgoglio. Comunque vada noi avremo conseguenze importanti.

 

Davanti a tutto ciò da parte dei paesi del sud Europa e soprattutto da parte della Unione non c’è politica o meglio ci sono troppe politiche che vanno per conto loro, che rispondono a interessi statuali ormai ridicoli e antistorici. Queste azioni di formiche impazzite fanno il gioco delle varie fazioni fino al punto di armarle e hanno, come probabile prospettiva, quella di elidersi a vicenda. Non esiste una posizione Europea capace di prendere in mano la questione e lentamente esercitare le scelte capaci di sostenere, dentro la caldaia in ebollizione, le forze che lavorano per il bene dei popoli e per la pace. Difficile dire se si è ancora in tempo.

 

Sta di fatto che non si intravvede nulla di ciò che sarebbe necessario. La mancanza di politica viene sostituita, dove ce ne sono le condizioni, dall’appoggio (finanziario e di equipaggiamenti) agli eserciti locali affinché pensino loro a tenere sotto controllo le situazioni. In Algeria ci si illude che il giochino abbia funzionato o non è vero che il potere è oggi seduto su una bomba a orologeria? Sarà così anche in Egitto e con tutta probabilità in Siria ma dove non c’è possibilità di interlocuzione con la forza organizzata, avanzano i fondamentalismi. E avanzano, come si vede, nella convinzione di milioni di persone e si trasformano in forze armate che occupano città, territori, parti di paesi e stabiliscono regole e leggi, costruiscono “nuova” cultura. Meglio non parlare di ciò che è accaduto là dove l’occidente decise gli interventi di “pace preventiva”. Abbiamo lasciato macerie, fisiche e umane. Popoli lacerati giù giù fin dentro le famiglie. Un immenso mare di odio.

 

Secondo noi sarebbe necessaria una totale inversione di rotta. Nella storia del nostro Paese gli esempi di politiche di amicizia e collaborative con i paesi arabi ci sono stati e ancora oggi, nonostante tutto quello che accade, rappresentano il fondamento su cui continua a reggere il sottile legame che abbiamo con parte di loro. Ci riferiamo alle correnti di pensiero che avevano in Enrico Mattei o in Aldo Moro i rappresentanti più significativi. Essi sono anche un esempio degli errori (chiamarli così è un eufemismo) che ha commesso l’occidente. Dava fastidio la politica della mano tesa e la mano è stata tagliata.

 

Fra il fondamentalismo e la repressione armata c’è un’altra strada: costruire sviluppo indirizzato alla vita delle persone e alla fratellanza. Una sfida ulteriore anche per la cooperazione.

Ebola-in-Sierra-Leone-la-storia-di-un-cooperatore

Ebola in Sierra Leone, la storia di un cooperatore

“Siamo tutti preoccupati. L’ebola invade ogni nostro pensiero ad ogni ora del giorno e della notte”. Ce lo racconta Daniel Sillah, project manager di Coopermondo, l’Associazione per la cooperazione allo sviluppo promossa da Confcooperative, che in Sierra Leone sta portando avanti due progetti per la sicurezza alimentare nel Paese. “Il problema principale è che molte persone non sono convinte che esista questa malattia, credono sia un’invenzione. Il 75% della popolazione è analfabeta e semplicemente non ci crede”. 

 

Il governo della Sierra Leone ha istituito una “giornata di riflessione” durante la quale i cittadini sono stati invitati a rimanere a casa per meditare su questa terribile malattia. “Abbiamo pregato tutti insieme. Hanno diffuso informazioni, che è ciò che davvero manca nel Paese, con ogni mezzo: alla televisione, alla radio, con altoparlanti sulle macchine che giravano per i vicoli. In strada non c’è nessuno, solo i militari”. Vengono in mente le immagini del capolavoro del premio Nobel José Saramago, quando l’epidemia di cecità invade la città. “Prima di tutto hanno ribadito che la malattia esiste, è vera e rappresenta una reale minaccia di morte”. 

 

Ma non solo la gente non ci crede: “Si sono sparse voci che se ti ammali e vai in ospedale lì ti uccidono per evitare che tu possa contagiare altre persone. Questo è un problema enorme: gli ammalati hanno paura di essere uccisi e tornano nei propri villaggi di origine a cercare di curarsi in maniera tradizionale. Ma questo è molto pericoloso perché aumenta il rischio di contagio”. E quindi ieri un importante messaggio trasmesso era proprio relativo all’importanza, se si avvertissero i sintomi, di andare nei centri organizzati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dove l’ammalato non corre nessun rischio, ma, per precauzione, sarà semplicemente isolato. Come se la morte in solitudine possa spaventare meno di un omicidio a sangue freddo. 

 

“Nella capitale non c’è controllo. E’ una città che può accogliere 200mila persone e invece ci viviamo in almeno 3 milioni. A Bo e a Madaka, dove ci sono i nostri progetti, hanno isolato da subito i villaggi, mettendo check point di militari all’entrata e all’uscita: chi ha la febbre non può entrare. Certo, anche questa è una discriminazione: non tutti quelli che hanno la febbre hanno l’ebola, ma ormai viviamo nel panico. Qui tutti i giorni muoiono bambini a causa della malaria: solo che ora dovunque ti giri è ebola. L’altro giorno per esempio, è morto un ragazzo in ospedale per la malaria: hanno chiuso l’ospedale, gli infermieri sono scappati… poi hanno fatto gli accertamenti e si sono accorti che non era ebola. Ma capisci la tensione che si respira?”. 

 

A Bo e a Madaka, seppur con molte precauzioni e con un innalzamento del livello di controllo, i progetti di Coopermondo continuano. “Finora non sono stati registrati casi nei villaggi. Gli oltre 150 contadini impegnati nel progetto di cooperazione agricola continuano a lavorare. L’allevamento di tilapia e pesce gatto è entrato in produzione e si potrà verificare la qualità dei primi esemplari a settembre. Oltre 300 famiglie indirettamente beneficiano di questi progetti. “Il progetto di acquacoltura è al suo primo anno ma quello agricolo è ormai alla sua seconda annualità: stiamo iniziando l’educazione finanziaria e al risparmio, che è fondamentale in questi progetti. Ora che hanno iniziato a produrre molto più di prima e possono vendere parte della produzione finalmente hanno dei soldi per pagare le tasse scolastiche per i figli, per comprarsi le medicine…”

 

Le sfide maggiori sono sempre i cambiamenti culturali e il rischio di questi progetti è sempre che, terminata la collaborazione, tutto si sgonfi e il livello d’impatto si riduca notevolmente. “I grandi progetti di cooperazione internazionale in passato non sempre hanno dato buoni risultati perché spesso erano impostati sulla logica del dono e hanno abituato i locali solo a ricevere, ricevere e ricevere. Quando finiva il progetto, finivano i fondi e… poco male, tutto tornava come prima. La grande differenza con il nostro piccolo progetto è che lo abbiamo ideato e lo stiamo portando avanti insieme ai destinatari, che lo hanno sentito e fatto proprio sin dall’inizio: con lo spirito cooperativo i contadini e gli allevatori hanno partecipato direttamente allo sviluppo del progetto e stanno capendo l’importanza di continuare da soli anche quando il sostegno di Coopermondo non ci sarà più”.

 

La cooperazione richiede vicinanza, partenariato. Gli agricoltori e gli allevatori di tilapia si scambiano prodotti, si incontrano, lavorano insieme: “Uno dei grandi risultati di questo progetto è che è riuscito a far lavorare insieme cristiani e musulmani e diversi villaggi limitrofi che prima non comunicavano”. Ma ora l’ebola spaventa, la vicinanza fisica aumenta il rischio di contagio. Cooperare diventa un rischio? “No, al contrario, è proprio la  cooperazione che ci permette di diffondere le notizie, di spiegare quello che sta succedendo, di rassicurare le famiglie che i malati saranno trattati con rispetto. La cooperazione è l’anima del progetto. E sarà quella a darci la forza per superare anche questo terribile momento”. 

 

Intervista a Daniel Sillah di Camilla Carabini